La Banca Centrale Europea gira il coltello nella piaga
La partita contro l'inflazione non è ancora terminata, quest'ultima dovrebbe raggiungere il picco nel primo semestre del 2023 prima di attenuarsi.
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La partita contro l’inflazione non è ancora terminata, quest’ultima dovrebbe raggiungere il picco nel primo semestre del 2023 prima di attenuarsi. “Siamo impegnati a riportare l’inflazione al 2% entro fine 2024, fine 2025”, ha detto il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau.

Eurostat: inflazione +10,1% anno su anno in Eurozona, 11,8% in Italia

Un’inflazione che resta, in effetti, elevata. Come reso noto da Eurostat il 16 dicembre, l’indice dei prezzi al consumo nell’area euro a novembre, secondo la lettura definitiva, è sceso dello 0,1% a livello mensile ed è cresciuto del 10,1% su base annua (-0,1% mese su mese e +10% anno su anno la stima del consenso). L’indice dei prezzi core, che esclude le componenti dell’energia, degli alimenti e dell’alcol, è rimasto invariato su base mensile ed è cresciuto del 5% a livello annuo. Solo in Italia a novembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua, come nel mese precedente, raggiungendo il livello più alto da marzo 1984 come ha segnalato l’Istat confermando la stima preliminare.

Con il ritmo di aumento dei tassi e la riduzione del bilancio più o meno fissati, la Bce il 15 dicembre ha rivisto significativamente al rialzo le aspettative di inflazione, che ora sono dell’8,4% per il 2022, del 6,3% per il 2023, del 3,4% per il 2024 e del 2,3% per il 2025. Per la prima volta, inoltre, la Lagarde ha fatto cenno ad “una recessione relativamente breve e poco profonda” fra il quarto trimestre del 2022 e il primo del 2023. Le nuove stime indicano una crescita del Pil del 3,4% nel 2022, dello 0,5% nel 2023, dell’1,9% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025. 

Il mercato vede ora il tasso terminale oltre il 3% a settembre

La Bce, sulla scia di Fed e BoE, ha aumentato i tassi di interesse di 50 punti base, così come il mercato si aspettava, portando il costo delle operazioni di rifinanziamento principale al 2,5%, di rifinanziamento marginale al 2,75% e sui depositi presso la banca centrale al 2%. Ma nel suo discorso la presidente, Christine Lagarde, ha ribadito come l’inflazione resti ancora troppo elevata e, secondo le proiezioni, è atteso che si mantenga superiore all’obiettivo per un periodo di tempo prolungato. Motivo questo per il quale sono necessari altri rialzi dei tassi di 50 punti base per un certo periodo di tempo al fine di assicurare un ritorno dell’inflazione nell’intorno dell’obiettivo del 2%. Il consensus di mercato prevede due aumenti di tassi da 50 punti base nei prossimi due meeting e vede ora un tasso terminale oltre il 3% a settembre, in rialzo rispetto al precedente 2,8% stimato prima della riunione Bce.

“Alla luce dei toni da falco, della tenuta della domanda fino alla seconda metà del 2022 e del fatto che la Bce prevede una recessione lieve, ora ci aspettiamo aumenti dei tassi di 50 punti base a febbraio e marzo, prima di una lunga pausa che porterà il tasso sui depositi al 3%”, ha stimato Simon Wells, Chief European Economist di Hsbc. “Tuttavia, la nostra visione sulle pressioni dell’inflazione di fondo a medio termine ci porta a non prevedere tagli dei tassi da parte della Bce nel 2023 o nel 2024. Ci aspettiamo anche che il ritmo di 15 miliardi di euro del Quantitative Tightening rimanga per tutto il 2023”. 

Con i paesi che devono affrontare ampi deficit a causa della crisi energetica e della recessione, non crediamo che la Bce rischierà di mettere sotto pressione gli spread delle obbligazioni della periferia. “Pensiamo, quindi, che manterrà il ritmo di 15 miliardi di euro nella seconda metà del 2023 e potenzialmente lo aumenterà nel 2024. Anche in questo caso, con la combinazione di rialzi dei tassi e QT più aggressivi, alcuni Paesi potrebbero trovarsi ad affrontare una pressione significativa in termini di costi di finanziamento l’anno prossimo”, ha avvertito Wells.

Banche centrali come il Grinch, gelano il rally di fine anno


Con gli investitori alla ricerca di rassicurazioni che tutto andasse bene, “le banche centrali hanno, invece, interpretato la figura del Grinch, rovinandone il Natale. Va anche riportato come gli investitori abbiano mostrato forse eccessivo ottimismo sul fatto che le pressioni inflazionistiche siano ormai alle nostre spalle e che le banche centrali debbano cambiare orientamento, da lotta all’inflazione a lotta alla recessione”, ha sottolineato Gabriel Debach, market analyst di eToro. “Con un’inflazione in Europa a doppia cifra, con solamente la lettura di novembre che ha restituito una flessione (la prima dal giugno 2021) e per lo più, come evidenziato dalla stessa Bce, generata dal calo dei prezzi energetici, risulta difficile pensare che la pressione sui prezzi sia acqua passata”. Per Ipek Ozkardeskaya, senior analyst di Swissquote, Lagarde ha mandato i mercati all’inferno e ha infranto ogni speranza rimasta per un rally azionario di fine anno. 

Nuova impennata dei rendimenti dei titoli di Stato

Con una lotta all’inflazione ancora lontana dall’essere estirpata i mercati hanno rivisto al rialzo le aspettative future dei tassi. L’Euribor a tre mesi, con scadenza a giugno, torna ad essere scambiato sopra al 3,2% e probabilmente continuerà a salire, spread Btp/Bund a 219 punti base nel giorno delle quattro streghe (il rendimento del Bund decennale tedesco sale al 2,20% e quello del Btp a 10 anni al 4,386% e del 2 anni al 3,17%) e focus sui debiti pubblici, quello dell’Italia in primis, con il rendimento greco, in questo momento, perfino inferiore a quello italiano. “Il piano della banca centrale di tagliare il suo sostegno ai mercati dei titoli sovrani arriva mentre i governi della zona euro sono pronti a emettere più debito il prossimo anno per coprire il costo della protezione delle famiglie e delle imprese dall’impatto dei prezzi elevati dell’energia quest’anno”, ha detto Debach.  

S&P Global: se la Bce ha ragione, la curva dei rendimenti in Europa si accentuerà

Se la Bce ha ragione, secondo Sylvain Broyer, Chief Economist Emea, S&P Global Ratings, è possibile che i rendimenti a lungo termine aumentino ulteriormente e che la curva dei rendimenti in Europa si accentui. “Se il punto di vista dei mercati è corretto, è meglio che la Bce sia molto cauta nelle sue prossime decisioni sui tassi e sul prelievo di liquidità, per non far ricadere l’economia europea in una recessione più lunga e più profonda di quanto le sue previsioni suggeriscano”, ha avvertito Broyer per il quale il segnale inviato dai mercati con una curva dei rendimenti da piatta a invertita dovrebbe costituire un campanello d’allarme per il Consiglio Direttivo.  

Ad aggiungere benzina alle preoccupazioni degli investitori, ha concluso Debach, “le letture americane sulle vendite al dettaglio e sulla produzione manifatturiera di novembre, entrambe scese più del previsto. Letture che fanno aumentare i timori di recessione, soprattutto con una Fed ancora con il piede pigiato sull’acceleratore”. 

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