Esiste un progetto per dare alle banche una prospettiva?
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Le soluzioni che ci vengono prospettate per risolvere i problemi generati  dalla contraddizione tra la missione pubblica delle banche e gli interessi privati che ad esse sovrintendono e dalla cattiva qualità della gestione imputabile unicamente alla classe dirigente, sembrano allontanare il sistema da una ripresa, piuttosto che scongiurarne la crisi.

L’intervento  sulle banche popolari,  quello sul fondo di risoluzione ed infine  la prospettiva di creare diverse bad bank, di cui si fatica ad intravvedere l’utilità , danno l’impressione di un progetto confuso e, comunque, indifferente alla tenuta del sistema bancario nazionale quasi non si percepisse la sua importanza ai fini dello sviluppo economico e della conservazione del risparmio nel Paese.

In questo contesto le voci che si rincorrono su operazioni di fusione tra banche e che vedono costantemente coinvolta BPM ci preoccupano sia per l’assenza di trasparenza nelle trattative, di cui non si conoscono i contenuti strategici, sia per le indiscrezioni , che indicherebbero tra i temi centrali della discussione questioni inerenti la retribuzione dei ruoli manageriali.

Ammesso che tali notizie abbiano qualche fondamento, ci preme ricordare che tutto ciò sarebbe facilmente evitabile se il Parlamento prendesse in considerazione la proposta di legge popolare sulle retribuzioni manageriali, da noi depositata due anni fa, con le firme di 120.000 Italiani.

Vorremmo altresì che, in una fase così delicata, si potesse avviare un confronto vero, ispirato dal senso di responsabilità  verso il Paese e verso il sistema, piuttosto che da altre considerazioni di interesse  ‘particolare’. Tuttavia ci troviamo nell’imbarazzo di non avere, certo non per nostra responsabilità , gli elementi necessari per valutare i fatti nella loro interezza.

Chi  ritiene di essere promotore di un progetto serio e sostenibile dovrebbe, infatti, renderlo noto per consentire ai soggetti interessati di poter valutare le diverse opzioni in campo.

A tal proposito ricordiamo che nelle “banche cooperative” saranno le assemblee ad avere  l’ultima parola. Sarà quindi fondamentale che il loro giudizio si formi sulla base di dati e conoscenze reali, affinché i soci, votando, possano consapevolmente determinare il destino delle proprie aziende.

Qualunque altra interpretazione giornalistica del nostro pensiero è da considerarsi incompleta,  se non strumentale.

Le operazioni fin qui prospettate, almeno sulla carta, presentano tutte criticità e punti di forza e quindi nessuna di esse può essere considerata negativamente o positivamente a priori.

Le ricadute o le opportunità in termini occupazionali che potrebbero determinare  nell’immediato e in futuro, sono al centro della nostra attenzione e su di esse ci concentreremo per esprimere, quando verremo chiamati a farlo, un giudizio compiuto.

Attendiamo quindi  che, chi ha titolarità per farlo, ognuno per la propria parte, ci dica se esiste un progetto per dare ai lavoratori bancari, a partire da quelli delle banche popolari fino a quelli Monte dei Paschi,  passando per coloro che operano nelle “quattro banche”, una prospettiva di stabilità. Per parte nostra non consentiremo che i lavoratori paghino il conto di gestioni sbagliate e di politiche miopi certo non imputabili a loro.

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