Ma cosa aspetta la Bce a tagliare i tassi?

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Dopo i nulla di fatto da parte di BoE e BCE la sterlina ha reagito positivamente, per poi andare a riallinearsi con la reazione mostrata dall’euro, negativa, in quanto Draghi non ha fornito nessuno spunto di riflessione interessante e ha mantenuto un tono dovish durante la conferenza stampa di ieri.

BCE: è ancora il caso di aspettare?

Non potrei mai fare il governatore di una banca centrale, non se l’operato di Trichet e di Draghi è da ritenere corretto. Correva l’anno 2008 e mi trovavo negli studi di Class CNBC a Milano per dei commenti sul mercato valutario e mi fecero una domanda sulle modalità e tempistiche di intervento di Trichet, allora presidente della BCE, dopo che i tassi erano arrivati al 4.25%.

Era luglio, l’euro era a 1.6000 contro il dollaro e non capivamo i motivi di quella politica monetaria, che secondo il nostro parere avrebbe dovuto abbassare i tassi e che vedeva invece i tassi in continuo rialzo, per combattere un’inflazione (importata e dovuta al prezzo delle materie prime) al 4%.

Mi spinsi in un commento abbastanza critico e forte sull’operato della BCE, suggerendo tagli immediati dei tassi che sarebbero comunque stati in ritardo rispetto a quanto avevamo valutato fino a quel momento e, dopo l’estate, a partire da ottobre, questi tagli avvennero. Avvennero non a step canonici di 25 basis point alla volta, bensì con aggiustamenti a ribasso del costo del denaro partiti con un taglio di 50 bp e seguiti da tagli consecutivi durante i mesi a seguire pari a 50 bp, 75 bp e ancora 50 bp, non proprio decisioni di politica monetaria effettuate da persone competenti e tranquille.

Parlando di Draghi invece, non comprendiamo l’attendismo della BCE che a nostro parere, e ne parliamo da mesi, dovrebbe procedere immediatamente con un abbassamento dei tassi sui depositi in modo tale da cercare di dare una scossa al mercato del credito, l’unico fattore in grado di far ripartire effettivamente qualcosa in Europa.

Dal punto di vista dell’economia reale ci dispiace aver assistito ad un’altra conferenza stampa sulla scia di quella vista la scorsa volta, dal punto di vista operativo invece siamo grati alla BCE che ha aiutato l’euro ed i suoi cross a scendere in maniera buona e ordinata tecnicamente, facendo sorgere buone opportunità operative.

Oggi è il turno dei Non Farm Payrolls

Le reazioni sul mercato potrebbero interessare il dollaro americano in generale, abbandonando le segmentazioni su singole valute viste ieri e, senza ombra di dubbio, le borse. Le attese sono per una creazione di nuovi posti di lavoro pari a 180.000 unità e con un dato precedente a 162k riteniamo che il trend sia appiattito ma costante nel creare nuova occupazione. Il dato sarà importante, insieme al tasso di disoccupazione atteso a 7.4% come il precedente, al fine dell’interpretazione delle aspettative degli investitori circa le potenziali mosse sul QE. Se il tasso di disoccupazione dovesse avvicinarsi alla soglia del 7% si potrebbero creare delle attese in grado di far prevedere un avvicinamento delle exit strategies dal QE, che qualche analista stima possano avvenire già a metà settembre, il che potrebbe portare a discese delle borse in ottica di anticipazione di movimenti più ampi. Noi crediamo però che la reazione del mercato possa essere in linea con le pubblicazioni macro considerate in senso puro in quanto il momento di uscita dal QE non è ancora arrivato, ne riparleremo con molta probabilità durante il mese di ottobre, nel quale cominceremo a valutare seriamente questa evenienza. In caso di dati buoni, e per buoni intendiamo superiori alle attese, il dollaro potrebbe salire insieme alle borse, potrebbe succedere il contrario in caso di discesa sotto il livello precedente. Chiaramente, operativamente parlando ci affideremo come sempre ai livelli tecnici, seguiamo con attenzione i movimenti fino alle ore 14.30.

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