Banche e imprese: una difficile relazione

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Il rapporto tra banca e impresa è diventato in questi ultimi anni molto difficile. Le imprese accusano le banche di non concedere loro credito e così facendo di boicottare la ripresa. Le banche rispondono che, dovendo rispettare i severi parametri che arrivano dalla Bce, non possono che attenersi ad una prudente gestione.

Stiamo attraversando l’ennesimo anno di crisi finanziaria e non si vedono progressi nè cambiamenti. Prova ne è quanto riportato dal seminario «A caccia di buoni affari con il B2B – Bank to business opportunities – Non c’è banca senza impresa» organizzato da Master Information in collaborazione con HQ 24 – Gruppo 24 Ore.

“ Aiutare le banche a riflettere su come migliorare il loro business attraverso una migliore relazione con le imprese -afferma Alessandro Coin, Presidente di Master Information – è la nostra sfida. Il nostro consolidato supporto alle banche è “ Client oriented” perché riteniamo che soltanto una politica che mette al centro le esigenze di business del cliente possa creare occasioni di business anche per le banche.”

Ma come migliorare il rapporto con le imprese? Durante il seminario si è dibattuto molto su questo punto ed ecco il mosaico delle dichiarazioni.

Alcuni istituti hanno presentato soluzioni possibili per venire incontro alle imprese. Da un lato incrementare l’attività di consulenza e formazione in modo che l’attività di impresa si configuri in maniera tale da generale quel flusso di cassa che può garantire il credito. Dall’altro sul fronte tecnologico incrementare la digitalizzazione in modo da velocizzare i tempi di erogazione dei prestiti.

Spiega Stefano Barrese della Direzione Pianificazione controllo e marketing della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo: «La crisi ha premiato gli imprenditori che hanno saputo cambiare. Il Paese sta soffrendo, ma ha alcuni ambiti che fanno registrare tassi di crescita significativi. Il tessuto imprenditoriale necessita di investimenti e quindi di credito. Per erogarlo occorre procedere di pari passo con la formazione dei dipendenti e del tessuto manageriale delle imprese».

Sul fronte della tecnologia, sottolinea Alberto Mossetti della direzione controllo di gestione e pianificazione operativa della Banca Popolare di Vicenza, «Molte cose sono state fatte per venire incontro ai clienti e dar loro risposte in tempo reale dalla digitalizzazione delle pratiche alla consulenza da remoto». Ma c’è già chi come Emanuele Spada responsabile crediti e sistemi direzionali di Cse consulting ipotizza che «In futuro è possibile pensare a un sistema di accesso informatico al credito che dia in tempo reale una risposta e magari consenta di erogare il credito in caso positivo».

Tuttavia ricorda Piergiorgio Giuliani, ex direttore generale della Banca Popolare di Ravenna e attuale presidente della fiduciaria Widar: «Non bisogna dimenticare che la tecnologia non è tutto, per risolvere tutte quelle situazioni in cui gli algoritmi non forniscono un giudizio certo che dica se erogare il credito è giusto o no, il rapporto umano e la conoscenza dell’interlocutore è ancora indispensabile».

La principale novità emersa nel corso del seminario è che banche e medie e piccole imprese sopravvivono solo se collaborano, accettando, sul fronte bancario di ampliare i propri orizzonti dalle 7000 Pmi che offrono massime garanzie a quelle 30-40 mila che si trovano nella cosiddetta zona gialla del credito, quella in cui gli algoritmi di valutazione non sono in grado di stabilire se è opportuno o no fornire un prestito, mentre, su quello aziendale, di trasformare la propria impresa secondo le indicazioni degli istituti di credito che forniscono il prestito.

Da una ricerca presentata da HQ24, condotta da Michela Coin, Group Market Research Manager de Il Sole 24 Ore nel corso del seminario, relativa ad ottobre 2014 emerge che solo il 60% degli imprenditori dichiara che le sue necessità di credito sono state soddisfatte dalle banche, mentre il 36% degli imprenditori vede le condizioni praticate dalle banche come peggiorate o molto peggiorate. E questo a causa soprattutto delle garanzie eccessive richieste per i prestiti, per i costi elevati degli stessi e per i tempi troppo lunghi per chiudere la pratica.

Secondo la ricerca, per imprenditori e professionisti la banca ideale è quella che concede finanziamenti a interessi praticabili, che ha particolare conoscenza e sensibilità verso il territorio in cui opera e che mette al primo posto la qualità del rapporto umano.

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