Fonsai: confermati carcere e domiciliari per Jonella e S.Ligresti

Ancora nessun commento

Il tribunale del Riesame di Torino ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari per i quattro indagati nell’inchiesta su Fondiaria Sai. I giudici hanno respinto le richieste dei legali, quindi Salvatore Ligresti e Antonio Talarico resteranno ai domiciliari e Jonella Ligresti ed Emanuele Erbetta in carcere. Non avevano fatto ricorso al Riesame invece Giulia Ligresti e Fausto Marchionni.

Il 17 luglio scorso su mandato della procura di Torino, con ordinanza firmata dal Gip del tribunale del capoluogo piemontese Silvia Salvadori, sono state emesse sette ordinanze di custodia cautelare per altrettanti ex amministratori di Fondiaria Sai. Di queste sei sono state eseguite, nei confronti di Salvatore Ligresti (ai domiciliari), le figlie Giulia e Jonella (entrambe in carcere), gli ex amministratori delegati della compagnia Emanuele Erbetta (in carcere) e Fausto Marchionni (ai domiciliari), e l’ex vice presidente Antonio Talarico (ai domiciliari). La settima ordinanza era a carico di Paolo Ligresti, terzo figlio dell’ingegnere di Paternò, ma non è stato possibile eseguirla, perché divenuto cittadino svizzero nelle settimane precedenti. I legali di Salvatore e Jonella Ligresti e di Emanuele Erbetta e Antonio Talarico si sono rivolti al tribunale del Riesame di Torino per chiedere l’attenuazione delle misure cautelari. I giudici del Riesame hanno respinto le richieste e quindi resta valida l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Salvadori. Le accuse nei confronti degli indagati sono di falso in bilancio, aggravato dal danno ai risparmiatori, e manipolazione del mercato. In particolare, a essere contestato dal pm di Torino Marco Gianoglio, titolare del fascicolo insieme al procuratore aggiunto Vittorio Nessi, è il bilancio 2010 di Fondiaria Sai, nel quale ci sarebbero ‘falsità e omissioni pari a non meno di 538 milioni di euro’, come indicato dal Gip. Contestualmente alla richiesta di attenuazione delle misure cautelari, le difese di Salvatore e Jonella Ligresti avevano sollevato questione di incompetenza territoriale, sostenendo che l’inchiesta dovesse essere trasferita da Torino a Milano. La richiesta si basava sul fatto che, secondo l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, per il reato di manipolazione del mercato è competente Milano, in quanto sede della Borsa (dove sono quotati i titoli Fondiaria Sai) e che essendo il reato più grave, attraeva anche quello di falso in bilancio nel capoluogo lombardo, a cui si sarebbero dovuti trasferire quindi tutti gli atti relativi all’inchiesta. La procura di Torino aveva replicato sostenendo al contrario che l’accusa di manipolazione del mercato si basa su alcune comunicazioni effettuate agli investitori, e queste sono state redatte e diffuse da Torino, dove ha sede legale Fonsai. Il tribunale del Riesame di Torino ha respinto la richiesta di trasferimento, confermando la competenza sul fascicolo dei pm piemontesi.

La difesa di Salvatore Ligresti farà ricorso in Cassazione per chiedere l’attenuazione della misura cautelare nei suoi confronti.

Intanto lo scorso 12 agosto gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino, su disposizione del pm Marco Gianoglio, che indaga sulla gestione del gruppo assicurativo da parte dei Ligresti, oltre a congelare immobili e conti riferibili a questi ultimi per circa 40 milioni, hanno anche proceduto al sequestro preventivo di beni patrimoniali e disponibilità finanziarie di FonSai e Milano per un importo complessivo di 210 milioni. Il sequestro, che ha riguardato cinque immobili di proprietà delle due compagnie, affittati alla controllata Atahotel, è stato eseguito alla luce del fatto che Fondiaria Sai e Milano, pur non essendo più controllate dai Ligresti, sono indagate nell’inchiesta per falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato proprio in virtù della legge 231.

Il sequestro, autorizzato dal gip Silvia Salvadori, è dunque funzionale a congelare l’importo dell’eventuale sanzione amministrativa che potrebbe essere comminata FonSai e Milano in caso di condanna.

Secondo la tesi della Procura di Torino, infatti, l’occultamento da parte dei Ligresti e degli altri manager indagati del buco di 600 milioni nelle riserve sinistri si sarebbe tradotto in un danno per coloro (almeno 12 mila risparmiatori) che erano azionisti delle compagnie prima dell’aumento di capitale del giugno 2011 di 251,6 milioni: 207,4 milioni per le azioni ordinarie e 44,2 milioni per le risparmio. Così ha convenuto anche il gip, che ha fatto propria la stima del consulente della Procura, Giovanni Petrella, secondo il quale a tanto ammonterebbe il «danno patrimoniale corrispondente alla perdita di valore del titolo nonché alla distruzione dell’investimento per i soci» nel periodo compreso fra il 24 giugno 2011, il giorno precedente l’avvio dell’aumento, e il 23 dicembre dello stesso anno.

Il paradosso è che, nel caso FonSai e Milano venissero condannate ai sensi della 231, a risarcire la quota più consistente del danno potrebbero non essere i Ligresti ma proprio le due compagnie!

I nuovi azionisti di FonSai e Milano potrebbero dover rinunciare a una fetta di patrimonio equivalente al danno stimato nei confronti dei vecchi azionisti. È dunque probabile che il nuovo vertice di FonSai, che «ritiene assolutamente non condivisibile, per la parte a lei relativa, il provvedimento di sequestro», possa fare ricorso.

Le polizze D&O sottoscritte dalle compagnie con Ace e Chubb per tutelarsi dagli eventuali atti illeciti compiuti dai propri amministratori coprirebbero solo per 20 mln di euro, secondo quanto ha riportato MF.

Gli uomini della Gdf hanno anche proceduto al sequestro anche di beni e conti riferibili a Salvatore Ligresti e ai suoi figli. «I sigilli», si legge in una nota delle Fiamme Gialle, «sono stati apposti al lussuoso complesso immobiliare milanese in cui risiede la famiglia Ligresti», compreso tra via Ippodromo e via Patroclo nel quartiere di San Siro a Milano, posseduto attraverso la società Pegasus, della quale sono state sequestrate le azioni. Bloccati anche conti correnti bancari e postali, nonché numerose polizze assicurative per circa 10 milioni di euro. Sono state sequestrate, inoltre, anche disponibilità finanziarie riferibili agli altri arrestati, gli ex amministratori delegati di FonSai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, e dell’ex vicepresidente, Antonio Talarico.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI