Carige, un nuovo socio dietro alla quota Ubs L’ipotesi Malacalza

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Mentre Carige prosegue nell’aumento di capitale da 800 milioni, si profila la comparsa di un nuovo socio nella compagine azionaria della banca. Il pacchetto di azioni dichiarato ieri da Ubs Ag, e pari a un complessivo 4% tra proprietà diretta e rapporti di prestatore prestatario, è stato fatto per conto di terzi, come rivelato ieri da Radiocor. Nel dettaglio, il potenziale socio ha assunto una posizione rilevante nell’istituto ligure attraverso contratti derivati a scadenza associati ad azioni per il momento in mano a Ubs. In pratica, le azioni sono state acquistate dal broker elvetico come copertura di tale operazione. Che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, sarebbe stata effettuata non il 9 giugno scorso, quando la Fondazione ha concluso con l’assistenza di Banca Imi alcuni contratti fuori mercato con investitori istituzionali. Gli investitori (in gran parte hedge) in quel caso hanno dovuto sottoscrivere un lock up sulle azioni possedute. Più facile quindi che il 4% sia stato raccolto in fasi successive sul mercato oppure sia stato girato da qualcuno degli istituzionali che hanno comprato azioni Carige nel collocamento lampo dell’11% della Fondazione del 21 maggio scorso.

Sul mercato ci si interroga sull’identikit del potenziale investitore. Molti indizi riportano alle famiglie imprenditoriali genovesi, dai Garrone ai Malacalza. In particolare, secondo qualche addetto ai lavori, quest’ultima sarebbe tra i maggiori indiziati viste le sue relazioni storiche proprio con Ubs. Il portavoce della famiglia Malacalza sul tema tuttavia preferisce non commentare.
La banca prosegue invece sul suo percorso di ripatrimonializzazione (ieri il titolo ha ceduto il 3,31% a 0,1755 con i diritti in rialzo dell’1,17% a 0,2601). A questo proposito va segnalato che ieri Mediobanca ha comunicato in una nota di aver iniziato un’attività di arbitraggio tra le azioni ordinarie Banca Carige (in vendita) e i corrispondenti diritti di opzione (in acquisto). Tale attività, relativa a un pegno contratto dalla Fondazione su un prestito da 65 milioni di euro, potrà riguardare fino a un massimo del 6,97% del capitale, pari a circa 151 milioni di azioni Carige. «Confidiamo che l’aumento di capitale vada a buon fine», ha commentato inoltre Evelina Christillin, membro del Cda di Carige, che ha aggiunto che «abbiamo un consorzio di banche che ci supporta, l’a.d. Montani sta facendo un ottimo lavoro, Banca d’Italia ci sostiene almeno psicologicamente in questa operazione di rinnovamento totale».
Sul fronte giudiziario, va segnalato che l’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi, in carcere da fine maggio scorso, sta “scrivendo”nella sua cella del carcere di Pontedecimo la sua verità, contestando punto per punto quanto scritto dai magistrati nelle due ordinanze restrittive, una linea che sarà la base per una memoria difensiva. Infine, da sottolineare la dichiarazione rilasciata a Torino del presidente della Compagnia di San Paolo, Luca Remmert, secondo cui l’intervento in Carige «non è mai stato in agenda».

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