Per i clienti di Veneto Banca e BancApulia, Confconsumatori Puglia ha avviato le prime dieci domande di mediazione
Veneto Banca ridisegna la rete

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I risultati delle ispezioni condotte dalla BCE, da Banca d’Italia e dalla Consob, conclusesi con censure e multe a carico di Veneto Banca, comprovano che sono state commesse varie irregolarità, sia nella vendita delle azioni, sia nella rappresentazione pubblica della solidità finanziaria della banca. Inoltre, dallo studio del bilancio al 31.12.2015, si evincono una serie di dati che sembrano confermare l’ipotesi della Procura e di Banca d’Italia che i bilanci non fossero veritieri. Infatti, ad esempio a pag. 88 del bilancio 2015, si legge che i crediti di dubbia esigibilità sono un totale di 7.555.000.000 di euro, mentre nel bilancio 2014 erano 6.068.000.000: quindi vi è stato un aumento di circa un miliardo e mezzo che, ovviamente, non è frutto del 2015 ma di una rettifica di valori non considerati in precedenza. Per queste ragioni, con specifico riferimento alle azioni Veneto Banca si potrà chiedere la nullità del contratto di acquisto per violazione di norme imperative, come ad es. false comunicazioni sociali ex art. 2621 c.c.. Sarà anche possibile chiedere al Tribunale di accertare e verificare che, con dolo, la banca ha indotto in errore i clienti su elementi essenziali del contratto (solidità patrimoniale che appariva dai bilanci), che quindi è annullabile. Invalidando i contratti di acquisto si potrà ottenere la restituzione delle somme investite.

Invece con riferimento alle altre Banche Popolari, rispetto alle quali ad oggi, non vi sono state censure gravi nelle ispezioni delle Autorità, altre possono essere le ipotesi di invalidità dei contratti di acquisto. Su circa 500 posizioni esaminate, abbiamo verificato vari casi di violazione delle norme del Testo Unico della Finanza in cui: A) le azioni sono state vendute insieme a mutui e fidi e ciò viola il principio che una banca non può finanziare l’acquisto di azioni proprie, come anche la Banca d’Italia ha sancito. B) sono state vendute azioni che, essendo titoli illiquidi, per giurisprudenza consolidata richiedono un profilo di rischio medio-alto, a clienti che, in realtà, non avevano sostanzialmente tale profilo, anche se (formalmente) talvolta sono stati indotti a firmare dichiarazioni di propensione al rischio alto.

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