Banco Popolare, perdita in calo a 606 milioni di euro nel 2013

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Il Consiglio di Amministrazione del Banco Popolare ha approvato il piano industriale 2014-2016 ed il progetto della relazione finanziaria annuale dell’esercizio 2013 che comprende il bilancio dell’esercizio ed il bilancio consolidato al 31 dicembre 2013.

Il piano industriale del Gruppo
Il Piano Industriale del Gruppo per il periodo 2014-2016, con proiezione inerziale estesa al 2018 delinea una banca più focalizzata sull’attività di sviluppo commerciale, con maggiori gradi di flessibilità nella gestione delle risorse sul territorio, con un più ampio accesso ai servizi e prodotti bancari attraverso una forte innovazione nei canali diretti e nuovi modelli di relazione con il cliente, con una crescita di masse gestite nei segmenti di clientela ad alta redditività (private ed affluent).

A tal fine, il Piano Industriale prevede una strategia idealmente articolata in due grandi aree di intervento:

– interventi a sostegno della redditività nel breve termine: a) normalizzazione del “costo del credito”, supportata dal rafforzamento delle risorse di rete a presidio del monitoraggio e della gestione dei crediti problematici; b) miglioramento della redditività commerciale, grazie alla crescita della raccolta indiretta, della raccolta diretta e degli impieghi sui segmenti delle famiglie e delle piccole e medie imprese ed al miglioramento della “forbice” tra tassi medi attivi e passivi; c) riduzione del costo del funding istituzionale; d) costante presidio del profilo di costi e di efficienza operativa;
– interventi di discontinuità strutturale di medio termine: a) innovazione nel modello retail, rafforzando il percorso intrapreso con l’adozione del modello distributivo di rete “Hub&Spoke” operativo da metà febbraio 2014 e facendo evolvere la relazione bancaria dal patrimonio ai bisogni del cliente, aumentandone il livello di “comodità” percepita con forti investimenti nella multicanalità, riducendo l’attività amministrativa in carico alla filiale; b) sviluppo del comparto del wealth management (affluent, private, fabbriche prodotto nel risparmio gestito) inserendo nuove risorse per rafforzare il segmento, riducendo i tempi di vendita investendo nella “dematerializzazione”, avviando un’adeguata azione di marketing.

Il nuovo programma di innovazione che sarà messo a regime in arco piano mira a sostenere la crescita della base clienti di ulteriori 250.000 clienti, a raggiungere il cliente più frequentemente con una più ampia gamma di prodotti veicolata su più canali di vendita. Gli obiettivi saranno raggiunti grazie ad investimenti in tecnologia che aiuteranno a liberare almeno 500 unità parte delle quali da destinare alle attività commerciali.

Nel comparto del Wealth Management sono state messe a punto azioni di acquisizione di masse e di aumento dello share of wallet di parte della clientela che oggi non opera in modo continuativo con la Banca. Gli obiettivi saranno conseguiti grazie ad investimenti specifici in ambito tecnologico, risorse umane e comunicazione. Il maggiore focus della Banca sui segmenti ad alto valore e a ridotto assorbimento di capitale ha l’obiettivo di aumentare la raccolta totale di gruppo di 5,0 mld a fine 2016 e di 8,0 mld a fine 2018, in forte accelerazione rispetto alla crescita ordinaria dei segmenti, incrementando contemporaneamente la base clienti affluent e private di 25.000 unità.

Lo scenario macroeconomico di riferimento al 2016 rispecchia le principali indicazioni pubblicate da primarie ed autorevoli fonti esterne, con un profilo sicuramente conservativo. Per il periodo 2017-2018 tali fonti sono state integrate con elaborazioni interne basate su parametri di mercato correnti e con alcune ipotesi formulate dal management. Un eventuale più rapido miglioramento del ciclo economico ed un più elevato livello dei tassi di mercato rispetto a quelli attesi avrà effetti positivi sul livello dei target economici indicati.

