La Federal Reserve System ha alzato per la seconda volta consecutiva i tassi di 0,75 punti base
Il presidente della Fed Jerome Powell sostiene che un terzo rialzo da 75 punti base «potrebbe essere appropriato» a settembre, anche se tutto dipenderà dai dati in arrivo.
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Il presidente della Fed Jerome Powell sostiene che un terzo rialzo da 75 punti base «potrebbe essere appropriato» a settembre, anche se tutto dipenderà dai dati in arrivo. «Se dovesse risultare appropriato, non esiteremo a fare una mossa anche più aggressiva», ha aggiunto. Attualmente, secondo il presidente, i tassi di politica monetaria hanno raggiunto il livello neutrale.

«Man mano che l’orientamento diventerà più restrittivo – ha detto ancora Powell – diventerà appropriato rallentare il ritmo dei rialzi, mentre valuteremo come gli aggiustamenti cumulativi di politica monetaria avranno effetto sull’economia e sull’inflazione». Mancano però indicazioni sui tempi. Il presidente ha inoltre detto che la «migliore indicazione» del punto di arrivo per fine anno le stime fatte a giugno, quando i «dots», le stime, dei singoli governatori avevano una mediana compresa tra il 3 e il 3,5%, e mezzo punto in più per fine 2023. Si tratta di un punto percentuale in più entro fine 2022.

I dati che saranno osservati per prendere le prossime decisioni riguardano innanzitutto il mercato del lavoro («che sta andando troppo bene», ha detto il presidente), per valutare se gli squilibri tra domanda e offerta si saranno ridimensionati. Solo alcuni indicatori sui salari stanno rallentando. È proprio il mercato del lavoro, secondo Powell, che occorre ora rallentare leggermente.

La diagnosi complessiva dell’economia sottolinea infatti già nel comunicato un indebolimento di alcuni indicatori relativi alla spesa e all’attività economica ma la creazione di nuovi posti di lavoro resta, come a giugno, «robusta» e il tasso di disoccupazione «basso», vicino ai minimi da 50 anni, ha detto Powell: il mercato del lavoro è «estremamente» tight, stretto, e questo segnala, ha aggiunto, che «la sottostante domanda aggregata resta solida». Al punto che i dati sul pil potrebbero essere, in questa fase, fuorvianti.

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