“Carige fuori dalle assicurazioni dopo le dismissioni conti a posto”

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«Noi nell’occhio del ciclone? Nell’occhio c’è calma, noi siamo all’esterno e stiamo girando a mille». Giovanni Berneschi è il presidente di Banca Carige, il gruppo di credito ligure finito a più riprese sotto la lente di Bankitalia, ripreso dalla Consob, contestato per la mancata cessione delle assicurazioni e, se ancora non bastasse, con un titolo azionario che ha perso il 75% del suo valore in due anni. All’assemblea di fine aprile, gli azionisti apprenderanno ufficialmente che per loro non ci sarà un centesimo di dividendo. E ci sarà battaglia. «Ma supereremo anche questo momento, perché i nostri conti sono a posto» dice Berneschi.
Veramente, presidente, il consolidato 2012 si è chiuso con una perdita di 63,2 milioni di euro.
«La perdita è causata dal comparto assicurativo danni. La spa, cioè la banca, ha chiuso con un utile di 185,7 milioni di euro, quasi il 20% in più dell’anno prima. Utile frutto dell’attività ordinaria corrente ».
E l’utile straordinario da 738 milioni derivante dallo scorporo degli sportelli fuori Liguria confluiti in Carige Italia spa? Pensavate di portarlo tutto a patrimonio, ma la Consob è stato di diverso avviso.
«Questo è un altro capitolo. Lo scorporo serve per affrancare gli avviamenti che avevamo pagato in contanti, un euro sopra l’altro. Con questo utile straordinario abbiamo rifondato la cassa. E la Consob non ha contestato l’entità dei benefici una tantum, ma ce ne ha riconosciuto
una quota da 251 milioni sul consolidato 2012. Il resto lo recupereremo nei prossimi esercizi. E comunque, senza questi 251, l’aumento avrebbe dovuto superare
il miliardo di euro».
Torniamo al nodo delle assicurazioni. Non potevate pensarci prima alla dismissione?
«No, prima dovevamo sistemare i conti della Danni (Carige Assicurazioni
ndr).
E stiamo valutando una soluzione analoga per Carige Vita Nuova, anche se i risultati sono buoni, ma noi vogliamo concentrarci sulla nostra attività tradizionale
».
L’ispezione di Bankitalia ha stabilito
che non avete i numeri per
stare dentro Basilea III.
«E’ falso, gli ispettori di Bankitalia hanno controllato i nostri conti e condiviso totalmente il piano di rafforzamento patrimoniale, attraverso un aumento di capitale da 800 milioni di euro, che ci consentirà di superare i parametri minimi imposti da Basilea III, che per il core tier 1 parlano del 7,2%».
Come ci arriverete?
«Vendendo tutto quello che non rientra nel core business e non è nemmeno detto che sia necessario chiedere soldi agli azionisti»
Come sono i rapporti con la Fondazione Carige?
«Buoni. Certo, ci sono discussioni, anche accese. Ma insieme abbiamo condiviso questa operazione di rafforzamento patrimoniale».
Ma non è troppo alta, secondo lei, la quota di controllo al 47% che non rende la banca contendibile?
«A questa percentuale l’ho portata io, che sono stato dieci anni anche direttore generale della Fondazione. Secondo me non è il momento di discutere di percentuali, ma di lavorare assieme».
Il caso Carige è accostato a quello del Monte dei Paschi. Che cosa risponde?
«Che la cosa mi amareggia profondamente. C’è un’inchiesta in corso, non ho elementi certi per poter giudicare. Ma quanto viene contestato nella vicenda di Siena non ha alcun aggancio possibile con Carige. L’unico elemento che ci accomuna è il peso delle due fondazioni, ma questo non può bastare per muoverci attacchi così violenti ».

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