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La Borsa di Milano e le altre principali piazze finanziarie d’Europa tentano di recuperare terreno dopo il drammatico crollo di ieri sui mercati azionari, che ha visto l’indice di Shanghai in calo di ben il -7% e l’Europa accusare una perdita di 264 miliardi di euro. Wall Street, da parte sua, ha registrato il peggiore avvio d’anno dal 1932.

Complici i deludenti dati macro cinesi e le crescenti tensioni geopolitiche tra Iran e Arabia Saudita, l’indice paneuropeo FTSEurofirst 300 ha perso ieri il 2,5%, la perdita giornaliera più pesante dopo il -3,3% dello scorso 3 dicembre. Gli analisti avvertono che bisognerà prepararsi a forti oscillazioni di prezzo sui mercati nel primo periodo del 2016.

Per arginare i ribassi – gli investitori hanno paura che crolli tutto ora che è stato tolto il divieto di vendite allo scoperto e di cessione di partecipazioni da parte dei grandi azionisti – il governo di Pechino è corso ai ripari: secondo le ultime indiscrezioni stampa tramite dei fondi controllati dallo Stato, starebbe comprando titoli di Borsa in modo massiccio.

In Asia gli indici sono fiacchi anche oggi, ma comunque hanno ridotto nettamente le perdite iniziali, con la Cina che aveva anche toccato punte al ribasso del -3%, poi ridimensionatesi al -0,23%. Tra le materie prime, osservato speciale ancora il petrolio dopo che l’Arabia Saudita ha deciso di sospendere voli e rapporti commerciali con l’Iran. Nemmeno le tensioni montanti tra due dei maggiori produttori di greggio al mondo sono state sufficienti a spingere in rialzo i prezzi del petrolio.

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