Lo scenario prevede una progressiva normalizzazione delle principali variabili macroeconomiche, in particolare:
– prodotto interno lordo: in progressiva, ancorché moderata, ripresa rispetto alla flessione registrata nel 2013 (-1,8%), fino a raggiungere nel 2016 una variazione positiva pari all’1,6% anno/anno;
– tassi di mercato monetario: Euribor 3 mesi in crescita da 22 bps medi del 2013 a 56 bps medi del 2016;
– tasso BCE: intonazione ancora espansiva della politica monetaria fino al 2015 con tasso di rifinanziamento stabile a 25 bps ed in crescita a 50 bps nel 2016.
– le rettifiche su crediti sono attese in progressiva costante flessione

 

Coerentemente con questo scenario, le proiezioni economiche prevedono:
– proventi operativi pari a 3,8 miliardi nel 2016 e 4,1 miliardi nel 2018 (3,6 miliardi nel 2013);
– oneri operativi sostanzialmente stabili, pari a 2,2 miliardi nel 2016 e nel 2018 (in linea con il 2013);
-rettifiche su crediti in diminuzione e pari a 700 milioni nel 2016 e a 662 milioni nel 2018 (dato 2013: 1.691 milioni);
– costo del credito in flessione da 185 bps del 2013 a 70 bps nel 2016 e a 65 bps nel 2018; ? Utile netto atteso pari a 609 milioni nel 2016 ed a 787 milioni nel 2018;
– Cost/Income in calo dal 62,9% del 2013, al 57,5% nel 2016 ed al 54,6% nel 2018;
– ROTE (Return On Tangible Equity) pari a circa il 7,5% nel 2016 ed a circa il 9%nel 2018;

 

Le proiezioni economiche sul 2018 sono di tipo inerziale e quindi, a titolo prudenziale, non includono particolari benefici derivanti da nuove azioni di discontinuità né considerano pienamente il contributo positivo derivante dal previsto rialzo dei tassi di interessi.

Incremento della redditività e dell’efficienza operativa

Il contributo principale alla crescita dei ricavi deriva dalla rete commerciale. Con riferimento alle restanti attività del Gruppo, le dinamiche positive previste per alcune aree specifiche (partecipazioni, private/investment banking) sostanzialmente compensano la flessione attesa nel periodo su altre aree di attività (portafoglio titoli, Banca Italease). Per quanto riguarda la rete commerciale, l’incremento dei ricavi è riconducibile alle seguenti dinamiche previste nel periodo 2013-2016:
– ritorno alla crescita degli impieghi: lo stock degli impieghi vivi commerciali è previsto in crescita di 5 miliardi a 70,2 miliardi nel 2016, con il peso della componente a breve termine in crescita sostenuta;
– incremento significativo della raccolta diretta da clientela e della raccolta complessiva: la raccolta diretta è prevista in aumento di 4,1 miliardi a 65,7 miliardi nel 2016. Il funding gap commerciale (differenza tra impieghi vivi commerciali e raccolta diretta da clientela) è previsto in miglioramento dal 2015;
– la raccolta complessiva è prevista in crescita di quasi 9 miliardi a 119 miliardi nel 2016, anche per effetto del progressivo dispiegarsi degli effetti dei progetti di discontinuità strutturale, in particolare sulla raccolta indiretta dei segmenti affluent e private;
– la “forbice” tra tassi medi attivi e passivi riferiti alla clientela è prevista in miglioramento, come effetto sia della crescita dello spread medio degli impieghi vivi (mark up) sia della riduzione del costo della raccolta diretta con clientela (mark down);
– le commissioni sono attese in crescita principalmente per effetto dell’incremento delle masse di raccolta indiretta, dell’attività di “banca transazionale” e della dinamica dei nuovi conti correnti;
– contributo positivo delle società collegate ed in particolare di Agos-Ducato la cui redditività è prevista in sensibile miglioramento.

I costi operativi sono attesi in riduzione ad un tasso medio annuo pari a quasi l’1% per il periodo 2013-2016. La dinamica dei costi del personale è il risultato di specifiche iniziative progettuali finalizzate a ridurre ulteriormente l’organico, attraverso la gestione del turnover e l’attivazione di nuovi strumenti volontari di incentivazione. Dal punto di vista organizzativo, la dinamica degli organici sarà resa possibile sia da interventi ordinari sugli attuali processi interni, sia da spazi di efficienza creati dai progetti di innovazione dei modelli commerciali e dagli investimenti sulla multicanalità. Le altre spese amministrative saranno destinate a ridursi, pur in un contesto di crescita dell’operatività complessiva commerciale, attraverso interventi riguardanti la “dematerializzazione”, la gestione attiva degli spazi, la chiusura di filiali e la rinegoziazione di affitti, risparmi su spese consulenziali e prestazioni professionali.

