La Bce invia gli esiti degli stress test banche ottimiste, ma c’è chi non passerà

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Rien ne va plus. Da ieri pomeriggio, in singoli invii con posta elettronica certificata, 130 gruppi bancari europei hanno ricevuto le pagelle di Bce ed Eba. Dopo un anno di lavoro intenso, e un doppio esercizio su un campione di crediti e su scenari critici fino al 2016, tutto è pronto per la comunicazione di domenica alle 12. La Borsa continua a seguire con fiducia il settore, che ieri ha guadagnato attorno all’1%.

A Francoforte s’è riunito di mattina il Supervisory board dell’Eurotower, che sovrintenderà la vigilanza unica creditizia dal 4 novembre, e due volte, mattina e sera, il Consiglio direttivo. La discussione dei governatori avrebbe riguardato i dati finali dei test, succo di migliaia di dossier compulsati e resi relativamente omogenei. Poi sono partite le comunicazioni alle banche, che hanno 48 ore per autorizzare la pubblicazione dei dati (a quanto pare, pleonastica). Domenica mattina Ssb e Direttivo si riuniranno ancora, per confermare i dati – salvo colpi di scena – e renderli ufficiali e atti alla diffusione via sito. Per 130 istituti, 15 italiani, a quel punto si saprà quanto patrimonio è stato consumato dal test sulla qualità degli attivi, quanto dagli stress test, e se i due esercizi lasciano il capitale Cet 1 sopra le soglie prudenziali, poste rispettivamente all’8% e al 5,5% degli attivi ponderati per il rischio. L’Aqr è sui dati 2013, lo stress test è una simulazione al 2016; ma per dare conto degli sforzi già fatti – oltre 203 miliardi di rafforzamenti nelle banche Eurozona in due anni – fornirà il dato sugli aumenti svolti quest’anno.

Anche la Banca d’Italia, cinque minuti dopo le 12, farà una sua comunicazione, che riguarda le 15 italiane sottoposte ai test. E per far emergere quel che hanno già fatto le vigilate Via Nazionale ha scelto di rielaborare i dati fornendo anche altre misure patrimoniali (come cessioni, rimozioni di cuscinetti patrimoniali, validazioni di modelli interni) che potrebbero lenire o rendere “virtuale” qualche bocciatura, superata dai fatti recenti. Il dato su cui gli investito- ri s’interrogheranno lunedì, infatti, riguarda il capitale mancante oggi, non dieci mesi fa.

«Abbiamo motivi per ritenerci positivi sull’esito dei test – ha detto Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo – è probabile ci possano essere situazioni meno favorevoli in conseguenza di cui le aggregazioni sono una delle possibilità». Lo studio di Ubs di ieri pone Intesa Sanpaolo con Ubi, Mediobanca e Unicredit tra chi passerà agevolmente i test. Per Ubs ce la faranno anche Banco popolare e Mps, «malgrado una storia creditizia più difficile». Altri istituti su cui il mercato teme deficit sono Carige, Vicentina e Veneto Banca. Si stima che tra due e quattro istituti italiani avranno carenze, ma quelle dovrebbero essere lievi. Ci saranno nove mesi per rafforzarsi (ma due settimane per dire come) con aumenti, cedole non erogate, cessioni. Tuttavia Bankitalia gradirebbe che tra le azioni di rimedio non ci siano fusioni di banche deboli con altre più forti; anche perché le fusioni, comunque prevedibili nella media fascia, hanno tempi lunghi. Pimco stima che 18 banche non passeranno, ma il suo Philippe Bodereau giudica i test «esperienza catartica e pietra miliare nella riabilitazione delle banche europee».

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