Bitcoin è una forma di moneta, ogni moneta è informazione
Sono esenti Iva le operazioni di cambio tra Bitcoin e altre valute

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L’informazione deve essere scambiata, solo così potrà essere riconosciuta e associata a un valore, soprattutto nella modalità del mondo odierno disegnato a rete.

I problemi nascono quando per realizzare questi scambi ci sono intermediari che tradiscono la fiducia, in particolare:

1. nella banca centrale, che non inflazioni la valuta (es. quantitative easing, ossia uno strumento per immettere più liquidità nel mercato al fine di incentivare indirettamente le famiglie e le imprese al consumo);

2. nella banca, che non fallisca portandosi via i nostri fondi sui conti correnti (vedi bail-in, in altre parole, in caso di fallimento, non paga più lo Stato, ma azionisti, creditori e correntisti);

3. nel governo, che non confischi o blocchi i trasferimenti (governo Amato nel ’92);

4. nella valuta nazionale, che venga accettata dappertutto (o venga esclusa da un sistema più forte, per esempio l’euro);

5. nella protezione della privacy, che non venga violata negli acquisti online.

Chi crede nelle criptovalute, come bitcoin, ritiene che la storia (Argentina, Cipro, Grecia, eccetera) abbia già mostrato che non è possibile aver fiducia in tutti questi soggetti concatenati, perché ognuno è portatore dei propri interessi. Un ente centralizzato in effetti può cambiare, omettere o cancellare qualsiasi dato che passi attraverso il suo controllo. Dato che in questi enti ci sono le persone esse sono per natura corrompibili.

Quindi, ora non solo si elimina la frizione, i costi e i tempi delle transazioni, ma soprattutto si elimina la corruzione. È di fatto impossibile corrompere il registro: non si può scriverlo da soli; e non lo si può cambiare se lo hanno scritto gli altri; non è più un lavoro umano.

Il tema è: se non c’è fiducia allora ci deve essere una rete che svolga effettivamente un lavoro, associato a un costo, affinché risulti impossibile truccare il sistema. Dato che non si conoscono gli altri soggetti con i quali si scambiano i valori dobbiamo “pre-fidarci” di 3 fondamentali elementi: matematici, tecnici ed economici.

1. Matematici, con la crittografia asimmetrica, ossia il concetto delle chiavi pubbliche e private, che serve per certificare chi è il l’autentico possessore del bene;

2. Tecnici, con la rete che raggiunge il consenso con la “proof of work”, e valida la transazione prima di essere permanentemente trascritta sulla blockchain, così non è più possibile ripeterla fraudolentemente (risolvendo il problema della doppia spesa);

3. Economici, per via dell’incentivo a guadagnare con i bitcoin. Per questi motivi una blockchain pubblica non può vivere, se vogliamo garantirne la massima sicurezza, senza l’uso dei bitcoin.

Tutti i suddetti sistemi sono disegnati per funzionare insieme senza bisogno di intermediari.

Adesso le persone iniziano a usare le criptomonete, ad esempio bitcoin, come mezzo di pagamento e al contempo si diffondono rapidamente anche coloro che la accettano. Con il sito coinmap.org si possono visualizzare sulla mappa i luoghi dove avvengono tali scambi. Qual è l’infrastruttura che supporta questo scambio? La blockchain.

La blockchain, per definirla in questo contesto con parole semplici, è un marcatore temporale, quindi è solo una conseguenza.

Quello che è importante è il protocollo, è la sicurezza data dalla crittografia con cui sono firmate le transazioni. Non è importante l’estratto conto, ma quanto è affidabile quel dato che è pubblicamente disponibile. Finora, paradossalmente, ci siamo fidati del pezzo di carta nelle mani di chiunque. Ma i documenti cartacei oggi sono facilmente falsificabili, c’è da fidarsi di più se leggiamo l’attestazione della proprietà sulla blockchain.

De Lavoiser affermava: «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Ma era una legge che vale solo per il mondo materiale. Per il mondo digitale, in formato blockchain, la nuova legge è: «Tutto si crea, nulla si distrugge, nulla può essere cambiato».

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