Più finanza per la crescita ma anche più investimenti per la crescita: aumentare l’offerta di finanziamenti con più strumenti e nuovi attori del credito e intanto stimolare la domanda di finanza con agevolazioni, defiscalizzazioni, incentivi. Un pacchetto di misure più forti può avere un impatto altrettanto forte sull’economia: un incremento del fatturato delle PMI tra 100 e 190 miliardi, dell’occupazione tra 250mila e 500mila nuovi occupati, del Pil in rialzo tra lo 1,4% e 2,7%. Sono queste le raccomandazioni e le simulazioni dello studio «Finanza per la crescita» curato dal Mef, dal Mise e dal Gruppo di Lavoro The European House – Ambrosetti e presentato ieri a Cernobbio.
Gli ultimi tre governi hanno potenziato l’offerta del credito all’economia, per ridurre il banco-centrismo nel corso del credit crunch e in vista di Basilea3 e in risposta al deleveraging del sistema bancario: sono stati creati mini-bond e nuovi project bond, è stata incentivata la quotazione in Borsa delle Pmi, gli investitori istituzionali sono stati incoraggiati a erogare credito direttamente alle imprese. Ora però, con il ritorno della liquidità, è sul lato della domanda di credito che bisogna concentrare i prossimi interventi. Vanno in questa direzione le nuove misure in arrivo, come ha spiegato ieri Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Economia e tra gli autori contributori dello studio. «I decreti attuativi in arrivo sul credito d’imposta per l’innovazione e la ricerca e sulla patent box per la defiscalizzazione di marchi e brevetti sono strumenti di agevolazione fiscale che pongono l’Italia al pari di Francia, Lussemburgo, Francia, agendo anche in maniera strutturale e non solo incrementale». «Stiamo facendo politica industriale – ha rincarato Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del ministro dello sviluppo economico – ci saranno innovazioni e strumenti agevolativi estesi dalle start-up alle Pmi, è in arrivo il decreto sulla nuova fiscalità per i fondi pensione». L’obiettivo è allargare il perimetro del capitale privato per sopperire al pubblico che si ritira, anche in campi nuovi come i beni culturali: il privato porta non soltanto nuove risorse finanziarie ma in prospettiva anche efficienza.
Si dovrà fare di più anche per rendere note e divulgare le nuove misure, la lunga lista delle agevolazioni fiscali, degli strumenti innovativi. La ricerca «Finanza per la crescita» ha messo in evidenza una carenza nella conoscenza delle novità proprio tra le imprese che per prime dovrebbero farne uso.
Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House – Ambrosetti, ha presentato ieri lo studio in occasione del workshop a Villa d’Este sottolineando l’intenso lavoro di squadra tra Mef, Mise e Ambrosetti Club, con imprese, istituzioni finanziarie e tecnici del governo tutti intorno a un tavolo alla ricerca di soluzioni. «Gli investimenti fissi lordi sono crollati dal 2009, sia a livello di settore pubblico (26 miliardi) che privato (61 miliardi) abbiamo ancora troppe imprese con meno di 250 dipendenti rispetto alla Germania, il doppio solo nel settore manifatturiero», ha detto. Per De Molli la crescita dimensionale delle piccole imprese italiane è un passaggio essenziale. Le fusioni vanno stimolate maggiormente per mettere fine al nanismo. «Chiediamo ulteriori misure, bisogna osare di più – ha affermato con vigore –. Serve un credito d’imposta del 50% per due anni per le aziende che realizzano operazioni di M&A. E serve il dimezzamento dell’arco temporale (da 18 anni a 9 anni) dell’ammortamento fiscale su avviamenti e marchi». La domanda di investimenti va stimolata in settori specifici: digitale, green energy, sanità, cultura e turismo. «Con questo studio chiediamo di rifinanziare la “Nuova Sabatini” che ha avuto un grande successo», ha sottolineato Filippo Peschiera, di Ambrosetti Club tra gli autori dello studio. La perdita di gettito dell’intero pacchetto di interventi di defiscalizzazione proposti dallo studio, valutata tra 3,4 e 4 miliardi, sarebbe compensata dalla crescita del Pil e delle aziende (in numero e per dimensioni) che garantirebbe un maggior gettito da rilancio economico compreso tra 3,14 e 6 miliardi di euro. Il saldo netto, conclude lo studio, è neutro sullo scenario minimo e positivo in quello massimo.
Molto è stato fatto, tra il lancio dei mini-bond, la riedizione dei project bond, l’ingresso di nuovi attori del credito. E novità sono in arrivo (come quella di estendere la tassazione del 12,50% dei titoli di Stato anche sui capital gain realizzati con investimenti di lungo periodo oltre i tre anni). Ma dalla finanza per la crescita guardando avanti si farà di più sul fronte degli investimenti delle imprese, soprattutto per aumentare gli investimenti in ricerca, innovazione e per incentivare la crescita dimensionale delle Pmi.