Credito italiano promosso ma restano sotto la lente Mps, Bper, Carige e Veneto

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Le attese sulle pagelle sono positive, anche se qualche rimandato ci sarà, nel doppio esame di revisione degli attivi (Aqr) e stress test di tenuta in caso di scenari macro avversi. Nelle loro previsioni gli operatori si dividono tra chi pensa che a dover rafforzare ancora il patrimonio saranno gli istituti minori – si citano Carige, Veneto Banca, Bper – e chi ritiene toccherà di nuovo a Monte dei Paschi, reduce da una cura equina che dura da due anni, imposta dalla Commissione europea. In ogni caso gli importi saranno ridotti: qualche miliardo in tutto (anche perché il rafforzamento del settore tra aumenti e accantonamenti è già stato a due cifre, in miliardi). Molto dipenderà anche dall’effettivo cumulo tra Aqr e stress test: esercizi concettualmente separati, la cui metodologia di integrazione presenta ampi elementi discrezionali. Pochi operatori, tuttavia, ritengono che con la nuova crisi in atto in Europa Mario Draghi sceglierà la via della severità.

Il rientro al lavoro dei banchieri italiani non è per niente soft, tra gli ultimi scambi di dati e questionari con i regolatori della Bce e dell’Eba (Autorità bancaria di Londra). Verso metà settembre la vigilanza dovrebbe inviare gli esiti preliminari, e fino a fine mese ci sarà tempo per le repliche delle 128 banche, tra cui 15 italiane (vedi grafica). Poi le decisioni di Francoforte, e la comunicazione al mercato, da decidere se il 17 o il 24 ottobre.
È presto per sparare giudizi, ma l’attesa degli operatori è elevata: l’esercizio in corso non somiglia per niente ai test 2011 all’acqua di rose, e sarà la base per riprezzare il settore bancario in Borsa e ripartire nel 2015 con un nuovo ciclo, per i prestiti e per le concentrazioni tra istituti. Consulenti, investitori e analisti finanziari si arrovellano per capire cosa ci aspettarsi, anche se il rischio di sbagliarsi è concreto: sia perché ci sono elementi che il mercato ignora – come lo sconto delle garanzie a fronte di crediti – sia perché ci saranno scelte “politiche” dei regolatori, che già hanno concesso varie esenzioni alle linee guida del corposo manuale su come svolgere le prove. Per esempio, sono previsti accantonamenti automatici su tutti i fidi ad aziende con debiti finanziari oltre sei volte il flusso di cassa, ma le banche spagnole avrebbero che nelle serie storiche il 2013 non faceva testo, perché troppo negativo. In Italia invece questa esenzione non sarebbe passata, ma con la mediazione di Via Nazionale ne sono passate altre, così le stime iniziali di deficit patrimoniale, per i 15 gruppi sotto osservazione, s’è ridotto a una frazione. Stando a voci diffuse, il deficit di patrimonio delle italiane, passate al doppio setaccio di Aqr e stress test, sarà tra 5 e 10 miliardi di euro; e tanto servirà, l’anno dopo, per mettere in regola gli istituti carenti.
L’attenzione si concentra su Mps, unica ad avere ricevuto gli aiuti Stato “Monti bond” per 4 miliardi, ma ne ha ripagati 3 di recente, dopo un aumento da 5 sul mercato. Per Ubs, che ieri ha ripreso la copertura del titolo con giudizio neutral, Mps dovrebbe passare il duplice esame, ma «in uno scenario estremo, che preveda oltre 5 miliardi di accantonamenti sul 2014, potrebbe diventare vulnerabile e oggetto di acquisizioni, poiché ha una rete filiali attraente e un azionariato diffuso». Secondo Credit Suisse, «i livelli patrimoniali delle banche italiane in vista degli esami Bce sono adeguati, con Mps principale punto interrogativo»; ma la banca svizzera aggiunge che «la generazione di capitale di Mps per 4,4 miliardi entro il 2016 dovrebbe ridurre i rischi di ulteriori ricapitalizzazioni per effetto di un Aqr negativo». A Siena il management vive l’attesa con la serenità di chi da oltre un anno collabora con i regolatori, italiani ed europei, sulle linee guida del riassetto in corso. Resta però qualche timore, che un fervore dei regolatori, come bis di quello dei funzionari di Bruxelles, tolga alla banca la capacità di rialzarsi, dopo nove trimestri in rosso filati. Un passaggio degli stress test su cui Siena negozia una deroga riguarda l’azzeramento degli interessi sui crediti problematici, che farebbe mancare entrate per 2 miliardi se applicato alla lettera. Atre banche sulle spine, dicono gli addetti ai lavori, sono Carige, Veneto Banca, Bper, mentre qualcuno cita Banco popolare e Popolare di Vicenza. Tutti istituti commerciali che già hanno rafforzato il patrimonio di recente, ma che restano tra i più esposti al business con le Pmi, le più inguaiate dal lungo ciclo recessivo.
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