Istituti in rosso per 22 miliardi ma i banchieri dimenticano la regola Olivetti

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Tempi duri per le banche italiche. Ma evidentemente non per i banchieri. Asticelle sempre più alte nelle ricapitalizzazioni; draconiani esami europei all’orizzonte; rottamazioni forzate di migliaia di sportelli, con dolorosi esuberi; ripetuti giri di vite fiscali da parte del governo che, tra balzelli vari, ha provveduto anche a raddoppiare il prelievo sulla rivalutazione delle quote in Bankitalia. Certo, non se la passa meglio chi entra in un’agenzia bancaria per chiedere mutui o finanziamenti: per comprare casa, per sviluppare l’azienda, magari per curarsi. Tra prudenza degli istituti di credito e spread sui tassi d’interesse, ottenere un prestito somiglia sempre di più ad una chimera. Come non finisce mai di ricordare la stessa Banca d’Italia: «Dai sondaggi più recenti presso le imprese — recita l’ultimo Bollettino economico di palazzo Koch — arrivano segnali di attenuazione del credit crunch. Ma i prestiti continuano comunque a scendere e il costo del credito nel nostro Paese resta di circa 80 punti base superiore a quello medio nell’area dell’euro». E ieri anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha provato a esorcizzare lo spettro del credit crunch: «La tassazione sulla rivalutazione delle quote in Bankitalia lascia alle banche in sede patrimoniale un po’ meno di quanto previsto, ma è sempre una rivalutazione importante e sono convinto che le banche faranno il proprio lavoro, che è dare credito all’economia. D’altro canto è nel loro interesse, perché così fanno profitti e se l’economia riprende anche le banche ne beneficiano». Strada impervia, dunque, per le banche e per i loro clienti. Ma decisamente più agevole, appunto, per i banchieri. Almeno a giudicare da alcuni dati diffusi dal sindacato Uilca: nel 2013 le undici principali banche italiane hanno perso complessivamente 21,87 miliardi di euro, mentre gli stipendi dei rispettivi amministratori delegati nello stesso arco di tempo sono cresciuti del 16,8% a 19,2 milioni. La retribuzione media dei banchieri è oggi pari a 62 volte quella dei dipendenti, insomma dei bancari, un gap cresciuto rispetto alle 53 volte del 2012 e alle 42 del 2000. Con buona pace della “regola Olivetti”.

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