Banche In tre mesi utili a 1,3 miliardi

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Le banche italiane tornano a correre. Lo confermano i risultati del primo trimestre del 2014, che vedono le 12 banche oggetto della nostra analisi mettere a segno una performance nettamente superiore per risultato netto sia rispetto al terribile ultimo quarto del 2013, sia rispetto al primo trimestre di un anno fa. Gli utili netti hanno infatti toccato quota 1.313,946 milioni di euro.
Il campione
Il focus di Corriere Economia si è concentrato sulle prime quindici banche italiane per valore degli attivi, le medesime che finiranno sotto il controllo diretto della Banca centrale europea all’inizio del prossimo anno, con l’eccezione di Mediobanca, che – nonostante la spinta della controllata Che Banca! – continua a essere un istituto più dedicato al corporate e quindi non confrontabile con gli altri grandi istituti commerciali e di Iccrea holding, perché la cassaforte delle attività delle Banche di credito cooperativo è, appunto, una holding. Non vengono considerate dall’analisi neppure la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che sebbene finite sotto la Vigilanza europea non sono quotate in Borsa e perciò risultano esonerate dalla presentazione del rendiconto trimestrale su cui, appunto, si basa l’analisi. A fronte di quattro esclusioni, abbiamo invece considerato il Banco di Desio che sebbene non sarà incluso nella griglia europea delle prime 128 banche vigilate dalla Bce ha, per diffusione della presenza, valore degli attivi e quotazione in Borsa, molti elementi in comune con alcune delle altre banche considerate.
Salto in alto
Rispetto al trimestre chiuso il 31 dicembre scorso, periodo caratterizzato dalle maxi svalutazioni di fine anno (Unicredit chiuse l’esercizio computando una perdita di 13,96 miliardi di euro) il balzo in avanti del complesso degli utili netti è talmente netto da risultare poco significativo. Allora si chiuse con una perdita di 21,85 miliardi, oggi siamo a un utile di 1,313. Se però consideriamo l’inizio dell’anno scorso il dato assume valenza meno roboante, ma l’incremento degli utili netti realizzati dal campione è ugualmente importante: si è passati dai 950,652 milioni del 2013 ai 1.313,946 milioni del 31 marzo 2014, con un incremento del 38,21 per cento.
Colpo grosso
Le dimensioni contano. La conferma viene addentrandoci nell’analisi dei conti. Le prime due banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo, hanno realizzato da sole 1.215 milioni di utile netto, ovvero il 92,47 per cento degli utili netti realizzati dall’intero gruppo che è stato considerato. In altre parole, il risultato di Ubi, Bpm, Bper, Carige, Pop Sondrio, Credem, Creval e Banco Desio supera di neppure un centinaio di milioni di euro (98,95), il rosso che anche in questa prima frazione d’anno le due grandi malate del sistema hanno evidenziato: il Monte dei Paschi di Siena per 174,1 milioni di euro e il Banco Popolare per 18,95. I grandi stanno meglio, i piccoli ancora faticano. E su molti dei protagonisti della nostra analisi pesano anche le operazioni sul capitale, gli aumenti resi necessari per tappare i buchi di bilancio, per restituire i debiti, per allinearsi alle esigenze della Banca centrale europea. Unicredit, come è stato evidenziato la scorsa settimana su queste pagine, dopo anni al traino dell’area del Centro ed Est Europa ha visto il mercato domestico reagire alla rinnovata attenzione del management e chiudere il trimestre con segnali incoraggianti. Intesa Sanpaolo ha ritrovato un sentiero di sviluppo comune a tutto il gruppo nel piano, condiviso, firmato da Carlo Messina e ha incrementato l’utile netto del periodo, da un anno all’altro, del 64 per cento.
Sul listino
L’andamento di Borsa dei titoli bancari ha riflesso questa improvvisa esplosione di salute. Nei primi tre mesi dell’anno la Borsa di Milano è stata la prima per guadagni in Europa e il suo listino è stato, come spesso accade, trascinato dal comparto bancario. Anche con le flessioni dell’ultimo mese e mezzo – come si evince dagli andamenti riportati in pagina – con l’unica eccezione di Carige gli istituti di credito sono tutti al di sopra del livello di inizio 2014 e nell’ultimo anno hanno realizzato guadagni che variano tra il 70 per cento e il 130 per cento del prezzo di Borsa. La verifica delle posizioni è già in corso. Più della metà del secondo trimestre è alle spalle, sebbene i conti al 30 giugno si conosceranno solamente in agosto. L’incognita del voto europeo di cui in queste ore si sta procedendo allo spoglio, lo spread dei Btp con i Bund tedeschi, il rapporto euro-dollaro che pesa sulle esportazioni e una più significativa ripresa della produzione interna italiana sono le variabili macro con cui il sistema del credito si trova a confrontarsi per uscire definitivamente dalla crisi.

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