Il business della trasparenza

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Forse è soprattutto una sfida tecnologica quella a cui sono chiamati banche e intermediari finanziari in vista della Mifid II. Per adeguarsi alla nuova normativa, approvata dal Parlamento europeo lo scorso 15 aprile con l’obiettivo di aggiornare la Markets in Financial Instruments Directive del 2004 e favorire un’evoluzione dei mercati finanziari verso una maggiore trasparenza, a beneficio degli investitori, gli operatori hanno due anni di tempo. Ma gli intermediari più agguerriti, a cominciare dalle banche private , giocheranno d’anticipo. Con l’intento di trasformare un obbligo di adeguamento normativo in opportunità di business.
Monitoraggio
Tra le novità della direttiva, c’è l’estensione alle operazioni nel reddito fisso dell’obbligo di monitoraggio sulla best execution (migliori condizioni possibili di esecuzione per un singolo ordine ndr ), in precedenza limitato all’universo azionario. «Dal punto di vista tecnologico — spiega Deborah Traversa, direttore capital markets di Sia, società attiva nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati a istituzioni finanziarie, imprese e pubblica amministrazione — gli operatori dovranno dotarsi di uno strumento applicativo capace di analizzare l’intera operatività e dimostrare il rispetto dei criteri di best execution per ogni singola transazione, anche quando si tratta di bond». Una novità rilevante a tutela dell’investitore, essendo l’universo obbligazionario terreno privilegiato di operazioni Over the counter (Otc), condotte cioè al di fuori dei mercati regolamentati e quindi, inevitabilmente, più opache. Vale la pena ricordare che il concetto di best execution esprime la qualità di esecuzione di un ordine partendo da una serie di fattori: prezzo, costi, velocità e probabilità di esecuzione, probabilità di regolamento (una variabile strettamente connessa all’efficienza del sistema di liquidazione adottato).
Strategia
L’investitore può definire una propria strategia di esecuzione, indicando quali di queste caratteristiche sono più rilevanti. «Attraverso la tecnologia, vengono raccolte e analizzate in modo automatico tutte le informazioni relative alle transazioni effettuate nella gestione dell’intero patrimonio del cliente. Per una banca private — spiega Traversa — diventa cruciale, adesso, dimostrare la propria capacità di offrire la migliore qualità di esecuzione in base alle priorità delineate dal cliente stesso». Proprio su questo terreno si giocherà in futuro una parte non irrilevante della competizione tra le strutture dedicate ai grandi patrimoni. Qual è l’entità degli investimenti necessari per adeguarsi ai requisiti imposti dalla Mifid II, anche sul piano tecnologico? «Varia in funzione della complessità richiesta in termini di operatività sui mercati — precisa il direttore capital markets di Sia —. Le soluzioni applicative possono essere comunque declinate in modo modulare e progressivo, in base alle necessità del singolo operatore».

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