Il Ftse Mib cede un punto e mezzo circa
borsa italiana

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Prevalenza di segni meno sull’azionario asiatico, con l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo in calo -0,64%, nonostante le ultime dichiarazioni provenienti dalle autorità governative, secondo cui la Bank of Japan non ha ancora esaurito le proprie munizioni, dopo l’annuncio a sorpresa, la scorsa settimana, dei tassi di interesse negativi. Così Hisroshige Seko, vice segretario di gabinetto:

“Ci sono altre banche centrali che hanno introdotto tassi di interesse ancora più negativi”.

Shanghai eccezione positiva in Asia, con l’indice di riferimento Shanghai Composite che, dopo aver archiviato due sessioni in territorio negativo, sale oltre +2%. L’indice Shenzhen è salito anche oltre +3%. Ma l’Hang Seng di Hong Kong si è allineato al sentiment negativo in Asia, con un calo -0,42%.

Sotto pressione anche Sidney, che ha esteso le perdite dopo la decisione della banca centrale Reserve Bank of Australia di lasciare invariati i tassi di interesse al minimo record del 2%. A tal proposito Angus Nicholson, analista di mercato presso IG, ha fatto notare che l’azionario è stato colpito dai sell off nonostante le prospettive di ulteriori tagli dei tassi:

Se avessimo altri due tagli dalla RBA e l’inflazione rimanesse all’1,7%, l’Australia avrebbe tassi di interesse negativi”. Sidney ha perso -1% circa. Male anche Seoul, con -0,95%.

Nella giornata di ieri, complici i dati macroeconomici che hanno confermato la minaccia della deflazione in Eurozona, Piazza Affari ha chiuso negativa, con l’entusiasmo per le operazioni di fusione tra le banche che si è smorzato progressivamente. I numeri sul PMI hanno innervosito i mercati. Gli investitori sono ben consapevoli del fatto che il mix di tassi negativi e acquisti di asset con il piano di Quantitative easing della BCE non è riuscito ancora a sostenere la crescita dell’inflazione in Eurozona.

MPS sotto pressione con altri bancari: non ha di certo aiutato il report di Moody’s, secondo cui l’accordo sulla bad bank raggiunto tra l’Italia e l’Ue costringerà alcune banche a iscrivere al bilancio nuove perdite.

Petrolio  sotto pressione, con il contratto WTI che è tornato vicino a bucare la soglia di $31 e il Brent che ha ceduto mantenendosi sopra $33, dopo perdite fino a -5% nelle contrattazioni di Wall Street. Il dietrofront dei prezzi del petrolio, che la scorsa settimana avevano segnato un balzo +10% circa, è dovuto allo smorzarsi di un accordo tra l’Opec e i paesi produttori non Opec, teso a tagliare l’offerta.

Sul valutario, euro/dollaro riagguanta la soglia di $1,09, mentre il rapporto dollaro/yen è sotto pressione in area JPY 120,60.

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