Il bitcoin è morto
Sono esenti Iva le operazioni di cambio tra Bitcoin e altre valute

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E’ l’opinione di Taavet Hinrikus, startupper estone, mago (e unicorno) del fintech. È il Ceo di Transferwise, il sistema di money transfer peer-to-peer, che ha raccolto 100 milioni da venture come Richard Branson e Andreessen Horowitz. E Hinrikus non è l’unico a voler celebrare il funerale della criptomoneta. Infatti, se fino a poco tempo fa ex dipendente di Skype basava il suo claim su messaggi come “bye bye banks” oppure “nothing to hide” (niente da nascondere), manifestando in mutande in giro per Londra contro le «fee nascoste» delle banche, ora – ironia della sorte – si trova in piena sintonia con il ceo di JP Morgan, Jamie Dimon.

In una recente intervista a Yahoo Finance Hinrikus esprime tutto il suo scetticismo sullo stato attuale dei bitcoin: «Possiamo dire che sono morti. Manca l’attenzione della gente, nessuno li usa. L’esperimento penso sia concluso», sentenzia.

«Quello che è avvenuto – continua il Ceo – è stata una corsa all’oro. Le persone hanno iniziato a comprarli sperando che in futuro il loro valore sarebbe aumentato. E molti sono stati anche fortunati. Ma nessuno li usa. E non capiamo quale problema abbia davvero risolto».

 

Nel corso dell’intervista Hinrikus si mostra meno scettico nei confronti della blockchain, il libro mastro che registra tutte le operazioni che avvengono all’interno della rete peer-to-peer. E che per molti analisti potrebbe essere applicata a diversi settori, oltre alla finanza, media, internet of things, retail, sanità, pubblica amministrazione, energia.

«La blockchain è un avanzamento geniale nella tecnologia. Ma oggi non saprei prevedere in quali ambiti troverà una sua applicazione. Ne sono di sicuro tanti, ma siamo ancora agli inizi della rivoluzione» prosegue Hinrikus che poi ammette che la startup negli anni ha prestato molto attenzione alle evoluzioni nel campo dei bitcoin e blockchain.

Ad andarci giù in modo pesante, questa volta non è il papà di Transferwise, bensì il Ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, una delle più importanti società finanziarie al mondo: «Non ci sarà nessuna competizione con la moneta corrente. È una perdita di tempo. Non ci sarà mai una valuta non controllata dai governi. Non c’è nulla dietro e se fosse stato veramente qualcosa di grosso, gli Stati nazionali l’avrebbero già fermata» spiega Dimon in un’intervista alla CNBC.

Una dichiarazione che segue di qualche mese un’altra dove il Ceo parlava di numeri e prospettive: «Bitcoin sono 2, 3 miliardi di dollari. Mentre JP Morgan muove ben sei trilioni di dollari al giorno. Se metti questi numeri in prospettiva capisci da quale parte sono le abitudini dei consumatori».

Come Hinrikus anche Dimon crede nella potenzialità  della blockchain: «È sicura ed economica e si adatta a tantissimi usi» spiega.

D’altronde non è un segreto che JP Morgan è tra il gruppo di banche (42 in tutto il mondo) che partecipano a R3, un consorzio che sperimenta possibili applicazione della blockchain in campo finanziario. La società finanziaria con sede a New York è anche parte dell’Open Ledger Project, altro progetto sperimentale nel campo, che coinvolge la Linux Foundation e Ibm.

 

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