Banche/ Abi: nel 2012 perdite per 1,8 miliardi e sofferenze nette per 26

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Le banche italiane restano solide ma la redditività è ancora in peggioramento, con un 2012 archiviato con perdite per 1,8 miliardi di euro e un roe (return on equity) pari a -1%, ai minimi storici. Lo attesta l’Abi, che ha presentato oggi il Rapporto 2013 sulle semestrali, basato su un’analisi dei bilanci annuali di 39 gruppi bancari. Ne emerge “una prosecuzione della scia di peggioramento delle condizioni di redditività di settore”. Il roe, calcolato al netto delle componenti straordinarie non ricorrenti (come la svalutazione degli avviamenti), nel 2012 è sceso allo 0,47% dal +2,38 dell’anno prima, con un utile consolidato in calo a 1 miliardo dai 5 miliardi del 2011. Non rettificando per queste componenti straordinarie il risultato netto consolidato è negativo per 1,8 miliardi, con un roe in diminuzione dell’1%.

Le sofferenze nette iscritte nei bilanci, ha calcolato Palazzo Altieri, hanno toccato il record di 26 miliardi contro i 16,7 miliardi del precedente esercizio. Sono aumentate tutte le diverse tipologie di crediti deteriorati, a causa di ”politiche contabili delle banche improntate a crescente prudenza valutativa, in linea con le valutazioni dell’Autorita’ di vigilanza”. Per la loro natura di banche commerciali, ha ricordato Sabatini, gli istituti italiani sono “fortemente legati all’andamento dell’economia e ovviamente alle tensioni sui mercati finanziari con gli spread ancora molto elevati. C’è una forte attenzione a contenimento dei costi, ma non basta”. Sul futuro pesano ”forti incertezze circa le prospettive del mercato del lavoro, della domanda aggregata e dei livelli di reddito disponibili, fattori che determinano un peggioramento dei piani di consumo e investimento e quindi anche un peggioramento della qualita’ degli attivi bancari. Il più elevato costo del finanziamento del debito pubblico determina costi di raccolta più elevati”. In questo contesto le banche scontano gli effetti gia’ negativi della congiuntura economica – si legge ancora nel Rapporto – cui si sommano il carico del nuovo quadro regolamentare europeo e talune norme nazionali che ampliano il divario di competitivita’ rispetto ai principali concorrenti europei”.

Il Core Tier 1 è sui livelli della media europea. Il tier 1 capital ratio è passato dal 9,52% del 2011 al 10,565 del 2012 mentre il total capital ratio si è attestato al 13,46% del 2012 rispetto al 12,71% dell’anno precedente.

Domani, durante l’incontro con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, il settore chiederà “maggiore flessibilità in entrata valorizzando il contratto di apprendistato e migliore flessibilità in uscita, utilizzando il meccanismo del patto generazionale”. Sabatini ha anticipato anche che verrà richiesta la possibilità di “contratti di inserimento per i lavoratori estromessi a causa di riorganizzazioni aziendali”.

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