Costo del credito

Il Piano Industriale delinea uno scenario di significativa riduzione del costo del credito, atteso a 70 bps nel 2016 (rapporto tra rettifiche di valore su crediti e stock di impieghi lordi). La flessione del costo del credito sarà conseguita grazie al miglioramento atteso dello scenario macroeoconomico e il rafforzamento del presidio della gestione del processo creditizio. Sostiene tale aspettativa il modesto deterioramento delle erogazioni di credito effettuate nel periodo 2009-2013 limitato all’1,4%. E’ altresì in corso il processo volto alla possibile cessione della quota di maggioranza della partecipazione in Release e di un significativo portafoglio di crediti deteriorati.

Mantenimento di un solido profilo di liquidità

Il Piano Industriale prudenzialmente prevede il rimborso integrale nel 2015 dei finanziamenti triennali della Banca Centrale Europea concessi nell’ambito degli interventi di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO – Longer-Term Refinancing Operation) e la loro sostituzione con un mix di operazioni di mercato tale da assicurare, congiuntamente al piano di emissioni istituzionali ed alla dinamica del funding gap commerciale previsto per la rete, il mantenimento di un solido profilo di liquidità.

Rafforzamento patrimoniale

L’aumento di capitale e gli effetti delle altre operazioni deliberate dal Consiglio di Amministrazione (fusione per incorporazione del Credito Bergamasco e Banca Italease nel Banco Popolare), consentiranno di portare la struttura patrimoniale del Gruppo su livelli allineati alle best practice di sistema in vista anche dell’avvio dell’Unione Bancaria Europea.

 

I risultati dell’esercizio 2013

In un contesto caratterizzato da tassi di interesse di mercato che rimangono ancorati ai livelli minimi e da un incremento del costo del “funding” istituzionale, il Gruppo ha confermato anche nel 2013 la propria capacità di generare ricavi. Escludendo il risultato netto finanziario caratterizzato per sua natura da una maggiore volatilità, i ricavi generati dal “core business” evidenziano una leggera crescita rispetto allo scorso esercizio (+0,9%).

L’attento monitoraggio dei costi e le nuove iniziative volte al loro contenimento hanno consentito al Gruppo di mantenere gli oneri operativi ai livelli del 2012 (+0,3%), nonostante l’ultimo trimestre dell’esercizio abbia dovuto sostenere gli oneri non ricorrenti (79,3 milioni) conseguenti all’accordo siglato con le Organizzazioni Sindacali che prevede, tra l’altro, l’impegno a perseguire un contenimento dei costi del personale attraverso riduzioni dell’organico per 470 unità da realizzarsi nel 2014, primariamente attraverso il ricorso alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà di settore. A fronte di un buon risultato della gestione operativa le rettifiche nette di valore sui crediti addebitate al conto economico sono risultate pari a 1.691 milioni.

L’elevato costo del credito trova giustificazione in un ulteriore deterioramento delle condizioni finanziarie della clientela debitrice e nell’adozione di parametri valutativi più conservativi rispetto a quelli ritenuti espressione delle migliori prassi valutative utilizzate in passato sulla base dei medesimi principi contabili di riferimento e ispirati anche dalle nuove indicazioni desunte dalla lettura della bozza finale dell’International Technical Standards riguardante le modalità di rilevazione in bilancio delle esposizioni creditizie “non performing” e “forborne”, pubblicata dall’EBA nel mese di ottobre 2013. Il risultato economico dell’esercizio risulta inoltre influenzato in senso negativo anche dall’impatto conseguente al miglioramento del proprio merito creditizio sulla valutazione delle passività finanziarie di propria emissione (-95,8 milioni al netto delle imposte), dalla rilevazione di rettifiche di valore su attività finanziarie disponibili per la vendita (-161,5 milioni al netto delle imposte), dallo stanziamento di accantonamenti per rischi ed oneri connessi a vertenze fiscali e legali per 121,4 milioni e dall’apporto negativo dei gruppi di attività in via di dismissione rappresentati principalmente dalla controllata BP Croatia (-29,6 milioni al netto delle imposte). L’esercizio ha invece beneficiato del contributo non ricorrente conseguente alla parziale ripresa di valore della partecipazione detenuta in Agos-Ducato (pari al netto della quota di competenza della perdita dell’esercizio a + 54,6 milioni al netto delle imposte) e di quello conseguente alla rilevazione delle nuove quote partecipative detenute in Banca d’Italia acquisite a seguito dell’aumento di capitale ed alle modifiche statutarie deliberate dall’Organo di Vigilanza (+48,2 milioni al netto delle imposte). Come già comunicato al mercato il 24 gennaio u.s.il Gruppo ha quindi chiuso l’esercizio 2013 con una perdita netta consolidata di 606 milioni.

