L’euro è un mezzo per promuovere la pace tra le nazioni e anche un mezzo per migliorare la nostra prosperità collettiva”. Sono alcune delle parole che il presidente della Bce, Mario Draghi ha pronunciato nel suo discorso all’Accademia Cattolica di Monaco di Baviera. Il nemico da sconfiggere, invece, è la disoccupazione.
“La riduzione della disoccupazione è una sfida urgente”, ha detto Draghi invitando i Governi ad “attuare riforme fondamentali che spingano il potenziale delle loro economie”. “La disoccupazione è una tragedia”, ha proseguito Draghi, spiegando che “spreca la vitalità dei lavoratori, impedisce alle persone di avere un ruolo attivo nella società e crea una sensazione di senza speranze, che è frustrante per i giovani”.
Per il presidente della Bce, l’aggiustamento economico “sta chiedendo un costo sociale elevato” e gli economisti spesso parlano degli inevitabili costi dell’aggiustamento. Queste “possono sembrare a molti parole fredde, senza cuore o compassione, ma noi – dice Draghi – siamo ben consapevoli della dimensione umana che nascondono”. Il Pil dell’Eurozona “è al momento a un livello inferiore rispetto al 2008. Quasi 19 milioni di persone sono senza lavoro, più della popolazione della sola Olanda”. La disoccupazione “è una tragedia” e, per questo, ridurla “è una priorità urgente”.
Draghi ha poi voluto spiegare quali sono le linee guida degli interventi della Bce. “Non interveniamo per aiutare le banche. Non interveniamo per aiutare i governi. Lo facciamo per mantenere il flusso di credito alle famiglie e alle imprese. Lo facciamo per tutelare la stabilità dei prezzi”. Difendendo le decisioni della Bce per contrastare la crisi dell’Eurozona, Draghi ha detto che “la Bce ha sempre agito e continuerà ad agire nel rispetto del suo mandato. Abbiamo il compito di tutelare l’integrità della nostra valuta, nell’interesse di tutti i cittadini dell’Eurozona”. “La nostra risposta – ha sottolineato Draghi – sia a chi dice che facciamo troppo poco sia a chi dice che facciamo troppo – è la stessa: garantiremo la stabilità dei prezzi. Questo è il nostro mandato”.
“In un paese dell’Eurozona, c’è un gettito fiscale stimato in 55 miliardi che non viene pagato”, ha spiegato Draghi, richiamando senza mai nominarlo il problema dell’elevata evasione fiscale in Grecia, un male che affligge anche altri paesi dell’Eurozona. “E’ giusto che, come risultato, altri che vengono tassati sulla busta paga, debbano contribuire la differenza?”, ha detto Draghi. E’ “per questo che le riforme che fanno funzionare meglio l’economia, la rendono anche più equa”.
Tuttavia il mandato della Bce “arriva solo fino a un certo punto. Ci sono chiari limiti a quanto la politica monetaria può e deve fare”. “Non possiamo mettere a posto conti pubblici instabili. Non possiamo ristrutturare banche in difficoltà. Non possiamo risolvere i profondi problemi strutturali delel economie europee”, ha sottolineato Draghi. L’unione monetaria, ha ricordato, “è stata deliberatamente disegnata in modo da lasciare la responsabilità di queste politiche ai governi eletti in ciascun paese membro. La condivisione di una valuta comune è sostenibile soltanto se ogni paese si assume le proprie responsabilità”.