Gruppo Ligresti e crac, una mail coinvolge l’ex manager Peluso

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Un’operazione da bancarotta fraudolenta preferenziale. Che ora, in relazione al fallimento nel 2012 dell’immobiliare Imco di Ligresti, induce il pm milanese Luigi Orsi a chiedere al gip Roberto Arnaldi di interdire per due mesi dalle cariche societarie 12 indagati ex amministratori. Ma che un manager testimone, e soprattutto il sequestro di una mail di Piergiorgio Peluso, riconducono alla volontà nel 2010 proprio dell’allora n.1 di Unicredit Corporate Banking, figlio del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, investita a fine 2013 dalle polemiche per le telefonate con la compagna e il fratello di Salvatore Ligresti sulla salute in carcere di Giulia Ligresti.
Per privilegiare Unicredit fra i debitori della holding immobiliare Sinergia del gruppo Ligresti, infatti, nell’agosto 2010 la controllata Imco (che possedeva la preziosa area del futuro polo scientifico Cerba) sarebbe stata depauperata di questo unico cespite di valore, dato in pegno alla banca, e le sarebbero stati accollati 108,5 milioni di debiti bancari in vece della controllante Sinergia. Un commercialista amministratore di parecchie società di Imco, Luciano Betti, ha deposto che «questa operazione di ristrutturazione del debito» di Sinergia, «chiaramente strumentale» a «rimborsare la banca Unicredit, fu negoziata per il gruppo Ligresti da Salvatore Rubino (amministratore delegato di Imco e direttore generale di Sinergia, ndr ) e dai dirigenti Peluso e Perco per Unicredit». E tra le carte depositate dal gip ai legali dei 12 ex amministratori, ci sono appunti allegati ad «alcune mail sequestrate» nelle quali nel 2009 e 2010 l’ora indagato «Rubino», dietro lo pseudonimo Aurelio, «e Piergiorgio Peluso di Unicredit» (che allo stato non risulta indagato) strutturano l’operazione descrivendola esplicitamente — ritengono gli inquirenti — «come una tecnicalità per realizzare l’operazione di trasferimento del debito di Sinergia a Imco».
Nel 2009-2010 Sinergia, holding immobiliare dei Ligresti che controllava Imco, e che dal 2001 era zavorrata da un disastroso investimento sulle azioni Bipop Carire, nel 2010 non ha infatti i soldi né per ottenere altre proroghe né per rimborsare la scadenza del debito di 88,5 milioni con Unicredit e di 20 con Ge Capital (ex Interbanca).
L’amministratore delegato Rubino disegna allora l’operazione che sposta il debito dalla controllante Sinergia alla controllata Imco, il cui unico tesoro, e cioè l’area del futuribile Cerba, viene dato in ipoteca ai creditori bancari. Inoltre agli amministratori di Imco viene fatto deliberare l’acquisto da Sinergia per 76 milioni delle quote della Tenuta Cesarina srl, nonostante questa azienda agricola di 679 ettari nella riserva naturale della Marcigliana (Roma) non potesse avere sviluppi edilizi, il suo volume d’affari annuo fosse di soli 750.000 euro e negli ultimi 4 anni avesse bruciato 6 milioni di euro di perdite. L’operazione arride a Unicredit e a Sinergia, ma affonda Imco sotto debiti bancari che in 5 mesi salgono da 118 a 246 milioni.
Ora a spiegare «il senso dell’operazione», oltre al teste Betti, ci sono nelle mail sequestrate i messaggi del «4 novembre 2009 e 8 aprile 2010 inviati da Rubino (con lo pseudonimo Aurelio) ad esponenti delle banche», e cioè l’una a Giovanni Matteo Ferro Luzzi di Ge Capital e l’altra a Peluso di Unicredit. Nel «testo allegato» a quelle mail «sono esplicitate», proprio nei termini indicati da Betti e ricostruiti dai consulenti del pm, «le motivazioni del differimento del termine discusso con le banche e il disegno volto al trasferimento del debito e degli assets ».

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