 

L’andamento economico della gestione

Il margine di interesse si attesta a 1.647 milioni ed evidenzia un decremento del 5,6% rispetto al dato del corrispondente periodo dell’esercizio precedente (1.744,4 milioni), con una contribuzione del quarto trimestre 2013 pari a 390,2 milioni in calo del 7,8% rispetto ai 423,1 milioni del terzo trimestre, per effetto della riduzione degli impieghi e del calo dello spread totale da clientela. Nel valutare l’andamento su base annua occorre tener presente la diversa classificazione contabile dei ricavi rappresentati dalla nuova “commissione di istruttoria veloce” (rilevati nella voce “altri proventi di gestione”) che ha sostituito l’indennità di sconfinamento (in precedenza rilevata nella voce “margine di interesse”). Su basi omogenee il margine di interesse del 2013 risulta in crescita del 7,8% rispetto al corrispondente dato dello scorso esercizio. La voce utili/perdite delle partecipazionivalutate al patrimonio netto ammonta a -27,4 milioni, rispetto ai -66,8 milioni rilevati nell’esercizio precedente, e include la quota di pertinenza dei risultati registrati nell’esercizio dalle società collegate, tra cui Agos Ducato (-51,2 milioni rispetto ai -116,3 milioni del 2012), Popolare Vita (+25,4 milioni rispetto ai +42,7 milioni del 2012), Avipop Assicurazioni (+4,5 milioni rispetto ai +15,1 milioni del 2012). Per effetto dell’andamento negativo del risultato delle partecipate valutate a patrimonio netto, il margine finanziario risulta conseguentemente pari a 1.619,6 milioni in calo del 3,5% rispetto al dato dello scorso esercizio 2012.

Le commissioni nette ammontano a 1.387,1 milioni ed evidenziano un incremento dell’1,8% rispetto ai 1.362,6 milioni rilevati al 31 dicembre 2012, con una contribuzione del quarto trimestre pari a 319,3 milioni sostanzialmente in linea rispetto a quella del terzo trimestre 2013 (pari a 324,5 milioni).

