Il 2015 di Poste Italiane si chiuderà con un netto miglioramento rispetto al 2014

Francesco Caio, ad di Poste Italiane, conclude l’intervento nella prima conference call della società dedicata ai conti dei primi 9 mesi, annunciando che i numeri del gruppo si confermeranno in crescita anche a fine esercizio. E questo nonostante la scelta di caricare sull’ultimo trimestre dell’anno gli accantonamenti per gli esodi di personale attesi nel 2016 e il fatto che sono previsti «realizzi più contenuti» dalla vendita dei titoli di Stato, che nei primi otto mesi del 2015 aveva determinato plusvalenze per 397 milioni.
I numeri dei primi 9 mesi riflettono lo sforzo del management per ridare slancio ai vari business del gruppo arginando la flessione dei recapiti. I ricavi segnano un incremento del 6 per cento, a quota 23,9 miliardi, trainati dai premi assicurativi che aumentano del 10 per cento, passando da 15,3 a 16,9 miliardi. I servizi finanziari segnano il passo, attestandosi a quota 3,9 miliardi (+0,4 per cento; +44% l’Ebit a 687 milioni). I servizi legati al Bancoposta risentono di un calo del 11% delle commissioni sulle transazioni bancarie, a quota 773 miliardi, mentre le commissioni per la raccolta per conto della Cdp segnano un aumento del 7,4%, a quota 1,21 miliardi. In miglioramento anche il ritorno sui conti correnti, sulle carte di pagamento e sulla distribuzione di prodotti finanziari per conto terzi, pari a 226 milioni (+4,6%). A questo proposito ieri è stato spiegato che i primi prodotti con il marchio Anima sgr (di cui Poste ha rilevato il 10% del capitale)sono stati commercializzati a fine settembre, ma per avere un’idea degli effetti della partnership bisognerà aspettare il prossimo anno.
Soffrono i ricavi dei recapiti, in calo del 6,5%, a 2,8 miliardi, generando un risultato operativo negativo per 137 milioni (contro -66 milioni di fine settembre 2014). Continua la crescita del settore pacchi, con un aumento del ricavi del 10% (a 60 milioni).
I costi totali devono registrare un incremento del 5,3%, da 21,82 a 22,99 miliardi, a causa di una diversa contabilizzazione delle riserve tecniche assicurative (che passano da 14,6 a 15,4 miliardi) e altri oneri legati sempre al settore (da 282 a 857 milioni). Nonostante questo il risultato operativo segna un marcato incremento del 26,9 per cento, a quota 930 milioni. E questo per effetto dell’azione di riduzione dei costi operativi e del personale del 3,5%, da 6,9 a 6,65 miliardi. Aumenta la cassa operativa, al netto degli investimenti, generata nel periodo: passa da 567 milioni di fine settembre 2014 a 658 milioni dello stesso periodo 2015. L’utile netto si attesa a 622 milioni, ma prendere a riferimento questo numero per ipotizzare il dividendo sarebbe fuorviante. Ieri il cfo Luigi Ferraris ha confermato un «payout di almeno l’80%» che potrà essere sostenuto con la cassa generata. Ma anche aggiunto che gli accantonamenti per gli oneri del personale prevedibili nell’ultimo trimestre saranno «di poco inferiori a 300 milioni». Alla luce di questi oneri e di minori plusvalenze sui titoli di Stato (a fine settembre era pari a 39,9 il portafoglio di titoli in cui è investito il patrimonio del Bancoposta) l’utile del 2015 difficilmente sarà superiore ai 550 milioni.
«I solidi risultati trimestrali riportati confermano che il nostro piano di trasformazione è ben avviato e rappresentano una buona base per i risultati attesi di fine anno – ha spiegato Caio-. Sulla base dell’attuale performance operativa, prevediamo il 2015 in netto miglioramento rispetto al 2014». Il titolo Poste Italiane ieri ha chiuso in calo del 2%, trascinato dall’indice e nonostante un avvio di seduta in rialzo. Bisognerà attendere la seduta di oggi per vedere le reazioni del mercato ai dati diffusi ieri.

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