Deluso il ministro Calenda per la fumata nera sulla trattiva Ilva

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ilvaMa almeno “gli operai siano consapevoli di quello a cui hanno rinunciato i sindacati. Per questo – dichiara – ho fatto pubblicare sul sito del ministero dello Sviluppo economico la bozza dell’accordo”. In preda a quello che il ministro chiama “populismo sindacale, già purtroppo sperimentato con Almaviva e Alitalia”, hanno posto loro “le premesse per licenziamenti collettivi e sperpero di soldi dei cittadini”.

“Abbiamo combattuto in Europa e in Italia – spiega Calenda – per rilanciare la fabbrica. Lo Stato ha finanziato Ilva con 900 milioni. Abbiamo imposto standard ambientali all’avanguardia nel mondo. Ci sono 5,3 miliardi tra prezzo di vendita e investimenti. In nessun Paese al mondo un investimento in un’area depressa verrebbe accolto così. Dai ricorsi di Emiliano, alle dichiarazioni irresponsabili dell’M5s che vorrebbero convertirla in una università per il turismo. Per fortuna abbiamo potuto contare sulla più che leale collaborazione del Governatore Toti, del Sindaco di Genova ed alla fine anche di quello di Taranto”. Per Calenda il no dei sindacati è “incomprensibile”.

Questi, dal canto loro, hanno sempre detto che non avrebbero mai firmato un accordo che contemplasse licenziamenti. Ma, per il ministro, hanno tolto ai lavoratori la possibilità “di godere di 5 anni di cassa integrazione, di incentivi all’esodo da 100mila euro e dell’impegno delle due Società di Cornigliano e Taranto ad assumere chi, al 2023, rimarrà in amministrazione straordinaria”. Insomma, lancia l’#senzadime su twitter, mentre sulla vicenda si fa sentire il governatore pugliese Emiliano: “Ci vuole poco – afferma – ad essere più aperti verso la Puglia rispetto al governo del Partito democratico guidato da Renzi e poi da Gentiloni. Purtroppo nei confronti della Puglia noi abbiamo trovato sempre chiusure”. Bocciato il testo dell’accordo, i sindacati, già da lunedi 14 maggio inizieranno le assemblee in Ilva con le quali pianificare la mobilitazione.

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