La crescita annuale è stata sostenuta principalmente dall’attività di intermediazione creditizia grazie alle commissioni legate alla tenuta e gestione dei conti correnti e finanziamenti alla clientela (+11,1%), mentre i servizi di gestione, intermediazione e consulenza registrano commissioni nette in lieve flessione rispetto allo scorso esercizio (-3,9% la variazione rispetto al 31 dicembre 2012). In tale ambito l’attività di distribuzione di prodotti di risparmio registra un lieve calo rispetto allo scorso esercizio (-1,5%), sostenuta dalla distribuzione dei prodotti di risparmio gestito del Gruppo (+24,9%), che ha compensato il calo delle commissioni legate al collocamento dei titoli di terzi (- 74,3%) ed alla attività di bancassurance (-4,9%). Gli altri proventi netti di gestione presentano un saldo positivo pari a 189,2 milioni rispetto al contributo positivo di 87,8 milioni rilevato nell’esercizio precedente. La maggior contribuzione registrata nel 2013 è dovuta alla rilevazione in tale voce di conto economico della già citata “commissione di istruttoria veloce” (149,9 milioni rispetto ai 50,5 milioni rappresentanti il dato non omogeneo in quanto riferito al solo quarto trimestre dell’esercizio precedente). Al fine di permettere una migliore ed immediata comprensione del contributo del risultato finanziario, gli effetti della variazione del merito creditizio sulle passività finanziarie di propria emissione valutate al fair value (FVO) risultano esposti in una voce separata del conto economico riclassificato. L’impatto della FVO, negativo in entrambi gli esercizi posti a confronto è risultato pari a 143,2 milioni (-95,8 milioni al netto delle imposte) rispetto ai 475 milioni dell’esercizio precedente (-317,9 al netto delle imposte). Il risultato netto finanziario al netto della FVO è positivo e pari a 388,7 milioni rispetto ai 467,0 milioni dell’esercizio precedente. Il minor contributo apportato al conto economico 2013 dai riacquisti di passività finanziarie di propria emissione (+37,6 milioni nel 2013 rispetto ai +109,9 milioni realizzati nel 2012) ha trovato parziale compensazione negli utili registrati a seguito della cessione di attività finanziarie disponibili per la vendita (+55,2 milioni derivanti dalle quote partecipative in Banca d’Italia e +31,3 milioni dalla quota partecipativa detenuta in Azimut Holding, avvenuta nel terzo trimestre). Il minor risultato realizzato trova giustificazione anche nel minor apporto fornito dai titoli governativi classificati nel portafoglio delle attività finanziarie di negoziazione (+0,5 milioni nell’intero esercizio 2013 rispetto ai +49,5 milioni realizzati nello scorso esercizio 2012). Gli altri proventi operativi (proventi operativi diversi dal margine finanziario) sono quindi risultati pari a 1.965,0 milioni rispetto ai 1.917,4 milioni dell’esercizio precedente, con una contribuzione del quarto trimestre pari a 492,4 milioni in aumento rispetto ai 457,6 milioni del terzo. Il totale dei proventi operativi (margine finanziario + altri proventi operativi) ammonta quindi a 3.584,6 milioni rispetto ai 3.595,0 milioni dell’esercizio precedente. Le spese per il personale, pari a 1.446,7 milioni, includono gli oneri non ricorrenti conseguenti al ricorso alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà di settore ed incentivi all’esodo per circa 142 milioni. Tali oneri straordinari hanno trovato parziale compensazione in specifici interventi di contenimento delle retribuzioni variabili di tutto il personale dipendente per complessivi 63 milioni. Escludendo le componenti straordinarie illustrate le spese del personale registrano una riduzione dell’1,4%. Il numero totale dei dipendenti ammonta al 31 dicembre 2013 a 18.038 risorse “full time equivalent” rispetto alle 18.293 risorse rappresentanti il dato reso omogeneo ad inizio anno. L’attento controllo dei costi ha interessato anche le altre voci di spesa. Le altre spese amministrative ammontano a 667,1 milioni in diminuzione del 4,8% rispetto ai 700,5 milioni del 2012. Le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali sono pari a 140,0 milioni rispetto ai 158,8 milioni dell’esercizio precedente. Il totale degli oneri operativi risulta conseguentemente pari a 2.253,8 milioni e risulta sostanzialmente stabile (+0,3%) rispetto ai 2.246,8 milioni del 2012. Al netto degli oneri straordinari gli oneri operativi risulterebbero in calo di circa il 3,2%. Il cost/income di periodo, sempre al netto delle componenti straordinarie è pari al 60,7%, rispetto al 62,5% registrato nel 2012.

Il risultato della gestione operativa ammonta a 1.330,7 milioni rispetto ai 1.348,2 milioni dell’esercizio 2012. Le rettifiche nette su crediti verso clientela sono pari a 1.691,4 milioni (rispetto ai 1.274,5 milioni dello scorso esercizio). La contribuzione del quarto trimestre, pari a 1.006,8 milioni, evidenzia una sensibile crescita rispetto ai precedenti trimestri per effetto, come già illustrato, dell’ulteriore deterioramento delle condizioni finanziarie della clientela debitrice e dell’adozione di parametri valutativi più conservativi rispetto a quelli ritenuti espressione delle migliori prassi valutative utilizzate in passato.

