Intesa Sanpaolo non vuole più che l’Abi la rappresenti
Strappo all'interno dell'Abi.
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Strappo all’interno dell’Abi.

Il gruppo guidato da Carlo Messina, per effetto del processo di concentrazione, rappresenta oramai una grande parte del comparto e dei suoi lavoratori, mettendo a segno utili sempre maggiori. E che negli ultimi mesi ha preso delle decisioni senza l’accordo con i sindacati che faticava ad arrivare. Un comportamento fortemente criticato specie dalla Fabi e dal suo segretario Lando Sileoni anche nelle trattative dei giorni scorsi al tavolo con l’Abi. Il gruppo ha deciso di dare ai dipendenti un bonus contro il caro prezzi ed energia, la settimana corta di 4 giorni, lo smart working a 120 giorni. Misure che hanno ricevuto forti adesioni fra i dipendenti. Si tratta di decisioni possibili peraltro anche con l’attuale contratto che aveva trovato un difficile equilibrio fra contrattazione di primo e secondo livello. Intesa quindi per ora non intenderebbe creare un ‘suo’ contratto alternativo a quello nazionale ma valuterà i contenuti che emergeranno dalle trattative per evitare automatismi che la costringano in uno schema troppo stretto e non più adatto alle sue caratteristiche. La banca di Ca’ de Sass ha sottolineato di “mantenere l’adesione all’associazione” e che avrà anche una trattativa diretta “per fornire il supporto più adeguato al nostro modello organizzativo e al ruolo ricoperto da Intesa Sanpaolo nel nostro Paese”. Questo in un contesto di “piena garanzia dei diritti individuali e collettivi”.

E il dg dell’Abi Sabatini rileva come Intesa continuerà a partecipare al Casl. “L’associazione – precisa – si occupa della definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Ci sono poi le prospettive e le scelte di business delle singole aziende e su queste naturalmente non entriamo”. C’è poi chi parla di tensione fra grandi e piccole banche nell’associazione, mondi sempre più distanti e con obiettivi diversi. Un tema peraltro non nuovo. L’allora ad di Unicredit Alessandro Profumo pose sul tavolo il tema anni fa e la questione venne risolta proprio dall’attuale presidente Abi Antonio Patuelli con un ‘lodo’ che prevedeva l’alternanza al vertice fra istituti piccoli e grandi. La crisi pandemica ha dato nuovo impulso al ruolo dell’Abi nel trattare con le autorità le misure straordinarie così come crescente è il ruolo presso le istituzioni europee. Gli accordi siglati tuttavia possono non essere attuati dalle banche associate. Dove lo statuto prevede un mandato cogente è appunto nella trattativa e sottoscrizione del contratto di lavoro tramite il comitato affari sindacali (Casl), da dicembre presieduto da Ilaria Maria Dalla Riva (Unicredit). Si vedrà ora l’effetto sulle trattative per il rinnovo. Il contratto, scaduto a fine dicembre, è stato prorogato già due volte per permettere i negoziati e il prossimo termine è il 30 aprile. Siamo ancora nelle fasi iniziali tuttavia, come ha ricordato anche Sabatini e le negoziazioni di “fatto non sono ancora iniziate”, “quando ci avvicineremo alla fase di contrattazione vedremo il quadro”. Il prossimo appuntamento sarà il 13 marzo, in una riunione in teoria solo tecnica per il tema delle agibilità sindacali.

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