C’è una tassa automobilistica in Italia che riguarda determinati proprietari delle auto che si aggiunge al bollo auto classico, e si chiama superbollo
Il superbollo non riguarda solo le auto di lusso ma colpisce anche un’altra categoria di soggetti diversi da quelli che possono permettersi Supercar.
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Il superbollo non riguarda solo le auto di lusso ma colpisce anche un’altra categoria di soggetti diversi da quelli che possono permettersi Supercar.

Tassa negativa anche per lo Stato, e i legislatori hanno le mani legate

Inoltre, nata come una tassa volta a far fare cassa allo Stato, da analisi e indagini pare che sortisca l’effetto opposto.

Ed i legislatori non adottano correttivi perché si trovano di fronte ad una tassa che per l’immaginario collettivo è contro i ricchi. Cambiarla quindi, abolendo il superbollo verrebbe interpretata dall’opinione pubblica come un favore alla casta.

Difficile quindi arrivare ad un provvedimento che al minimo verrebbe considerato impopolare.

Superbollo, come funziona la tassazione

La tassa automobilistica, comunemente denominata bollo auto, altro non è che la tassa che grava sulla proprietà delle auto.

Non si tratta di una tassa di circolazione come qualcuno pensa, ma grava sui proprietari di veicoli regolarmente iscritti al PRA (Pubblico Registro Automobilistico).

Per le auto di lusso e potenti invece si paga pure il superbollo.

Per l’esattezza si chiama addizione erariale alla tassa automobilistica.

Il superbollo fu inserito dal governo Berlusconi nel 2011. Fu poi il governo tecnico di Mario Monti ad inasprire pesantemente la misura.

Esso impone una maggiorazione sull’imposta della tassa automobilistica in base alla potenza del veicolo.

Si parte da veicoli che superano la potenza di 185 kW, cioè veicolo dai 251 cavallino su.

Addizionale erariale, quanto si paga di più?

Come dicevamo, il governo Berlusconi lo ha varato ed il governo Monti lo inasprì.

Dal punto di vista del costo, è un vero salasso. Infatti occorre fare i conti con un incremento pari a 20 euro ogni kW superiore ai 185 kW.

Un esempio chiarisce meglio l’entità del salasso. Una auto da 285 Kw arriverebbe a costare, in aggiunta al normale bollo, 2.000 euro in più, cioè 100 kW in più di 185 da moltiplicare per 20 euro.

Quanto e come incide l’età del veicolo

In materia superbollo ciò che incide, oltre ai già citati kW, è pure l’età del veicolo. Infatti ci sono agevolazioni di imposta in base all’età del veicolo.

Nel dettaglio si deve considerare una decrescita dell’imposta in misura pari al 40% su veicoli immatricolati tra i 5 e i 9 anni di distanza dall’anno per cui andrebbe versato il superbollo.

La decurtazione sale al 70% tra i 10 e i 14 anni di età del veicolo e all’85% tra i 15 e i 20 anni.

Nessun superbollo è dovuto su veicoli più vecchi di 20 anni.

Perché il superbollo non è buono nemmeno per Regioni e Stato

Come dicevamo, il superbollo, nato per garantire un maxi gettito all’erario, non ha sortito l’effetto desiderato.

Anzi, oltre a non aver prodotto le extra entrate preventivate, hanno ingessato pure il mercato delle auto di lusso o potenti, proprio per la maggiore tassa dovuta. Non sono pochi gli studi che negli anni hanno dimostrato il fallimento della misura.

E ci sarebbero progetti di abolizione, che però, come spiegato prima sono alquanto complicati da portare a termine.

Cosa ci rimette lo Stato con il superbollo?

Il superbollo fu introdotto con l’obbiettivo di fare entrare nelle casse dell’erario, circa 168 milioni di extra gettito. Ma proprio per via del superbollo c’è stato in Italia, un netto decalage di mercato per le vetture di gamma alta. Mancato gettito Iva sulle vetture nuove non vendute, bollo classico in più sempre per via del maggior numero di auto vendute, e Itp, sono tutte mancate entrate per lo Stato. In pratica si è andati per fare bene ma è stato raggiunto l’obbiettivo opposto, cioè una netta riduzione di entrate per l’erario.

Per questo gli sponsor dell’abolizione del superbollo auto sostengono che abolendolo si darebbe slancio alla domanda di mercato in maniera tale da assicurare un ritorno fiscale in grado di compensare la sua cancellazione. E tutto questo senza considerare i risvolti esterni di una ripresa del mercato, anche in termini di incassi per le casse dello Stato.

È fuori discussione che una ripresa del mercato delle auto di lusso darebbe nuova richiesta di occupazione e nuovi posti di lavoro dalla produzione di veicoli alla vendita. E nuovi posti di lavoro per le casse dello Stato significano maggiori introiti derivanti dalle imposte sul lavoro e sui redditi.

Per quanto riguarda le Regioni, a cui invece finisce il bollo tradizionale, dal momento che molti automobilisti non acquistano auto potenti o se ne sono disfatti esportandoli per via del superbollo, perdono gettito. E come si sa per le Regioni una delle modalità per fare cassa è proprio la tassa sulla proprietà delle auto.

Meno auto di questo genere ci sono in giro, meno lavorano le assicurazioni, meno lavorano i meccanici, i carrozzieri e così via. Un indotto enorme che ha come principale effetto anche una riduzione di entrate per le casse dello Stato.

In altri termini ci troviamo dinnanzi ad un balzello nocivo da tutti i punti di vista, che finisce con il gravare su pochi senza produrre utili nemmeno per lo Stato, anzi, producendo perdite in termini di tasse.  

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