La Bce sta valutando seriamente l’ipotesi di sottoporre anche le banche cosiddette non significative (cioè quelle con attivi inferiori a 30 miliardi di euro) al comprehensive assessment, procedura che prevede sia la revisione della qualità degli attivi sia una sorta di stress test, cioè la valutazione di come le banche reggerebbero all’impatto di un ipotetico ambiente economico più difficile rispetto a quanto attualmente previsto.
L’ipotesi allo studio prevede già un calendario di massima. L’idea è partire a inizio 2016 mettendo sotto esame gli istituti cosiddetti “ad alta priorità”. In Europa gli istituti classificati come high priority sono poco più di un centinaio, selezionati per dimensioni, livello di rischio e interconnessioni (dovute nello specifico alla loro funzione di infrastruttura dei mercati finanziari o di provider di sistemi di pagamento). In Italia gli istituti con attivi inferiori a 30 miliardi di euro considerati ad alta priorità sono una dozzina. La lista, poco prima dell’estate, comprendeva banche di standing come il Credito Valtellinese, Credem, Banca Sella, Banco Desio, l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, la Banca popolare dell’Etruria (oggi commissariata e quindi presumibilmente esclusa), la Banca popolare di Bari, Volksbank e Banca Mediolanum.
A questa lista potrebbe aggiungersi anche Unipol Banca e CariAsti, ma è probabile che, nel corso del mese di settembre, l’elenco venga ulteriormente aggiornato. Solo in un secondo momento, a partire dal mese di aprile, gli esami Bce potrebbero estendersi anche alle banche di minori dimensioni, compresi alcuni istituti di credito cooperativo.