La gravità della recessione americana è stata fotografata dal Prodotto interno lordo
Nel secondo trimestre, tra frane nei consumi e negli investimenti, il Pil degli Stati Uniti si è contratto al passo del 32,9% su base annuale.
Fatca: le banche italiane si adeguano all’Agenzia delle entrate americana cambio euro dollaro

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Nel secondo trimestre, tra frane nei consumi e negli investimenti, il Pil degli Stati Uniti si è contratto al passo del 32,9% su base annuale. Un record almeno dalla Seconda Guerra Mondiale e un multiplo dei precedenti massimi negativi, il 10% nel 1958, l’8% nel 1980 e l’8,4% nel quarto trimestre 2008, durante la crisi finanziaria. Considerando l’andamento, invece che proiettato sul prossimo anno, rispetto ai precedenti tre mesi o allo stesso periodo del 2019, la contrazione è stata del 9,5%, a sua volta inedita dal 1947 e probabilmente dalla Grande Depressione.

La crisi non è alle spalle. Sono previsti parziali recuperi nel terzo trimestre, con Citigroup che attende un +27% annualizzato. Ma la recrudescenza del coronavirus nel Paese mette in dubbio ogni facile ottimismo sulla riapertura dell’economia. Il chairman della Federal Reserve Jerome Powell ha lanciato allarmi sulle pesanti incognite che persistono. E a immediata riprova il governo, accanto al Pil del secondo trimestre, ha riportato nuove indicazioni di stallo: 1,43 milioni di richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, il diciannovesimo dato superiore al milione e il secondo consecutivo in peggioramento.

Sul trauma economico si sono innestate nuove escalation dello scontro politico. Donald Trump, tra sondaggi che lo vedono staccato di oltre dieci punti dalla sfidante democratico Joe Biden, ha sollevato per la prima volta in un tweet la drammatica prospettiva d’un rinvio delle elezioni presidenziali di novembre. Ha citato, senza prove, lo spettro di truffe per il crescente ricorso a schede via posta e la necessità di assicurare un voto «in modo appropriato e sicuro». Le urne del 2020, ha incalzato, saranno “le più fraudolente nella storia, un imbarazzo per gli Usa”.

Trump non ha l’autorità per rinviare le elezioni, prerogativa semmai del Congresso. La data è immutata dal 1845 e stabilita con legge federale, che richiede interventi legislativi per essere modificata. E ogni spostamento sarebbe minimo: la Costituzione stessa stabilisce che un nuovo Congresso debba insediarsi il 3 gennaio e che il mandato del neo-Presidente cominci il 20 gennaio. Anche numerosi leader repubblicani hanno ripudiato il tweet della Casa Bianca, che ha tuttavia aggravato il timore di caos, compreso il rischio che Trump non accetti sconfitte alle urne.

La paura di debacle istituzionali ha innervosito mercati finanziari già preoccupati per il destino dell’economia. Il Pil ha evidenziato la profondità del trauma lasciato in eredità dal secondo trimestre, caratterizzato da generali “lockdown” per cercare di controllare le impennate delle infezioni. I consumi, il 70% del Pil, sono caduti del 34,6%, gli investimenti aziendali del 27% e crolli hanno sofferto esportazioni e importazioni. Ulteriori sfide sono alle porte: aziende iconiche, da Boeing alle compagine aeree, da Microsoft alle banche, hanno deciso di recente continui tagli occupazionali. In luglio è nuovamente scivolata la fiducia dei consumatori e indicatori elaborati da JP Morgan e Facteus hanno evidenziato battute d’arresto negli acquisti con carte di credito come nella clientela dei ristoranti. L’Ufficio federale del censimento ha rilevato che il 51,1% delle famiglie risente oggi di riduzioni nel reddito da lavoro. In gioco restano, inoltre, l’efficacia di nuovi aiuti anti-crisi. Se la Fed resta impegnata a sostenere l’economia, nuovi piani pubblici sono ostaggio di impasse tra Congresso e Casa Bianca. Mentre la pandemia avanza, con oltre mille vittime e decine di migliaia di casi al giorno. Tra gli scomparsi ieri Herman Cain, imprenditore ed ex candidato presidenziale.

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