La finanza sostenibile continua ad imperversare sui mercati sia in ambito azionario che obbligazionario
Gli strumenti di investimento che permettono di mirare a specifici miglioramenti in ambito ambientale sono sempre più presenti nei portafogli degli investitori, sia istituzionali che privati.
delega risarcimento danni agevolazioni contributi

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Gli strumenti di investimento che permettono di mirare a specifici miglioramenti in ambito ambientale sono sempre più presenti nei portafogli degli investitori, sia istituzionali che privati. In particolare, i green bond sono obbligazioni la cui emissione è legata a progetti con impatto positivo sull’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’uso sostenibile dei terreni, etc. Gli emittenti di questa forma di debito possono essere sia enti sovranazionali sia specifiche società o Stati. Visto l’interesse del mercato, anche in ambito indicizzato sono salite in modo costante le offerte di strumenti che permettano di investire, in termini diversificati, in questa forma di impiego, e l’ultima emissione in tal senso è rappresentata dall’Etf X-Trackers Eurozone Government Green Bond. Che è classificato come Articolo 9, il più stringente, secondo la normativa Sfdr. L’indice sottostante all’Etf è il iBoxx Eur Eurozone Sovereigns Green Bonds Capped, sviluppato da IHS Market che nel febbraio del 2022 si è fusa con S&P Global. Si tratta di un indice concepito per riflettere l’andamento di un paniere diversificato di obbligazioni verdi denominate in euro, di tipo investment grade ed emesse da Stati, con un importo minimo di almeno 1 miliardo di euro. L’indice sfrutta fonti di dati esterne indipendenti per determinare la classificazione dei titoli giudicati green secondo la Climate Bond Initiative (CBI). La metodologia tiene conto dei dati Esg forniti da CBI, Sustainalytics (Morningstar) e Freedom House. I criteri adottati vanno oltre le convenzioni specifiche, e si giudica la credibilità di un asset e il suo impatto ambientale. La tassonomia CBI valuta se l’utilizzo dei proventi generati da ogni Green Bond contribuirà alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio ovvero se le emissioni di gas serra generate sono coerenti con l’obiettivo di raggiungere i 2 gradi di riscaldamento globale, come stabilito dall’Accordo di Parigi. In merito al rischio Paese di Sustainalytics (Country-Risk Category), i relativi punteggi calcolano il grado di rischio Esg non gestito di un Paese, dove gli emittenti vengono raggruppati in una delle cinque categorie di rischio: trascurabile (0-10), basso (10-20), medio (20-30), alto (30-40) e grave (40+). Tutti gli emittenti che presentano una categoria di rischio considerata grave non potranno far parte dell’indice. Infine, i filtri di Freedom House, organizzazione non governativa e senza scopo di lucro che conduce ricerche e attività di advocacy su democrazia, libertà politica e diritti umani: solo i Paesi classificati come “liberi” o “parzialmente liberi” saranno inclusi nell’indice di riferimento. Inoltre, l’attività di engagement comprende il voto per delega e l’impegno per promuovere il cambiamento a vantaggio dei clienti, attraverso la corporate governance e supporto su come votare in assemblea (politiche di Proxy voting) in relazione a temi Esg. 

Guardando alle metriche del portafoglio e dell’indice, si mette in evidenza il peso delle emissioni francesi (circa 3%), seguite dal 25% della Germania, 13% circa dell’Italia, 11% del Belgio, 9% dei Paesi Bassi, etc. Il singolo bond a maggior peso è il Francia scadenza giugno 2039, che vale il 21% dell’indice. Benchmark composto da soli 16 sottostanti, che presentano una vita residua media molto alta. La modified duration dell’indice è infatti fotografata a 12,9, il che innesca un rischio di tasso molto consistente; che si è già espresso nel delicato 2022, con una performance da dimenticare in linea ad altri indici a duration consistente. Chi lo acquista oggi può però contare su yield importanti a differenza dello scorso anno, grazie al rendimento a scadenza medio ponderato pari a 3,23% a fine anno. Il rating medio è invece molto elevato (35% dei bond in pancia ha rating creditizio AAA), e solo le emissioni italiane tendono ad abbassarne il valore finale. Dws ha scelta di listare la versione a distribuzione dei proventi, su base trimestrale, e l’Etf ha un Ter annuo dello 0,18%. (riproduzione riservata)

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