Grana per Salvini, Lega multata per gli attacchi ai migranti
In un’estate in cui, in cima alla sua agenda, non compaiono più le voci relative ai barconi, agli sbarchi e alle Organizzazioni non governative (le Ong con cui tanto ha battagliato), difficilmente Matteo Salvini avrebbe potuto immaginare di ritrovarsi ancora una volta a discutere della questione migratoria, tema che lo aveva impegnato – e non…

Ancora nessun commento

In un’estate in cui, in cima alla sua agenda, non compaiono più le voci relative ai barconi, agli sbarchi e alle Organizzazioni non governative (le Ong con cui tanto ha battagliato), difficilmente Matteo Salvini avrebbe potuto immaginare di ritrovarsi ancora una volta a discutere della questione migratoria, tema che lo aveva impegnato – e non poco – quando occupava la poltrona di ministro degli Interni del primo governo di Giuseppe Conte.

E invece, anche quando preferirebbe parlare, ad esempio, del Ponte sullo stretto di Messina, di autostrade e dei tanti cantieri che stanno ripartendo in tutta Italia (come da competenza del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di cui oggi è capo), il leader della Lega si vede costretto a fare i conti con una piccola ma significativa grana che riguarda proprio la gestione dei flussi in entrata nel nostro Paese.

Multa in arrivo per Matteo Salvini e la Lega: perché la Corte di Cassazione ha condannato il Carroccio ad un risarcimento

La questione risale ormai a qualche anno fa, più precisamente all’estate del 2016, quando il Carroccio guidato dall’attuale vicepremier del governo Meloni non era ancora la macchina da consensi e preferenze che abbiamo conosciuto nell’ultimo quinquennio, in particolare tra il 2018 e il 2020, quando la Lega – Salvini Premier (liberatasi dallo stigma padano che l’aveva caratterizzata per un ventennio) riuscì a formare un governo con il Movimento 5 stelle e a toccare la quota monstre del 40% dei voti alle elezioni europee.

A quei tempi, la risalita dal 4% (toccato nell’ultima fase con Umberto Bossi segretario) era ancora in corso d’opera e lo stesso Salvini necessitava di toni più forti e sfrontati rispetto alla versione più moderata che abbiamo imparato a conoscere oggi. Un atteggiamento oltranzista che anche le sezioni locali del partito sparse in tutta Italia non esitavano a portare avanti a suon di slogan e appelli contro i migranti. Ed è proprio in un comune italiano di medie dimensioni come Saronno che accadde un fatto particolare, le cui ripercussioni arrivano ad occupare le pagine dei giornali nazionali ancora oggi.

Lega multata per i fatti avvenuti a Saronno nel 2016: cosa è successo e perché oggi i giudici hanno emesso una condanna

Giusto per delineare il contesto in cui i fatti sono avvenuti, stiamo parlando di un comune lombardo di circa 40mila abitanti situato nella provincia di Varese, in un’area che per il Carroccio rappresenta una roccaforte, patria di figure di spicco del passato e del presente come il compianto Roberto Maroni e l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Ebbene, come riportato dal Corriere della sera in un articolo apparso lo scorso 19 agosto, la Corte di Cassazione ha sanzionato la Lega per alcuni manifesti apparsi a Saronno volti a contestare l’accoglienza di 32 migranti nelle stanze della parrocchia locale. In quell’estate di sette anni fa, lungo le strade della città campeggiarono scritte come “Saronno non vuole i clandestini”, “vitto e alloggio vengono pagati da noi, mentre il governo abbassa le pensioni e aumenta le tasse” e “Renzi e Alfano (ai tempi rispettivamente premier e ministro degli Interni, nda) complici dell’invasione”.

L’utilizzo della parola “clandestini” e la sentenza della suprema Corte: per la Lega arrivano multa e obbligo di risarcimento

Arriviamo così ai giorni nostri quando, dopo sette anni di processo, nelle scorse ore i giudici della Corte di Cassazione hanno stabilito in maniera definitiva che quel comportamento è da considerare “discriminatorio e violento per ragioni di razza e origine etnica“. Le toghe hanno anche predisposto un risarcimento di 5mila euro a testa per due gruppi di persone, ossia l’Asgi (acronimo di Associazione studi giuridici per l’immigrazione) e la Naga (realtà diffusa in tutta Italia che garantisce assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri regolari e non).

Questo perché – sempre secondo la suprema Corte – in quel frangente “si sono oltrepassati i limiti della normale critica politica“, mettendo in atto un “comportamento idoneo a offendere la dignità della persona e a creare un clima degradante, umiliante e offensivo”. Il tutto, dunque, per un utilizzo errato della parola “clandestini“. Infatti, secondo quanto riportato nella sentenza, il ricorso a tele termine nei casi come quello descritto è del tutto sbagliato in quanto gli ospiti delle comunità “hanno presentato allo Stato italiano domanda di protezione internazionale, esercitando in tal modo un diritto fondamentale per l’individuo”.

Il testo del documento, dopo diverse note di carattere legislativo, si richiama addirittura all’articolo numero 10 della nostra Costituzione, tramite cui i magistrati sono arrivati alla conclusione che “gli individui in oggetto non potevano essere classificati con l’appellativo generico di clandestini“. Un termine che, viene sottolineato, può essere riservato solamente a chi “fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni amministrative vigenti in materia in quel momento storico”.

“Oltrepassati i limiti della normale critica politica”: così la Lega dovrà pagare una multa per i fatti del 2016

Insomma, la sentenza emessa dalla Terza Sezione della Corte di Cassazione presieduta dal giudice Giacomo Travaglino ha confermato i due verdetti stabiliti in primo e in secondo grado, ricordando tra l’altro che “in pendenza del giudizio di valutazione, la questura rilascia allo straniero un permesso di soggiorno, che permette anche di svolgere l’attività lavorativa”. In sostanza, non era possibile ravvisare alcuna clandestinità, come invece hanno preferito riportare i militanti leghisti di Saronno sui cartelloni affissi in tutta la città.

Ai 5mila euro di risarcimento che il Carroccio dovrà versare nelle casse delle due associazioni (che si sono costituite parte civile fin dall’inizio del procedimento giudiziario), le toghe hanno anche aggiunto la somma indicativa di 3.300 euro che andranno corrisposti a Naga e Asgi per le spese legali da loro sostenute nel periodo compreso tra il 2016 e oggi. Uno smacco davvero inaspettato per Matteo Salvini e compagni, proprio nell’estate in cui l’emergenza immigrazione è scivolata dal suo tavolo di competenza a quello della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ora, il dubbio che sorge spontaneo riguarda la campagna elettorale che condurrà alle elezioni europee del prossimo anno. La Lega deve recuperare consenso nei confronti di Fratelli d’Italia, l’alleato che più di tutti ha eroso il consenso del Carroccio nell’ultimo biennio. Per risalire la china, il segretario potrebbe puntare molto sulla problematica gestione dei flussi dell’attuale esecutivo: Matteo Salvini vorrà davvero farlo, viste le ultime vicende?

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI