Sempre più vicina la fusione tra Bpm e il banco Popolare

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Un matrimonio che “s’ha da fare” e che ha già avuto il beneplacito del Tesoro dove ieri si sono incontrati alla presenza del ministro dell’economia, Pier carlo Padoan, il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna e il presidente di Ubi banca, Victor Massiah.

Dal vertice è emersa l’inutilità di insistere sulla fusione a tre tra Bpm, Ubi e il Monte dei Paschi di Siena, annunciata nei giorni scorsi, che avrebbe solo messo a rischio la situazione e rallentato l’intero comparto.  Il matrimonio tra il Banco Popolare e Bpm darà alla luce un colosso da 6,5 miliardi di capitalizzazione, 2.340 sportelli, 25 mila dipendenti. Per quanto riguarda la governance sembra che il CEO sarà Castagna, mentre Presidente potrebbe essere Carlo Fratta Pasini mentre Pierfrancesco Saviotti alla guida del comitato esecutivo.

A dare la sua “benedizione” alla fusione imminente, questione di poco tempo dicono, anche la Bce. L’Istituto guidato da Mario Draghi sarebbe costantemente in contatto con il numero uno di Bpm, Giuseppe Castagna il quale avrebbe rassicurato l’Istituto bancario centrale anche sulle necessità patrimoniali all’indomani della fusione, frenando così i timori sulle possibile sofferenze che erediterebbe dal Banco Popolare.

Si dovrà quindi attendere il 9 febbraio prossimo quando sarà convocato il consiglio di gestione di Bpm che avrà all’ordine del giorno i conti del 2015, ma prima esattamente martedì 2 febbraio ci sarà un altro consiglio che delineerà argomenti di ordinaria amministrazione ma porrà anche le basi per un aggiornamento sul tema fusioni in arrivo.

Nella seconda settimana di febbraio è anche previsto il consiglio di amministrazione del banco Popolare. Nulla vieta però ad entrambi gli istituti, sotto i riflettori per l’atteso consolidamento del settore bancario, di convocare consigli d’urgenza in via straordinaria, specie se nel corso dei prossimi giorni dovessero emergere difficoltà.

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