Giovani banchieri vogliono cambiare immagine finanza

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Tra i banchieri, non tutti pensano necessariamente a fare soldi. Ci sono, infatti, alcuni giovani banchieri che vorrebbero salvare il mondo in cui vivono e in cui fanno soldi a palate, per renderlo un posto migliore, compiendo attività no-profit.

Tra questi, stando a quanto riporta Bloomberg, ci sono, per esempio, i fondatori del Resolution Project, che non si soffermano sulla semplice generosità o carità quando descrivono le proprie attività senza scopo di lucro.

Pur prediligendo il linguaggio finanziario, puntano comunque ad aiutare chi più ne ha bisogno perché, come sostiene il vice presidente del gruppo, Andrew Harris, 31 anni, che fornisce consulenza alle imprese di private equity al Forum Capital Partners a New York, “pensiamo che sia molto diverso e, per usare un termine di Wall Street, molto differenziato”.

Insomma, pur senza abbandonare la carriera, una nuova ondata di giovani banchieri sta avviando alcune attività no profit, volte ad aiutare gli orfani, gli immigrati, gli anziani e gli studenti, mirando, in un certo senso, a “salvare” il mondo utilizzando ipunti di forza del capitalismo e non i suoi difetti, predicando il potere dei dividendi, della due diligence e dell’asset allocation.

Alcuni vedono addirittura la propria attività nell’ottica di una nuova forma di filantropia post-crisi di Wall Street, che non esita a dare costantemente i propri soldi in beneficenza. Secondo Andrew Klaber, 32 anni, analista presso l’hedge fund Paulson & Co, si tratta di una profonda passione e di un forte interesse per l’apprendimento, che consiste nel guadagnare e restituire allo stesso tempo.

Dopo la crisi finanziaria è saltata fuori una sorta di “umiltà culturale”, ha dichiarato il trentenne Tim Kleiman, un analista di asset manager presso New York Golub Capital, il quale sta lavorando ad un progetto per finanziare l’istruzione superiore in Africa.

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