Bankitalia: “Banche indebolite, credit crunch continua”

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Un Paese indietro di 25 anni. Un Paese incapace di “rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici”. E’ l’Italia illustrata dal Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nella sua relazione all’assemblea di Palazzo Koch, in occasione delle Considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia.

“L’aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica; ha implicazioni per le modalità di accumulazione del capitale materiale e immateriale, la specializzazione e l’organizzazione produttiva, il sistema di istruzione, le competenze, i percorsi occupazionali, le caratteristiche del modello di welfare e e la distribuzione dei redditi, le rendite incompatibili con il nuovo contesto competitivo, il funzionamento dell’amministrazione pubblica”.

Appello alle forze sociali

“E’ un aggiustamento che necessita del contributo decisivo della politica, ma è essenziale la risposta della società e di tutte le forze produttive”, sottolinea Visco.

Riguardo alle condizioni di salute del sistema finanziario italiano, le banche italiane, afferma Visco, sono state “indebolite” dalla crisi e “rischiano di emergere situazioni problematiche”. “Banche indebolite – ha detto Visco – prima dalle tensioni sul debito sovrano, poi dagli effetti della recessione, fra le quali rischiano di emergere situazioni problematiche”.

La stretta creditizia non si allenta ed è quindi indispensabile spezzare la “spirale negativa” tra le condizioni negative dell’offerta di prestiti e gli effetti negativi sull’economia. La congiuntura assai sfavorevole comprime oggi la domanda di credito. La contrazione dei prestiti riflette la flessione degli investimenti delle imprese, la caduta degli acquisti di beni durevoli e la debolezza delmercato immobiliare“.

“Ma alla diminuzione degli impieghi – ha spiegato il governatore – contribuisce, in misura significativa, l’irrigidimento dell’offerta, legato al deterioramento del merito di credito della clientela e ai suoi riflessi sulla qualità degli attivi bancari. Le condizioni di offerta del credito incidono a loro volta negativamente sull’attività economica, in una spirale negativa che bisogna spezzare”.

Gli azionisti delle banche devono essere pronti a sostenere gli istituti in questa fase difficile, anche rinunciando ai dividendi e diluendo le quote.

“In questa difficile fase congiunturale, e nella prospettiva di una profonda revisione del modello di attività delle banche, gli azionisti svolgeranno un ruolo cruciale. Dovranno essere in grado – ha sottolineato – di sostenere finanziariamente le banche rinunciando ai dividendi quando necessario, di vagliare la gestione senza interferire con essa, di accettare la diluizione del controllo favorendo all’occorrenza l’aggregazione con altri istituti”.

“Saranno ricompensati dalla redditività nel più lungo periodo”.

Detto questo, secondo le stime della Banca d’Italia, le misure anticrisi prese dalla Bce hanno salvato almeno due punti percentuali e mezzo di Pil all’economia dell’Italia nell’ultimo biennio. “Gli interventi attuati dall’Eurosistema negli ultimi due anni hanno contrastato il peggioramento delle condizioni del credito nell’area dell’euro e le sue ripercussioni sul quadro macroeconomico”.

“In Italia – ha detto Visco – essi hanno contribuito a sostenere il prodotto per almeno due punti percentuali e mezzo nell’arco del biennio, secondo le nostre stime”.

Peraltro tutto questo senza prendere in considerazione cosa sarebbe avvenuto con scenari peggiori. Queste stime infatti “non possono valutare le conseguenze del collasso finanziarioche avrebbe potuto verificarsi in assenza di interventi – ha precisato il governatore – con esiti esiziali per la nostra economia e per quella europea”.

Le condizioni sui mercati finanziari globali sono migliorate, ma l’economia mondiale non è ancora tornata su un sentierio sicuro di crescita. E intanto l’area euro “stenta a superare la recessione“.

Nell’Unione valutaria in particolare “la domanda risente degli effetti immediati del consolidamento dei debiti pubblici e privati in molti paesi. La debolezza ciclica si estende alle economie non esposte direttamente alla crisi dei debiti sovrani”.

Per parte sua la Bce “ha dato un contributo essenziale a evitare gravi conseguenze per la stabilità finanziaria”, ricorrendo anche a strumenti non convenzionali, ma il rilancio “ha bisogno dell’apporto di tutte le parti economiche”.

Il taglio dei tassi di interesse nell’area euro “si è dimostrato efficace” e la Bce è “pronta a intervenire nuovamente” se le condizioni lo renderanno necessario. Inoltre “la Bce sta esaminando, in concerto con altre istituzioni europee, iniziative volte a promuovere l’emissioni di titoli garantiti da prestiti alle imprese”.

Guardando agli strumenti della politica monetaria “il Consiglio direttivo (della Bce) è pronto a intervenire nuovamente, sulla base delle informazioni che si renderanno disponibili, a considerare ogni misura idonea a mantenere in tutta l’area condizioni creditizie coerenti con l’intonazione della politica monetaria. La manovra dei tassi ufficiali si è dimostrata efficace – ha detto Visco – gli effetti delle riduzioni attuate l’anno scorso hanno raggiunto i paesi più colpiti dalle tensioni”.

Tuttavia il governatore di Bankitalia ricorda che “la politica monetaria è in grado di garantire stabilità solo se i fondamentali economici e l’architettura istituzionale dell’area sono con essa coerenti”.

Tornando all’Italia, la classe politica non riesce a mediare tra “interesse generale e interessi particolari. I rappresentanti politici stentano a mediare tra interesse generale e interessi particolari: i cittadini ne ricevono segnali contrastanti”.

Ancora, “l’Italia non può uscire dalla crisi con un aumento del deficit di bilancio, perchè questa sarebbe una strada illusoria. I progressi fatti nel risanamento dei conti pubblici “vanno preservati, disperderli avrebbe conseguenze gravi. È illusorio per noi pensare di uscire dalla crisi con la leva del disavanzo di bilancio: il margine di fiducia che risparmiatori e operatori di mercato ci concedono è stretto”.

“Per quest’anno – ha aggiunto Visco nelle Considerazioni finali all’assemblea annuale di Via Nazionale – non ci sono margini di aumento del disavanzo: sono stati assorbiti dalla decisione di pagare i debiti commerciali in conto capitale delle amministrazioni pubbliche”.

L’Italia non deve avere paura del cambiamento e deve abbandonare la cultura della “difesa delle rendite”, perchè su questo “non si costruisce niente”.

“Non bisogna aver timore del futuro, del cambiamento – ha sottolineato Visco – non si costruisce niente sulla difesa delle rendite e del proprio particolare, si arretra tutti. Occorre consapevolezza, solidarietà, lungimiranza”.

“Interventi e stimoli ben disegnati – ha aggiunto il governatore – anche se puntano a trasformare il Paese in un arco di tempo non breve, produrranno la fiducia che serve per decidere che già oggi vale la pena di impegnarsi, lavorare, investire”.

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