Inchiesta/ Credito al consumo: sospeso dal Mac il gruppo Effegi, ecco i retroscena

Sospese a tempo indeterminato dalle negoziazioni sul Mac le azioni del gruppo Effegi, società di credito al consumo con sede a Milano e direzione amministrativa a Napoli (dove è nata nel 2004), quotata sul mercato alternativo dal 2009. Dietro la decisione, comunicata ieri da Borsa italiana, ci sono una bancarotta fraudolenta, un’istanza di fallimento e l’arresto del presidente, Antonio Clemente, che è anche amministratore unico di Hfc srl, la società a cui fa capo la maggioranza del gruppo.

Dal 4 dicembre Clemente, subentrato in maggio a Franco Guidantoni nel ruolo di chairman, si trova in custodia cautelare in carcere con l’accusa dibancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali per il crack della Filo Verde. Secondo i pm di Milano l’ex promotore Fideuram e Ing Direct e consulente nel settore creditizio avrebbe fatto fallire la società, ex controllata del gruppo Effegi, trasferendo oltre 2 milioni di euro dalle sue casse ai conti correnti propri, della controllante e di aziende collegate. Quanto alle false comunicazioni sociali, l’accusa è di aver inserito nei bilanci della capogruppo “crediti da svalutare nella loro totalità”. Oltre 3 milioni di crediti inesigibili, tenuto conto dei quali il patrimonio netto del gruppo Effegi (che in base al resoconto di gestione al 30 giugno registrava una perdita netta di 50.838 euro) è risultato essere negativo per 1,5 milioni. Per questo il 28 novembre la Procura della Repubblica ha notificato alla società un’istanza di fallimento. Lunedì 3 dicembre ha dato le dimissioni l’intero cda, in cui Clemente era affiancato dall’ad Marco Ariotti (in curriculum anni di esperienza nel gruppo Prometeo e inElecta, opache reti di mediatori creditizi entrambe fallite) e dal consigliere indipendente Giuseppe Michelucci. L’assemblea dei soci, convocata per il 18 dicembre, dovrà fare i conti con una situazione disastrosa.

Qualche scricchiolio di avvertimento, a dire il vero, c’era stato: l’8 novembre era definitivamente sfumata la prevista acquisizione del 51% di Finsolution Italia, attiva nei prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio. Operazione che avrebbe dovuto concretizzarsi con un aumento di capitale da 1 milione di euro riservato ai soci fondatori di Finsolution, Giulio e Domenico Trimboli.

Ma l’infortunio più grave risale all’ottobre 2010, quando il tribunale di Genova ha disposto il sequestro di due agenzie operanti nel capoluogo ligure e a Cairo Montenotte con l’insegna EffegiDirect, di cui la Hfc di Clemente aveva il 50%. Due mesi dopo è stato arrestato l’amministratore di fatto, il calabrese Onofrio Garcea, boss della ‘ndrangheta latitante dal luglio dello stesso anno, quando in manette era finito il complice Giuseppe Abbisso. Entrambi erano accusati di usura aggravata. Lo scorso aprile è arrivata la sentenza: nove anni di carcere. I due, è emerso dalle indagini, prestavano denaro a tassi che raggiungevano il 240% annuo. Pochi giorni fa, in appello, la condanna è stata confermata. Garcea ha ottenuto una riduzione della pena a 8 anni e 9 mesi.

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