Banche sotto pressione Guadagni ai minimi ma cresce il patrimonio

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A guardare i conti delle banche italiane di elementi positivi c’è ne è forse solo uno, la solidità patrimoniale. Si tratta di un elemento importante, anzi fondamentale, nel confronto internazionale, ma unico. Di contro l a redditività «è caduta ai minimi storici», avverte il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, presentando il rapporto 2013 sul settore bancario che raggruppa le cifre dei bilanci dei 39 maggiori gruppi italiani. La bassa capacità di fare reddito è la condizione che «deve essere assolutamente invertita » dice ancora Sabatini spiegando che il roe (return on equity), l’indice che la misura, al netto delle componenti straordinarie, è sceso allo 0,47% nel 2012 dal 2,38% del 2011 mentre l’utile consolidato è risultato in calo dell’80% da 5 a 1 miliardo di euro. Non rettificando le componenti straordinarie, come le svalutazioni di acquisizioni passate (pesate fortemente per il Montepaschi fra gli altri), l’utile netto consolidato diventa perdita per 1,8 miliardi di euro, con un indice roe negativo per l’1% contro un livello ottimale, su cui puntare una volta superata la crisi, del 9%. «Le banche continuano a essere pesantemente condizionate dal rischio sovrano e dalla recessione » sottolinea l’Abi spiegando che il primo rende più costosa la raccolta a lungo termine sui mercati, la seconda rende morosi i clienti, famiglie e più ancora le imprese soprattutto le piccole. Le sofferenze e i crediti comunque deteriorati, sono saliti a 26 miliardi contro i 16,7 miliardi del 2011 e le banche sono diventate prudenti, a volte troppo prudenti, nel dare prestiti che si sono contratti anche nel primo trimestre del 2013 (-2,3% a imprese e famiglie), del resto in linea con quello che succede nel resto d’Europa forse con la sola eccezione della Germania. Si è ugualmente accentuata la diminuzione delle emissioni di obbligazioni (-8,2%) a fronte di una crescita del 6,6% dei depositi. Per aumentare la redditività le banche hanno cercato di ridurre i costi di gestione e amministrativi, razionalizzando anche la rete: le spese amministrative sono scese nel 2012 del 2,2%, quelle per il personale del 2,7%. Lo scorso anno i primi 5 gruppi hanno chiuso 912 sportelli facendo uscire dal lavoro quasi 10 mila dipendenti. E ieri il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli incontrando con Sabatini il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini ha proposto di puntare al miglioramento della flessibilità in entrata e alla solidarietà tra generazioni.

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