Il costo del credito, misurato dal rapporto tra le rettifiche nette di valore su crediti e gli impieghi lordi, è su base annua pari a 185 b.p. rispetto ai 133 b.p. dello scorso esercizio. Le rettifiche nette su altre attività ammontano a 161,5 milioni contro i 42,6 milioni dello scorso esercizio. Le maggiori rettifiche rilevate nel 2013 hanno avuto per oggetto principale una quota partecipativa detenuta in un ente creditizio per 50 milioni, e investimenti in fondi di private equity e in veicoli d’investimento assimilabili classificati nell’ambito delle attività finanziarie disponibili per la vendita. La voce comprende inoltre la quota integrale a carico del Gruppo dell’onere conseguente agli interventi di salvataggio deliberati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

Gli accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri ammontano a 121,4 milioni rispetto ai 53,3 milioni registrati lo scorso esercizio e derivano principalmente dalla rilevazione degli oneri che si prevede deriveranno dalla definizione in via extragiudiziale della vertenza fiscale riguardante la controllata Banca Aletti oltre che dalla prevedibile evoluzione di altre vertenze legali. Le riprese/rettifiche di valore su partecipazioni e avviamenti presentano un saldo positivo pari a 95,2 milioni mentre a fine 2012 era stata registrata una rettifica netta di 442,5 milioni. La voce include la rettifica di valore per adeguare il valore di carico residuo della partecipazione detenuta in Finoa al presumibile valore di realizzo per un importo di 10,5 milioni (23,4 milioni al 31 dicembre 2012), e la parziale ripresa di valore (105,8 milioni) dell’impairment (399,5 milioni) rilevato nel bilancio al 31 dicembre 2012 sulla base di una valutazione del rischio connesso all’investimento partecipativo in Agos Ducato. Nell’esercizio sono stati rilevati utili da cessione di partecipazioni e investimenti per 4,8 milioni. Importo identico era stato rilevato nell’esercizio precedente.

Il risultato lordo dell’operatività corrente risulta quindi negativo per 543,5 milioni rispetto ai 460,0 milioni dell’esercizio 2012. I gruppi di attività in via di dismissione hanno generato nell’esercizio 2013 una perdita al netto delle imposte pari a 29,6 milioni rispetto alla perdita di 33,1 milioni registrata nel 2012. Tale risultato negativo è principalmente attribuibile al contributo derivante dalla controllata BP Croatia, comprensivo delle rettifiche di valore addebitate al fine di allineare il valore di carico della partecipazione al prezzo di cessione al netto dei costi di vendita. Le imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente sono positive ed ammontano a 48,9 milioni rispetto ai -138,5 milioni del 2012. Il carico fiscale dell’esercizio 2013 tiene conto del nuovo regime IRAP applicabile alle rettifiche di valore su crediti previsto dalla Legge 147/2013 (“Legge di stabilità 2014”), nonché dell’addizionale IRES dell’8,5%, applicabile solo per il 2013, che ha determinato un maggior onere fiscale pari a circa 21 milioni.

Al netto della quota della perdita di pertinenza di terzi pari a 13,7 milioni (5,0 milioni nel 2012) e degli impatti della FVO già in precedenza illustrati, l’esercizio si chiude con un risultato netto d’esercizio negativo per 606,3 milioni.

 

L’evoluzione dei principali aggregati patrimoniali
Al 31 dicembre 2013 la raccolta diretta ammonta a 90.017,7 milioni e si confronta con i 94.506,3 milioni del 31 dicembre 2012, evidenziando un decremento del 4,7%. La riduzione è principalmente imputabile alle componenti delle operazioni pronti contro termine (in particolare quelle con controparte la cassa di Compensazione e Garanzia) e della raccolta obbligazionaria. Tali cali sono stati parzialmente compensati dall’aumento della raccolta “core” rappresentata dai conti correnti e dai depositi. La raccolta indiretta é pari a 63.843,2 milioni, in crescita (+3,3%) rispetto al dato del 31 dicembre 2012, quando la raccolta indiretta si attestava a 61.831,8 milioni. L’incremento registrato nel periodo è imputabile alla componente della raccolta gestita che evidenzia una crescita del 7,8% rispetto a fine esercizio 2012 e che deriva principalmente dai collocamenti di quote di fondi e Sicav (+33,3% rispetto a fine 2012) che hanno più che bilanciato il calo registrato nel comparto delle gestioni patrimoniali (-7,5% rispetto ad inizio anno) e in quello delle polizze assicurative (- 6,1%). La raccolta amministrata si mantiene sostanzialmente inalterata rispetto allo scorso esercizio. Gli impieghi lordi ammontano a 91,6 miliardi ed evidenziano un decremento del 4,8% rispetto ai 96,2 miliardi di inizio anno. In maggior dettaglio, al lordo delle componenti infragruppo, gli impieghi di Banca Italease continuano a scendere passando dagli 8,3 miliardi di inizio anno agli attuali 7,5 miliardi (-9,3%). Escludendo Banca Italease, il calo degli impieghi lordi é pari al 4,4%.

