Il pensiero tormentato di Ernest Hemingway: la fusione di guerra e amore
Mettere piede nel mondo di Ernest Hemingway vuol dire cimentarsi in un viaggio tormentato, lungo e particolarmente complesso. Non sempre si sarà d’accordo con i pensieri espressi, ma senza dubbio si resterà basiti dinanzi alla complessità del suo pensiero, frutto di differenti radici ben intrecciate e inestricabili. Giornalismo e letteratura si fondono nel suo modo…

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Mettere piede nel mondo di Ernest Hemingway vuol dire cimentarsi in un viaggio tormentato, lungo e particolarmente complesso. Non sempre si sarà d’accordo con i pensieri espressi, ma senza dubbio si resterà basiti dinanzi alla complessità del suo pensiero, frutto di differenti radici ben intrecciate e inestricabili.

Giornalismo e letteratura si fondono nel suo modo di scrivere, nella scelta dei temi e nell’approccio a essi. Figlio del suo tempo e delle esperienze accumulate, che lo hanno delineato e definito, cicatrici comprese, Hemingway vedeva nella guerra una vera e propria esperienza formativa. Difficile anche solo tentare di calarsi nei suoi panni ma, soffermandosi con attenzione sui pensieri espressi, senza lasciarsi divorare dall’ansia di completare un altro volume e riporlo sullo scaffale, si avrà modo di capire perchè venga considerato uno degli scrittori più influenti del Novecento. Di certo tra i più adorati, discussi e controversi.

Un nuovo modo di scrivere

Tra il 1953 e il 1954 ottenne rispettivamente il premio Pulitzer per Il vecchio e il mare e il premio Nobel per la letteratura. Il suo stile unico ha forgiato nuovi autori, poggiatisi sulle sue spalle, alla ricerca di una propria voce. Personaggio affascinante perchè differente, forgiato come detto dalle proprie singolari esperienze. Sprezzante del pericolo, istintivo e particolarmente riflessivo allo stesso tempo. Fermo a contemplare il nulla che la morte porta con sé, in ogni luogo visitato, teatro di guerra o meno.

Ecco il grande topos che ritorna nei suoi lavori. I personaggi che delinea sono forti e virili, chiamati dalla vita a porsi dinanzi a situazioni in cui la grazia viene squarciata dalla guerra. La violenza diventa così a lungo l’unica risposta con ancora una parvenza di senso. Attraversare il conflitto, viverlo e lasciare che si cibi di parte di sé, ma non tutto, consente di giungere dall’altra parte con uno spirito temprato. Il viaggio dell’eroe che in questo caso non è invenzione ma delirio e tormento globale.

Guerra e amore

La guerra come sviluppo dell’animo dell’uomo, il che è evidente soprattutto in Addio alle armiPer chi suona la campana. Se la guerra ha influenzato la sua scrittura, è solo perché prima ha preso d’assalto la sua vita, scuotendola e rimescolandola, fino a consegnargliene una ben differente da ciò che conosceva.

Ha preso parte alla battaglia di Caporetto come membro della Croce Rossa Americana. Guidava ambulanze e venne ferito, il che diede il via a una storia d’amore al fronte con un’infermier aamericana. Nel protagonista di Addio alle armi, Frederic Henry, c’è tanto di se stesso.

L’amore trova la sua strada e offre squarci all’interno del conflitto. Accadde quando il suo protagonista venne ferito a Milano. L’amore lo travolse e aveva il volto dell’infermiera Catherine Barkley. Il loro rapporto fu molto intenso e passionale, dettato anche dal luogo e il tempo. La guerra è portatrice di riflessioni sulla morte, altrui e propria. Vivere intensamente i rapporti, di qualsiasi tipo fossero, era un modo per affermare la propria esistenza.

Ai tratti giornalistici di Addio alle armi si aggiunge dell’altro. Si parla della grandiosa capacità di Hemingway di guardare oltre, di fare della guerra l’esperienza formativa terribile di un’intera generazione, sfortunata nel nascere in quel tempo, ma pronta a tutto pur di sopravvivere. Nel concetto di guerra l’autore condensa il cammino di una vita, condotta tra violenza e morte, ma alternata dall’amore, spesso fugace me incredibilmente vivo, intenso e colorato, nel fumo nero del conflitto di un’esistenza complessa e dolorosa.

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