Diminuiscono i fallimenti
delega conteggio estintivo bail in

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È una ricerca che dà speranza, quella condotta in questi primi giorni del 2016 da Unioncamere, che pubblica i dati relativi alla diminuzione dei fallimenti delle imprese italiane. Un’inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi 4 anni, con una frenata del 5% circa le procedure fallimentari delle aziende italiane nel periodo Gennaio-Novembre 2015. Sono dati positivi che parlano di 12.583 procedure aperte dalle imprese contro le 13.223 nel corrispondente periodo del 2014.
Salvare un’azienda sull’orlo del fallimento non è cosa facile. Oltre all’immenso stress psicologico, alle pressioni, alla responsabilità giuridica che ogni capo ha nei confronti dei suoi dipendenti, il da farsi è spesso incerto e difficoltoso. Ci si affida a finanziatori, a società recupero crediti, a istituti di credito e, spesso, avvalersi della consulenza di avvocati d’affari e analisti finanziari potrebbe essere di grande aiuto. Le storie di grandi aziende italiane e che hanno vissuto momenti difficili racconta come la dedizione, l’impegno e le giuste decisioni possono molto in casi di difficoltà.

 

Una storia secolare, quella della Richard Ginori, fondata nel 1735 dal marchese Carlo Ginori per la produzione di porcellane in Lombardia, che in breve tempo sono diventate famose in tutto il mondo perché sinonimo di qualità e bellezza. L’azienda, negli anni, è stata oggetto di gestioni industriali scorrette che hanno portato ad accumulare debiti per oltre 40 milioni di euro. L’epilogo è stato il fallimento nel Gennaio 2013 e il salvataggio dal gruppo Gucci nel Maggio dello stesso anno, per 13 milioni di euro.

Era il 1920 quando Antonio Peyrano trasforma un piccolo laboratorio di Torino nel luogo in cui produrre e vendere cioccolato. L’associazione Peyrano-cioccolato è immediata e l’azienda inizia ad acquistare macchinari e a inventare diverse tipologie di cioccolatini, che i torinesi amano fin da subito. Nel 1963 viene rilevata la storica pasticceria Pfatisch di Corso Vittorio Emanuele e nel 2002 il gruppo Maione diventa primo socio al 51% e, successivamente, unico proprietario del marchio. Il 2010 è l’anno del fallimento, che vede i coniugi Giorgio e Bruna Peyrano tornare a capo dell’azienda grazie alla sua acquisizione in un’asta fallimentare. Il cerchio si chiude. Il cioccolatino è salvo.

Da piccola realtà locale ad una grande azienda quotata nelle borse di Milano e Londra, la Mariella Burani è stata fondata da Walter Burani e dalla moglie Mariella e, in poco tempo, è diventata uno dei capisaldi della moda italiana degli anni ‘60 e ‘70. Pret-a-porter, licenze per la distribuzione di collezioni di Valentino, una grande espansione negli anni Duemila e poi, purtroppo, la bancarotta fraudolenta di tutto il gruppo, che ha visto l’arresto del fondatore Walter e del figlio Giovanni.

 

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