Da Comiso, Biscotto (Multipla Confidi) celebra la missione dei confidi minori

Biscotto difende il ruolo dei confidi minori dai progetti di accorpamento ventilati dall’Assessore regionale Luca Bianchi:
«Nonostante il curriculum di tutto rispetto, debbo constatare che l’assessore Bianchi non dimostra grande esperienza nell’ambito dei Confidi. […] Sono d’accordo al fatto che il sistema dei Confidi in Sicilia è frammentario ma non si può pensare ad una riduzione a due come afferma l’assessore Bianchi perché le grandi imprese, ossia quelle con oltre 250 dipendenti, sono solo 120 in tutto il Mezzogiorno d’Italia (fonte Fondazione Ugo La Malfa) mentre le piccole e medie imprese sono circa 8 mila. L’assessore non cita assolutamente la microimpresa che in Sicilia è rappresentata da oltre 390 mila aziende iscritte alla Camera di Commercio. Quindi la frammentazione dei Confidi è dovuta alla presenza della microimpresa ed è in questo ambito che il sistema dei Confidi deve essere regolamentato rivedendo la legge regionale 11/2005. L’assessore Bianchi dovrebbe tenere in maggiore considerazione il settore della microimpresa che è quello che regge l’economia italiana e quindi anche siciliana. Non si può pensare di prevedere un solo Confidi per 390 mila imprese perché sarebbe praticamente ingestibile.
E commenta anche le difficoltà dei “107” regionali, emerse in una recente ricerca:

Un recente studio afferma che il sistema dei confidi siciliani “107” è in difficoltà. È così?
«La fotografia è reale perché i confidi 107 sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia e devono ottemperare ad adempimenti simili a quelli di una banca, ma ancora in tanti non hanno una struttura organizzativa adeguata ed efficiente per farlo. Fra l’altro, questi nuovi adempimenti richiedono uno sforzo economico che ha contribuito, insieme alla crisi e all’aumento delle sofferenze, a mettere in difficoltà il settore».
Multifidi è invece un confidi 106. Sta meglio?
«Il nostro confidi sta bene e sicuramente il sistema dei confidi ex 155 comma 4 impropriamente detti 106 sta meglio perché non sottoposto a quegli adempimenti di cui parlavo prima».
Quindi meglio rimanere 106?
«Non si tratta di scelte, ma automaticamente, superando un certo volume di attività finanziaria, che è di 75 milioni di euro, si è obbligati all’iscrizione di cui all’art. 107 del TUB. C’è però la volontà di riformare il sistema a livello nazionale con lo “schema di decreto legislativo concernente ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, recante attuazione della direttiva 2008/48/ce relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del Titolo V del Testo unico bancario in merito alla disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi»
E in cosa consiste la riforma?
«Si vocifera che dovrebbe essere innalzata la soglia per diventare 107 da 75 milioni a 150 milioni o addirittura a 500 milioni. In questo caso nessun confidi siciliano sarebbe più 107. Quelli al di sotto della soglia avranno un controllo indiretto dalla Banca d’Italia attraverso un organismo di vigilanza costituito dagli stessi confidi ai sensi dell’art. 112 bis del TUB».
La “Multipla” di Comiso, è affiliata tramite Pmisicilia a Pmitalia, una confederazione di associazioni d’impresa territoriali nata nel 2007. Anche questo delle nuove associazioni di rappresentanza è un mondo interessante.
I confidi minori non scompariranno mai. L’Italia è la patria dei mercati regolamentati, semi-regolamentati e “informali” che vivono (e prosperano) a contatto di gomito. Ci sono i taxisti, i noleggi con conducente, e gli abusivi. I commercialisti (uniti con gli ex ragionieri), i fiscalisti, i CAF. I mediatori creditizi, gli agenti in attività finanziarie, le associazioni d’impresa che svolgono in deroga al DL 141/2010 alcune delle stesse funzioni.
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