Cosa imparare dalla dura lezione del fallimento
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Aveva tutto quello che una startup fintech può desiderare. Un mercato da trilioni di dollari, vecchio da rivoluzionare. Un team esperto, una banca come investitore. Eppure BondCube, idea di Paul Reynolds nel mercato dei bond è fallita due anni dopo l’apertura. L’ex Ceo spiega cosa ha imparato dalla dura lezione del fallimento.

 

Quello che manca a Reynolds non è di certo il coraggio. Manager in Citi con un’esperienza precedente in UBS come direttore esecutivo e ancora prima direttore in Deutsche Bank, ha già dimostrato di essere un tipo in gamba. Eppure decide di mollare tutto per dedicarsi anima, corpo e “portafoglio” al fintech: «Avevo trascorso gli ultimi 25 anni della mia vita a comprare e vendere ogni tipo di obbligazioni societarie in Asia ed Europa. Nel 2008 poi è arrivata la crisi. Sentivo che il mercato dei bond sarebbe ripartito un anno dopo, ma aveva bisogno di nuovi strumenti per avvicinare compratori e venditori online senza troppi intermediari. Ho parlato dell’idea con un amico (ex CTO, Mark Permian) e abbiamo trovato il supporto di una banca, la Deutsche Boerse, che ci ha finanziato con 2 milioni di sterline» spiega Paul su LinkedIn.

La sua idea? Si chiama Bondcube e mira a diventare l’eBay delle obbligazioni societarie, aiutando gli investitori istituzionali e le banche nella vendita e acquisto dei bond online. L’idea è di digitalizzare le trattative, eliminando del tutto i dealer, che sono intermediari che garantiscono i prezzi di acquisto e di vendita di un titolo.

«Avremmo dovuto lanciare l’idea nel 2014, ma per completare tutte le procedure legali ci è voluto un anno. Quando siamo andati realmente sul mercato la tecnologia era già vecchia, il break even point era lontano, gli investitori iniziano a farci pressioni. Non c’era abbastanza tempo per cambiare le cose in corsa».

Alla crisi di liquidità si aggiunge un problema ben più strutturale. I compratori non riescono a raggiungere degli accordi sui prezzi. Le vecchie abitudini sono dure a morire, sono ancora troppo abituati a fidarsi degli intermediari, dei dealer. In assenza è come se si trovassero in un vicolo cieco.

Sono due gli errori principali che l’ex manager di Citi ha fatto e non commetterebbe più in futuro: «Farei un prodotto più semplice da lanciare (un MVP, minimum viable product) che mi avrebbe aiutato a determinare meglio i costi, i bisogni reali degli utenti e guadagni. E non sottostimerei i costi le spese per regolamentare il business che non erano commisurati alle possibilità economiche iniziali di una startup. Oggi lancerei un modello che non richiede di essere troppo regolamentato e punterei su clienti che possono garantirmi dei ritorni all’inizio e non alla fine».

1. «Un business di successo deve generare profitti dall’inizio. Dopo Bondcube non lancerò più startup che non hanno un’idea di business con guadagni immediati»;

2. «Testa la tua idea su clienti reali prima di mollare un reddito fisso e benefit. Solo quando ti rendi conto che c’è domanda, molla le tue sicurezze e lanciati nel progetto»;

3. «Non cercare da subito investitori, ma solo dopo aver dimostrato di avere tra le mani un business sostenibile. Se tu hai guadagni loro ti aiuteranno a crescere e non ti metteranno i bastoni fra le ruote all’inizio quando hai bisogno di tranquillità e fare decisioni da solo»;

4. «Scegli bene il cofounder. Se hai dei dubbi su di lui prima o poi verranno fuori e complicheranno il tuo percorso»;

5. «Sii umile. Questa è una lezione soprattutto per chi ha un percorso alle spalle come il mio. Anche se hai avuto ruoli importanti nelle banche non significa che avrai successo».

Dopo il fallimento Reynolds non si è arreso e ha da poco avviato una nuova startup. Si chiama Bondchain e vende software per broker e dealer: «Tutti i nostri guadagni vengono dalla vendita del software. Offriamo strumenti di analisi dati per i venditori che così possono aumentare la loro produttività».

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