Banche-imprese in arrivo nuovo accordo sui prestiti

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L’intervento che quasi certamente verrà ufficializzato nei primi giorni della prossima settimana, sarebbe riservato solo alle pmi che, pur essendo economicamente sane, accusino oggettive esigenze di liquidità. Questo nuovo patto va a suggellare un asse che si sta consolidando, sotto la presidenza di Antonio Patuelli, fra l’associazione delle banche e quelle degli industriali e ha già portato al concepimento del Fondo di Valorizzazione delle imprese, uno strumento che si propone di raccogliere fino a 6 miliardi attraverso l’acquisto di crediti delle banche e l’equity di investitori istituzionali: il fondo interverrà per ricapitalizzare le aziende, non in stato comatoso (quindi non in ristrutturazione del debito), ma in momentanea tensione finanziaria e nelle quali l’imprenditore dimostri di crederci.

Proprio come le nuove misure sulla rampa di lancio. Per beneficiare di questi interventi, infatti, sarà previsto che le aziende assumano impegni specifici che rivelino una prospettiva di continuità aziendale e la fiducia riposta dall’imprenditore sul progetto industriale. Questi impegni devono tradursi nel varo di operazioni di rafforzamento patrimoniale, nella partecipazione a processi di fusione-integrazione e/o nella presentazione alle banche di indicatori relativi a prospettive di crescita, quindi portafoglio ordini, progetti strategici o di riorganizzazione aziendale.
Dall’accordo verranno escluse quelle imprese che, senza averne bisogno, hanno utilizzato in passato la moratoria in scadenza domani, a sua volta oggetto di rinvio dal 31 dicembre 2012. Pertanto l’ammissione delle imprese alle nuove misure dovrebbe avvenire tenendo conto di parametri specifici in fase di definizione in queste ore fra gli uffici tecnici delle varie associazioni. Si individueranno una specie di covenants che fanno riferimento alla diminuzione del fatturato, allo squilibrio del rapporto oneri finanziari/ricavi e ad altre spie similari da cui risulti evidente la tensione finanziaria della società rivelandone quindi lo stato di bisogno. Lo schema dovrebbe prevedere che in cambio di un rafforzamento patrimoniale o di una fusione, le aziende possano usufruire di un allungamento delle scadenze allo stesso tasso di interesse pattuito nel contratto stesso: sulle modalità dell’allungamento ci sarebbero ancora punti di vista differenti.
In occasione della definizione delle nuove misure si sarebbe fatto il punto sulla riforma della disciplina del concordato preventivo (legge 83/2012). Dall’applicazione delle norme sono venute a galla una serie di criticità del nuovo strumento in quanto viene utilizzato prevalentemente in funzione liquidatoria e riesce a far recuperare i crediti solo all’8-9%.
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