Dagli Usa la spinta per l’industria italiana nel 2022
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Listini, ma non solo. Pur inserito in un trend di rallentamento, il manifatturiero italiano nel 2022 perde slancio ma non arretra, consolidando il balzo dell’anno precedente. Nell’analisi di Prometeia e Intesa SanPaolo sui settori industriali, tra gennaio e novembre il fatturato deflazionato, al netto dell’effetto-prezzi, nonostante la frenata autunnale è cresciuto infatti in Italia del 2,6%.

Italia che si conferma la più vicina ai livelli pre-Covid, distante mezzo punto dal dato dei primi 11 mesi del 2019, meglio di Spagna (-1%), Francia (-4,9%) e Germania (-5,7%).

Valori correnti che raccontano invece una storia ben più brillante, con una crescita del 15,9% dopo lo scatto del 22% del 2021, grazie all’apporto decisivo della crescita dei prezzi.

Crescita nel complesso equilibrata, garantita anzitutto da un mercato interno tornato ricettivo grazie alla crescita degli investimenti e al sostegno degli incentivi. Pur a fronte di vincoli di bilancio per le famiglie sempre più pesanti, i consumi interni nei primi nove mesi del 2022 hanno infatti fatto registrare un aumento tendenziale del 6,5% a prezzi costanti, risultato che ha consentito di ridurre il divario rispetto al periodo pre-Covid. In forte crescita anche gli investimenti (+10,8%) con il contributo più ampio in arrivo dal settore delle costruzioni, spinto dall’onda lunga degli incentivi alle ristrutturazioni e al miglioramento termico degli edifici. Progresso che tuttavia si allarga ai beni strumentali (+11,7%) e ai mezzi di trasporto (+8,4%), trainati in particolare dal rimbalzo delle immatricolazioni relative alle flotte aziendali.

Se il mercato italiano è stato fondamentale, un contributo ampio è arrivato anche dall’export, che in valore assoluto nel 2022 segna nuovi massimi storici. Grazie all’inflazione ma non solo: se la spinta dei prezzi fa crescere l’export di manufatti (gennaio-ottobre) di quasi 20 punti a valore, l’aumento a valori costanti è comunque significativo, pari al 6,5%. Per effetto di acquisti diffusi, dai paesi Ue ma anche degli Stati Uniti (+31%), primo mercato estero per contributo alla crescita di manufatti italiani nel 2022. L’Italia, in particolare, riesce a mantenere al 2,1% la propria quota sulle importazioni di Washington, a fronte di una flessione di Francia (-0,1%) e Germania (-0,3%).

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