Per cominciare bisogna chiedersi se si può ottenere questo tipo di finanziamento, in che percentuale, e l’ammontare della rata che ci si può permettere. Buona regola inoltre è ricordarsi che la maggiore voce di spesa è costituita dagli interessi, i quali sono il compenso per il prestito erogato e dipendono anche dalla durata del mutuo. Ma oltre al tasso d’interesse, tra i costi che vanno sempre ricordati, vi sono ad esempio le imposte. Se il mutuo è concesso da una banca, il cliente paga un’imposta pari al 2% dell’ammontare complessivo, o allo 0,25% nel caso di acquisto della “prima casa”.
Al tasso di interesse e alle imposte vanno aggiunti:
- il compenso all’intermediario per le spese di istruttoria, che può consistere sia in un importo fisso sia in una percentuale calcolata sull’ammontare del finanziamento
- le spese di perizia, che possono essere richieste per la valuta zione dell’immobile da ipotecare
- le spese notarili per il contratto di mutuo e l’iscrizione dell’ipoteca nei registri immobiliari
- il costo del premio di assicurazione a copertura di danni sull’immobile ed eventualmente dei rischi legati a eventi
Vi è poi da considerare attentamente la tipologia dei vari mutui, in maniera tale da scegliere con criterio la modalità più adatta alle proprie possibilità. Ad esempio un mutuo a tasso fisso sarebbe consigliabile per chi voglia la stabilità negli importi delle singole rate, mentre un mutuo a tasso variabile può essere una buona scelta per chi voglia rischiare puntando sulle variazioni del mercato.
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