Ma conti di deposito e c/c sfuggono alla stretta

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Oltre ai titoli di Stato, anche i conti correnti bancari e quelli di deposito non saranno toccati dalla nuova aliquota sulle rendite finanziarie che dal primo maggio prossimo è destinata ad aumentare di sei punti percentuali, passando al 26%, per finanziarie il taglio dell’Irap. Quindi i tassi di interesse dei c/c e dei conti di deposito rimarranno tassati al 20%. La precisazione è stata fatta dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri sera dopo il varo da parte del consiglio dei ministri delle misure per rilanciare l’economia. Rispondendo a una richiesta da parte di una giornalista che chiedeva se dalla rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie da 2,6 miliardi resteranno fuori, oltre ai titoli di Stato, anche c/c e conti di deposito, Padoan ha risposto un secco «sì». Un chiarimento importante, perché quando il governo Monti varò il riordino della tassazione delle rendite finanziarie i conti correnti e conti di deposito, fino ad allora tassati con aliquota del 27%, furono soggetti a una tassa ridotta al 20% dal 2012, con l’eccezione sempre dei titoli di Stato. Inoltre negli ultimi anni i conti di deposito, soprattutto quelli vincolati ad alto rendimento, hanno registrato un boom di raccolta presso i risparmiatori a caccia di un’alternativa sicura e con tassi che in passato hanno toccato anche il 5%. Oggi le migliori offerte con il vincolo a 1 anno arrivano al 3,5% lordo, ma si tratta comunque di un dato generoso se confrontato con i mini tassi dei Bot. Nell’asta di ieri il Bot a 12 mesi è stato collocato con un rendimento allo 0,59%. Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, i conti di deposito vincolati hanno registrato nel 2012 flussi netti per 51 miliardi, in aumento dai 10 del 2011, beneficiando anche della riduzione dell’aliquota fiscale sugli interessi, passata proprio a inizio 2012 dal 27 al 20%. I depositi vincolati avevano raggiunto a fine 2012 una consistenza di 194 miliardi, superando quella dei titoli di Stato in mano alle famiglie, circa 180 miliardi. Nei conti correnti invece gli importi depositati dalle famiglie sono ben più rilevanti (più di 830 miliardi, di cui 490 miliardi in conti bancari e 340 in depositi postali, secondo i dati Banca d’Italia), ma i tassi offerti sono ridotti all’osso e quindi un aumento dell’aliquota avrebbe prodotto un gettito modesto.

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