Francesco Caio, ad di Poste Italiane, conclude l’intervento nella prima conference call della società dedicata ai conti dei primi 9 mesi, annunciando che i numeri del gruppo si confermeranno in crescita anche a fine esercizio. E questo nonostante la scelta di caricare sull’ultimo trimestre dell’anno gli accantonamenti per gli esodi di personale attesi nel 2016 e il fatto che sono previsti «realizzi più contenuti» dalla vendita dei titoli di Stato, che nei primi otto mesi del 2015 aveva determinato plusvalenze per 397 milioni.
I numeri dei primi 9 mesi riflettono lo sforzo del management per ridare slancio ai vari business del gruppo arginando la flessione dei recapiti. I ricavi segnano un incremento del 6 per cento, a quota 23,9 miliardi, trainati dai premi assicurativi che aumentano del 10 per cento, passando da 15,3 a 16,9 miliardi. I servizi finanziari segnano il passo, attestandosi a quota 3,9 miliardi (+0,4 per cento; +44% l’Ebit a 687 milioni). I servizi legati al Bancoposta risentono di un calo del 11% delle commissioni sulle transazioni bancarie, a quota 773 miliardi, mentre le commissioni per la raccolta per conto della Cdp segnano un aumento del 7,4%, a quota 1,21 miliardi. In miglioramento anche il ritorno sui conti correnti, sulle carte di pagamento e sulla distribuzione di prodotti finanziari per conto terzi, pari a 226 milioni (+4,6%). A questo proposito ieri è stato spiegato che i primi prodotti con il marchio Anima sgr (di cui Poste ha rilevato il 10% del capitale)sono stati commercializzati a fine settembre, ma per avere un’idea degli effetti della partnership bisognerà aspettare il prossimo anno.
Soffrono i ricavi dei recapiti, in calo del 6,5%, a 2,8 miliardi, generando un risultato operativo negativo per 137 milioni (contro -66 milioni di fine settembre 2014). Continua la crescita del settore pacchi, con un aumento del ricavi del 10% (a 60 milioni).
I costi totali devono registrare un incremento del 5,3%, da 21,82 a 22,99 miliardi, a causa di una diversa contabilizzazione delle riserve tecniche assicurative (che passano da 14,6 a 15,4 miliardi) e altri oneri legati sempre al settore (da 282 a 857 milioni). Nonostante questo il risultato operativo segna un marcato incremento del 26,9 per cento, a quota 930 milioni. E questo per effetto dell’azione di riduzione dei costi operativi e del personale del 3,5%, da 6,9 a 6,65 miliardi. Aumenta la cassa operativa, al netto degli investimenti, generata nel periodo: passa da 567 milioni di fine settembre 2014 a 658 milioni dello stesso periodo 2015. L’utile netto si attesa a 622 milioni, ma prendere a riferimento questo numero per ipotizzare il dividendo sarebbe fuorviante. Ieri il cfo Luigi Ferraris ha confermato un «payout di almeno l’80%» che potrà essere sostenuto con la cassa generata. Ma anche aggiunto che gli accantonamenti per gli oneri del personale prevedibili nell’ultimo trimestre saranno «di poco inferiori a 300 milioni». Alla luce di questi oneri e di minori plusvalenze sui titoli di Stato (a fine settembre era pari a 39,9 il portafoglio di titoli in cui è investito il patrimonio del Bancoposta) l’utile del 2015 difficilmente sarà superiore ai 550 milioni.
«I solidi risultati trimestrali riportati confermano che il nostro piano di trasformazione è ben avviato e rappresentano una buona base per i risultati attesi di fine anno – ha spiegato Caio-. Sulla base dell’attuale performance operativa, prevediamo il 2015 in netto miglioramento rispetto al 2014». Il titolo Poste Italiane ieri ha chiuso in calo del 2%, trascinato dall’indice e nonostante un avvio di seduta in rialzo. Bisognerà attendere la seduta di oggi per vedere le reazioni del mercato ai dati diffusi ieri.
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