Carige, il pm chiede lumi a Visco

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La procura di Genova ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, sul caso Carige. Dopo avere ricevuto le relazioni degli ispettori della Banca d’Italia sull’istituto genovese, i magistrati liguri hanno dunque avviato ufficialmente l’attività d’indagine.

Gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo, Michele Di Lecce, hanno chiesto chiarimenti agli ispettori di Via Nazionale in merito proprio alle relazioni redatte al termine delle ispezioni. Vari gli spunti sui quali in procura vorrebbero vederci chiaro. Uno su tutti, le norme sull’antiriciclaggio che sarebbero state violate in particolare alla filiale di Nizza, nonostante i richiami anche della banca di Francia. Ma anche i mutui facili concessi agli amici senza le dovute garanzie, operazioni che avrebbero messo a repentaglio il capitale della banca, ma anche i maxi-rimborsi assicurativi a clienti inesistenti, come quei 39 milioni finiti a Filadelfo Arcidiacono che nessuno conosce. Anche su questo hanno messo gli occhi gli ispettori di Via Nazionale. C’è poi il capitolo delle assicurazioni. Anche su questo punto i magistrati hanno chiesto chiarimenti a Bankitalia. E lo faranno anche sui finanziamenti concessi a Francesco Bellavista Caltagirone per la costruzione del porto d’Imperia.
E ancora l’acquisto dei 22 sportelli della banca del Monte di Lucca e altre operazioni di espansione, definite «troppo ambiziose» dagli ispettori: un miliardo e 500 milioni spesi da Carigedal 2000 al 2011 per acquistare 265 sportelli. Tutto questo avveniva sotto la gestione del presidente Giovanni Berneschi, che gli ispettori definiscono «gestione egemone», senza però risparmiare critiche agli organi di controllo e agli stessi consiglieri che pur notando anomalie «non hanno fatto seguire un voto coerente», critica che toccherebbe anche Cesare Castelbarco Albani, indicato dalla Fondazione come futuro presidente.

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