Banca d’Italia valuta le ipotesi di cessione per la quota Generali

Ancora nessun commento

Il solo elemento certo del puzzle è una data: martedì 2 gennaio 2013 sarà operativo il nuovo regulator del settore assicurativo, l’Ivass, il cui consiglio sarà presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia. In una recente intervista, Fabrizio Saccomanni ha ammesso che i nuovi compiti attribuiti a Banca d’Italia configurano un conflitto d’interessi rispetto al possesso della quota di Generali(4,46%) detenuta dalla Banca centrale italiana, che ne fa il secondo azionista dopo Mediobanca (13,6 per cento). Il Dg di via Nazionale ha inoltre spiegato che la Banca ha colloqui in corso con il Governo sui modi migliori per eliminare il rischio di un conflitto e ha assicurato che per l’entrata in vigore dell’Ivass la soluzione sarà stata trovata. Già, quale soluzione prevarrà? Bankitalia si trincera dietro il più rigido no comment, ma dagli ambienti finanziari filtrano le indiscrezioni e sembra che, scartato il blind trust di stampo anglosassone, scartata la possibilità di una cessione diretta alla Cassa Depositi e prestiti (che determinerebbe un’altra situazione di conflitto, perchè anche la Cdp è soggetta alla vigilanza di Bankitalia in quanto intermediario finanziario) l’interlocutore più adatto per l’ipotesi di una cessione della quota di Generali attraverso uno scambio di partecipazioni o una partecipazione della Banca all’aumento di capitale sia il Fondo strategico italiano (Fsi) guidato dall’amministratore delegato Maurizio Tamagnini e presieduto da Giovanni Gorno Tempini.
Senonchè, tra i grandi soci delle Generali come De Agostini(2,43%) Caltagirone(2%) Del Vecchio (2%) le indiscrezioni hanno generato inquietudine, connessa al rischio che, attraverso un ente controllato dal Tesoro e partecipato dalle fondazioni sia in definitiva la politica a dettar legge in futuro nella compagnia. Il più outspoken è stato De Agostini:«Siamo preoccupati per il potenziale danno all’immagine di indipendenza della compagnia, soprattutto sui mercati internazionali che faticherebbero a comprendere una soluzione di questo tipo, leggendoci il rischio di un intervento della politica. Una vendita sul mercato sarebbe certamente più apprezzata» ha dichiarato il portavoce del Gruppo. Molto attento alle caratteristiche di comportamento del futuro nuovo socio è stato invece il presidente della compagnia, Gabriele Galateri:«Molto importante – ha detto – mantenere un rapporto indipendente e la stabilità che la Banca d’Italia aveva dato». Forse, per ottenere un comportamento appropriato del nuovo investitore, basterebbe scrivere nero su bianco regole chiare. Come quelle che la Banca d’Italia diretta da Mario Draghi aveva comunicato nella sua relazione al Parlamento del 2007: «Nell’esercizio dei diritti amministrativi– vi si legge – la Banca si è data alcuni criteri generali: partecipa alle assemblee quando la quota posseduta è significativa in rapporto al capitale della società o all’ammontare del portafoglio; in presenza di proposte dubbie o poco convincenti preferisce astenersi o non partecipare; nell’elezione di organi sociali, nel caso in cui alcuni posti siano riservati alle minoranze, vota di solito in favore della lista di minoranza presentata da qualificati investitori istituzionali, con l’obiettivo di favorire l’attività di controllo che questi ultimi possono esercitare».

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI