Bnp patteggia multa da 9 miliardi di dollari in sospeso altre sanzioni

Ancora nessun commento

Maxi-multa, tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari: è ormai certo che Bnp Paribas dovrà subire un salasso di queste dimensioni per avere violato le sanzioni americane e fatto affari con quelli che la normativa Usa considera “Stati canaglia” come Siria, Sudan, Cuba, Iran. Non basta, la più grande azienda di credito francese dovrà riconoscere la propria colpevolezza, lasciando quindi aperta la possibilità di incriminazioni anche penali. E diversi top manager (forse trenta) che furono responsabili delle violazioni di embargo, dovranno essere licenziati. Resta una sola incertezza, riguardo alla sanzione più estrema: la temporanea sospensione della licenza per operare in dollari. Per un istituto di credito globale come la Bnp, non poter fare compensazioni (“clearing”) in dollari, cioè nella valuta più diffusa, equivale ad una “pena di morte”, sia pur temporanea. C’è il rischio cioè che molti clienti si rivolgano altrove, e magari non facciano più ritorno.
E’ il Wall Street Journal ad avere anticipato i dettagli della pesante sentenza, in corso di negoziazione tra le autorità della banca e la giustizia americana, con l’intervento anche di alcune authority dei mercati.
Il caso Bnp è talmente grave per la severità del castigo, che il presidente François Hollande aveva tentato di intervenire in extremis su Barack Obama per ottenere clemenza. Il tema era stato sollevato da Hollande nella cena con Obama a Parigi il 5 giugno. Ma il presidente americano aveva risposto seccamente: non rientra nelle mie prerogative intervenire sulla magistratura. Gli sforzi dispiegati dal governo francese,
a quanto pare sono riusciti a strappare alla procura di New York uno “sconto” di uno o due miliardi al massimo, visto che inizialmente si era parlato di una multa da 10 miliardi. Ma per la Bnp la sanzione più umiliante è quell’altra, che resta sospesa come una spada di Damocle, e cioè la revoca della licenza a operare in dollari per uno o più mesi. L’Eliseo e la Banca di Francia erano arrivati a evocare un “rischio sistemico”
per l’intero settore creditizio francese, qualora la procura di New York dovesse insistere su un castigo così “eccessivo, sproporzionato” (parole di Hollande). Ma i magistrati newyorchesi finora hanno respinto tutte le accuse, sottolineando che in proporzione agli affari illeciti della Bnp con i Paesi sotto embargo (30 miliardi di dollari spalmati su più anni) il castigo non è affatto sproporzionato rispetto a multe già inflitte ad altre banche estere come Royal Bank of Scotland, Standard Chartered, Credit Suisse. Il totale delle transazioni illecite sarebbe stato addirittura più ampio, circa 100 miliardi di dollari. Ma la magistratura Usa ha finito per concentrare la sua attenzione su quei casi in cui la Bnp avrebbe “aggirato volutamente e con dolo” la normativa americana: 30 miliardi di affari, soprattutto con il Sudan.
Tra le reazioni minacciate da Parigi c’è la possibile ritorsione contro il nuovo trattato di liberoscambio Usa-Ue. Anche se, pochi giorni fa, su un altro dossier bilaterale si è raggiunta la pace: il via libera all’acquisizione di Alstom da parte di General Electric, con lo Stato francese che resta azionista con diritto di veto. Per attutire l’impatto della revoca di licenza ad operare in dollari, la Bnp starebbe pensando di chiedere uno “sportello di emergenza” alla Banca centrale europea, ovviamente in dollari.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI