Le riforme interne delle varie Università sono diverse, ma tutte mirano a un comune obiettivo, stabilito dall’accordo siglato dalla Conferenza dei Rettori delle università italiane (Crui) con l’Associazione Marevivo e il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze (Conisma) per aderire alla campagna #StopSingleUsePlastic. Gli interventi principali puntano proprio a questo obiettivo: l’abbandono della plastica monouso, da sostituire con soluzioni ecofriendly, come l’università di parma; altri atenei invece partono dall’istituzione di organi specifici, che si occupino di organizzare il piano di sostenibilità e programmare attività educative, atte a modificare i comportamenti degli utenti, un esempio è il progetto BASE dell’Università Bicocca di Milano. L’impegno di altre università riguarda invece l’introduzione del tema sostenibilità all’interno dei programmi di studio, ritenendo fondamentale prima di tutto formare su queste tematiche i cittadini ed è l’esempio dell’Università Bocconi. L’impegno per arrivare a università sostenibili in Italia In questo viaggio fra le maggiori università sostenibili scopriamo nel dettaglio cosa stanno facendo per tenere alta l’attenzione sul tema. Università La Sapienza, Roma Il programma di intervento de La Sapienza risulta molto interessante per riassumere i cambiamenti più importanti e più semplici da completare; approvato dal Senato accademico il 16 aprile scorso, esso è articolato e prevede diversi interventi: dalla distribuzione di borracce in metallo – non solo agli studenti ma anche ai relatori delle conferenze che si terranno all’interno dell’ateneo – per disincentivare l’uso delle bottiglie di acqua minerale, all’aumento degli erogatori di acqua senza bicchieri di plastica presenti nelle strutture dell’ateneo. Inoltre, si farà utilizzo di macchine del caffè con l’opzione senza bicchieri per incentivare l’uso di tazze personali, verranno poi premiate le società di ristorazione attive all’interno delle università che abbandoneranno l’uso di plastica monouso. L’idea è quella di anticipare la “Strategia europea per la plastica” che, se approvata in via definitiva, vieterà a partire dal 2021 la vendita di moltissimi articoli in plastica monouso. Università Statale di Bologna Una strategia simile sarà attuata dall’università di Bologna Alma Mater, che punta a eliminare una grande parte della plastica utilizzata nelle sue sedi con il progetto Plastop, già attivo dal 2018. Oltre a ciò un grande passo avanti per facilitare lo scambio di idee e la loro attuazione è stato fatto dagli organi universitari, con l’istituzione dei due uffici chiamati GOAL (Green Office Alma mater), che avranno sede a Bologna e in Romagna e saranno costituiti da 15 membri ciascuno. Si tratta di una delle ultime azioni messe in campo dal progetto di Ateneo Multicampus Sostenibile per una comunità sempre più green e attenta alla tutela dell’ambiente, attraverso comportamenti e abitudini che contribuiscano al benessere di tutti. UniPadova, università sostenibili L’esempio dell’Università di Padova ci mostra invece come si possa programmare un piano sostenibile a tuttotondo, organizzando progetti che vadano a migliorare la qualità della vita senza colpire l’ambiente. In occasione dell’evento UniPadova Sostenibile, un anno di lavoro. Dalle politiche alle azioni l’università ha presentato le azioni avviate, i risultati raggiunti e i progetti futuri attivati a partire dall’approvazione della Carta degli impegni di sostenibilità, con la quale l’ateneo ha definito i suoi obiettivi a sostegno dello sviluppo sostenibile con un orizzonte quinquennale (2018-2022). L’Università di Padova è impegnata in un vasto programma di interventi per lo sviluppo edilizio del patrimonio di ateneo alcuni dei quali prevedono progetti di recupero di spazi urbani, posti nel centro storico cittadino, e che garantiscono, attraverso una progettazione sostenibile, un alto livello qualitativo, in grado di essere motore di rigenerazione urbana e urbanistica della città stessa. Le attività organizzate dall’università vanno oltre il recupero di spazi urbani, coinvolgendo la comunità locale – oltre a quella universitaria – in impegni a trecentosessanta gradi riguardanti azioni di benessere e sport, azioni a sostegno della raccolta differenziata, diffusione di iniziative di tutela ambientale, riduzione dei consumi energetici e azioni di efficienza energetica, implementazione della digitalizzazione, interventi di mobilità sostenibile, rinnovo del parco veicolare e promozione dei veicoli puliti, e molti altri ancora. UniToGO, eccellenza torinese Infine, presentiamo un ateneo estremamente attento alle tematiche di sostenibilità ambientale, come quello di Torino, che ha infatti recentemente ricevuto un premio dal 5° International Workshop di UI GreenMetric – World University Rankings (IWGM 2019), tenutosi a Cork dal 14 al 16 aprile. L’evento, ideato addirittura nel 2010 da Universitas Indonesia, si occupa di stilare una classifica delle migliori università sostenibili al mondo. L’università del capoluogo piemontese, seconda in Italia solo all’università di Bologna sul tema ambiente, trova un suo punto di forza nella comunicazione delle iniziative e nell’interazione con la propria comunità. Così scrivono Sandro Petruzzi, Egidio Dansero, Nadia Tecco, Micol Maggiolini, Concetta Contrafatto: “La sostenibilità è progressivamente diventata parte dei processi decisionali dell’Università di Torino. In quest’ottica, l’ateneo ha anche lanciato UniToGO, il Green Office dedicato allo sviluppo di iniziative ecosostenibili in 5 aree: energia, mobilità, gestione dei rifiuti, acquisti pubblici ecologici e cibo“. Dal 2016 UniToGO è uno degli strumenti principali con cui l’università si impegna a ridurre il suo impatto ambientale, attraverso azioni programmatiche e piani coordinati, che si compone di una più ampia politica di ateneo che include anche il rapporto di sostenibilità ambientale e sociale pubblicato a partire dal 2013.
Metalli critici: cresce la scarsità e la volatilità. Quale impatto sugli investimenti?
Sono 11 i metalli considerati ultra critici o altamente critici: si tratta di materie prime necessarie per la transizione economica e digitale e concentrati come produzione che potrebbero avere problemi di approvvigionamento e determinare una impennata dei prezzi