La Bce non ha diffuso notizie sensibili
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Ieri, il «Financial Times» ha pubblicato un’inchiesta sugli incontri che alcuni membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea hanno avuto con banche e fondi d’investimento pochi giorni o poche ore prima di riunioni importanti della Bce. Nessuno scandalo: è essenziale che chi si occupa di politica monetaria abbia una conversazione con chi sta sui mercati, per avere il polso delle opinioni e delle tendenze prevalenti tra chi muove miliardi ogni giorno.
D’altra parte, però, i dubbi di opportunità che questi incontri possono sollevare andrebbero chiariti: a quanto ci risulta, la Bce avrebbe già dato disposizioni affinché gli incontri futuri avvengano il meno vicino possibile a riunioni rilevanti e affinché ci sia una totale trasparenza su chi partecipa alle riunioni e su cosa discute. In risposta all’inchiesta, ieri la Bce ha commentato che durante gli incontri non è stata data alcuna informazione «sensibile», cioè capace di dare vantaggi a chi ha partecipato ai meeting.
L’Ft ha chiesto di vedere le agende dei membri dell’esecutivo della Bce, sulla base del Freedom of Information Act. Li ha ottenuti e ha visto che alcuni incontri sono avvenuti a ridosso di riunioni importanti per la fissazione della politica monetaria o di altre decisioni. In particolare, Benoît Cœuré e Yves Mersch avrebbero incontrato rappresentanti di Ubs, Cœuré anche Bnp Paribas e Black Rock.
Il vicepresidente Vítor Constâncio e il capo economista della Bce Peter Praet ebbero incontri con Algebris, il fondo di Davide Serra. Praet ebbe meeting anche con Bnp e Pimco. Scambi di opinione, probabilmente: che però arrivano in una situazione nella quale già, lo scorso maggio, un errore di tempistica della Bce aveva determinato che Cœuré desse informazioni ancora non pubbliche a un gruppo di finanzieri a Londra. D’ora in poi, la Banca centrale europea pubblicherà le agende dei membri del comitato esecutivo, con un lasso di tempo di tre mesi.

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