Nel mese il saldo è stato di -5,5 miliardi di euro. Da inizio anno, in base alla mappa mensile di Assogestioni, l’industria archivia comunque un risultato ampiamente positivo con flussi per 27 miliardi di euro, pur se in netto rallentamento rispetto ai 95 miliardi messi a segno nel primo semestre 2015. Il patrimonio gestito totale a fine giugno risulta pari a 1.867 miliardi, poco sotto il massimo storico toccato a maggio (1.871 miliardi)
La volatilità dei mercati innescata prima dalle attese per il referendum sulla Brexit, poi da un esito a sorpresa, hanno contribuito sicuramente a frenare in certa misura i flussi. Si consideri anche che giugno è un mese tradizionalmente debole per il risparmio gestito date le scadenze fiscali del mese che drenano parecchie risorse.
Ma analizzando i numeri si scopre anche che il rosso della raccolta è attribuibile soprattutto al risultato molto negativo di due soli due gruppi: Generali che ha registrato deflussi netti per 4,5 miliardi (di cui 3,9 miliardi dai fondi aperti) e Credit Suisse Italia con -3,7 miliardi. Quindi in totale 8,2 miliardi. E in entrambi i casi i motivi delle fuorisucite non sono da attribuire né alla Brexit né alla fuga dei risparmiatori.
Nel caso di Generali (che pesa molto perché è la prima società per patrimonio gestito nella mappa con 464 miliardi) la gran parte dei 3,9 miliardi usciti dai fondi aperti si riferisce a riscatti di prodotti monetari da parte di società del gruppo Generali che utilizzano questi prodotti per la loro gestione della liquidità. Per la banca svizzera invece il dato è legato all’ultima coda dei deflussi legati alla scelta di Poste Vita di gestire al suo interno i mandati di gestione delle polizze (processo partito nel 2012).
D’altra parte i criteri di Assogestioni prevedono che anche movimenti di questo tipo vengano ricompresi nella raccolta del mese, quindi le società hanno dovuto inserire questi dati nei file che inviano all’associazione che poi elabora le statistiche di settore. Non è tanto il caso del Credit Suisse perché il saldo è comunque a somma zero visto che la raccolta delle Poste segna un +3,9 miliardi, un numero che, giocoforza, è in linea con il risultato della banca svizzera.
Ma sono soprattutto le movimentazioni che hanno interessato Generali a rischiare di rendere la mappa un report che non sempre rispecchia esattamente i dati di raccolta dell’industria sul mercato. Che per il resto a giugno, al netto di queste operazioni, non ha avuto un andamento così negativo come appare a prima vista.
A partire dall’altro big del settore, Intesa Sanpaolo che nel mese ha ottenuto una raccolta positiva per 629 milioni, di cui 1,1 miliardi portati in dote da Eurizon Capital (negativa per 474 milioni Fideuram). Bene anche il gruppo Ubi Banca con flussi per 622 milioni, Anima con 251 milioni, Mediolanum con 210 milioni, il Banco Popolare con 183 milioni e Credem con 278 milioni. Pioneer invece ha chiuso in rosso per 481 milioni.
Tra gli esteri spicca anche questo mese Jp Morgan Asset Management con 305 milioni è diventato il primo operatore straniero per masse gestite nei fondi aperti (25,2 miliardi) superando Franklin Templeton che per anni è stato in testa ma che negli ultimi mesi ha sofferto per via dei riscatti su alcuni fondi della casa (-414 milioni a giugno) e le sue masse riferite all’Italia sono scese nel giro di un biennio di circa 10 miliardi a 18 miliardi.
Tornando ai numeri complessivi di giugno, i fondi aperti hanno registrato una raccolta negativa per 3,1 miliardi, le gestioni di portafoglio per -2,4 miliardi. Quanto ai soli fondi, a guidare i flussi si confermano i comparti flessibili (+2 miliardi), mentre sono in rosso le altre categorie (azionari -1,9 miliardi, bilanciati -13 milioni, obbligazionari -1 miliardo, monetari -2 miliardi).
Quanto al passaporto dei fondi, i prodotti di diritto italiano hanno registrato una raccolta positiva per 558 milioni, negativi per 3,6 miliardi i comparti di diritto estero. In ogni caso i dati dei prossimi mesi permetteranno di capire se la forte frenata di giugno è un’una tantum oppure se per l’industria del risparmio gestito la crescita continuerà ma, come prevedono molti analisti, a ritmi più moderati perché dopo tre anni di Eldorado il bacino di risparmio amministrato a cui i le sgr hanno attinto a piene mani si sta fisiologicamente esaurendo.