Le esposizioni nette deteriorate (sofferenze, incagli, crediti ristrutturati ed esposizioni scadute) ammontano al 31 dicembre 2013 a 14,0 miliardi ed evidenziano una crescita del 17,8% rispetto agli 11,9 miliardi del 31 dicembre 2012. Le esposizioni rappresentate da crediti originati da Banca Italease risultano in calo rispetto al 31 dicembre 2012 ed ammontano a 2,9 miliardi (-5,7%), principalmente rappresentati da contratti di leasing immobiliare. In maggior dettaglio, al netto delle rettifiche di valore, le sofferenze del Gruppo ammontano a 5,5 miliardi, gli incagli a 6,6 miliardi, i crediti ristrutturati a 1,1 miliardi e le esposizioni scadute a 0,8 miliardi. Al 31 dicembre 2013 il totale dei crediti deteriorati risulta nel complesso già passato a perdite o svalutato per il 37,6%, percentuale in crescita rispetto al 36,9% del 31 dicembre 2012.

 

I ratio patrimoniali del gruppo
I ratio patrimoniali al 31 dicembre 2013 calcolati in base alla normativa in essere a tale data (“Basilea 2.5”) sono i seguenti: Core Tier 1 Ratio pari al 9,7%, Tier 1 Capital Ratio pari al 10,6%, Total Capital Ratio pari al 13,3%.

La posizione patrimoniale del Gruppo è destinata ad essere significativamente rafforzata per effetto dell’operazione di aumento di capitale da 1,5 miliardi deliberata dal Consiglio di Amministrazione il 24 gennaio u.s., che verrà sottoposta all’approvazione dell’Assemblea Straordinaria dei Soci in programma per domani in seconda convocazione. Per effetto del suddetto aumento di capitale il Core Tier 1 Ratio pro-forma sale al 12,7%, mentre il Tier 1 Capital Ratio ed il Total Capital Ratio risultano rispettivamente pari al 13,6% ed al 16,3%. A partire dall’1 gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova normativa regolamentare nota come “Basilea 3”. L’operazione di aumento di capitale unitamente alle già deliberate operazioni di incorporazione delle controllate Credito Bergamasco e Banca Italease consentiranno al Gruppo di raggiungere un Common Equity Tier 1 ratio (CET1 ratio) pari al 12,9% calcolato tenendo conto delle disposizioni transitorie. Il CET1 ratio calcolato sulla base delle regole che saranno in vigore al termine del periodo transitorio (c.d. CET1 ratio fully phased) sarà pari al 10,8% e quindi anche in tale prospettiva ampiamente superiore ai livelli obiettivo.

Il profilo di liquidità
Al 31 dicembre 2013, il Gruppo presenta una posizione di liquidità che si caratterizza per la disponibilità di ulteriori attivi stanziabili presso la BCE e ad oggi non utilizzati, al netto degli haircut, per 18,2 miliardi di euro rappresentati sostanzialmente da un portafoglio libero di titoli governativi italiani per circa 14 miliardi, che consentirebbe al Banco Popolare di rimborsare i finanziamenti LTRO in qualunque momento. L’esposizione in BCE risulta invariata rispetto al 31 dicembre 2012 e pari a 13,5 miliardi. Gli indici LCR (Liquidity Coverage Ratio) e NSFR (Net Stable Funding Ratio) sono in linea con i target attualmente richiesti da Basilea 3. **** Si informa inoltre che il Consiglio di Amministrazione, anche tenuto conto delle possibili sovrapposizioni operative con l’operazione di aumento di capitale in fase di approntamento, ha deliberato di non sottoporre alla prossima Assemblea ordinaria dei Soci, prevista per sabato 29 marzo 2014 in seconda convocazione, la proposta di rinnovare l’autorizzazione nei confronti del Consiglio medesimo ad acquistare e vendere azioni proprie con finalità di sostegno della liquidità del titolo.

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